L ’interramento della ferrovia e il prolungamento della metropolitana fino a Paternò: “una straordinaria occasione di sviluppo per tutto il territorio”, secondo Salvatore Fiore, direttore generale della Ferrovia Circumetnea (FCE). A Piano Tavola, ex casa La Rosa, il primo febbraio del 2024, il Nostro, anche attraverso invitanti immagini proiettate in sala, ha provato a convincere i presenti accorsi in gran numero per avere conto e ragione di quello che sarebbe toccato, a breve, a ciascuno di loro. Alla propria casa e alla propria attività, produttiva o commerciale che fosse.
L’incontro doveva servire ad “ascoltare e confrontarsi” con i cittadini, che recentemente hanno ricevuto la comunicazione della “occupazione temporanea” dell’edificio di proprietà, per permettere i lavori di FCE.
Tutti, organizzatori e pubblico, apparivano piuttosto nervosi. Gli organizzatori, il sindaco Salvo Caputo, Giuseppe Zitelli, deputato del partito di maggioranza al governo e residente a Piano Tavola, lo stesso direttore Fiore, e i cittadini con le carte in mano da sventolare sotto il naso delle ‘autorità’.
Invano Fiore aveva tentato di anticipare le proteste parlando dell’inevitabile impatto dei lavori sul tessuto urbano, “come accade nelle grandi metropoli”, e degli inevitabili disagi che bisognava “sopportare” in vista dei benefici apportati da “un’opera straordinaria”.
Invano aveva parlato di “interventi chirurgici” (e perdonate se notiamo come sia lo stesso termine usato in occasione di bombardamenti che fanno inevitabilmente molte vittime innocenti), di demolizioni ridotte al minimo (una sola villa, a suo dire), di case che verranno restituite a fine lavori (e intanto che si fa?). In cambio, la città vedrà cadere “il muro di ferro che attualmente divide la città” e sarà sostituito da una piazza.
Ma, arrabbiati e – a tratti – aggressivi, i residenti volevano risposte al loro problema e hanno ottenuto la promessa di un successivo incontro per risolvere le questioni riguardanti la fascia di territorio interessata alla riemersione della ferrovia in superficie. Nessuna promessa di rivedere il progetto, di spostare in avanti il punto di riemersione. Impossibile ormai effettuare modifiche ad un progetto già approvato, già finanziato, con appalti conclusi e cantieri in via di apertura.
Ecco dunque il problema vero, come si sia potuti arrivare a ridosso dell’inizio dei lavori senza che i diretti interessati fossero coinvolti durante la redazione del progetto, o almeno informati con adeguato anticipo, prima di avviare le relative gare di appalto, discutendo i loro problemi e provando a risolverli.
In cosa consiste altrimenti la “grande attenzione al territorio” sbandierata più volte da Fiore? Di che tipo di attenzione si tratta, senza il coinvolgimento del territorio stesso? E dire che l’opera è oggi finanziata con fondi del PNRR, che prevedono espressamente la partecipazione dei cittadini al progetto.
“Abbiamo già lavorato con i sindaci”, ha detto Fiore. Quasi scaricando così la responsabilità sui sindaci per non aver coinvolto i residenti. Sindaci costretti a mettere adesso una pezza, quando i cittadini stanno per trovarsi la ruspa in casa, dall’oggi al domani.
Con questa spada di Damocle sulla testa è comprensibile che gli intervenuti si siano concentrati sulle questioni personali. L’interramento, a questo punto, sta bene a tutti, purché possano rientrare a casa e svolgere le proprie attività.
Nessuno ha raccolto la provocazione dell’attivista Attilio Pavone, che cercava di riproporre il tema dell’enorme spreco di soldi per interrare una linea ferroviaria funzionante, che poteva essere potenziata e ammodernata con una spesa ridotta, e che è stata, invece, abbandonata, con corse dimezzate e quindi davvero inadeguate alle necessità. Pavone è stato tacitato anche quando cercava di avere risposta su “che fine faranno i collegamenti con Bronte e Randazzo, una volta che – con l’inizio dei lavori – la linea verrà interrotta?”.
E nessuna risposta ha avuto la signora che, pur favorevole all’interramento, sollecitava, per la nuova metropolitana e per la parte già funzionante, orari prolungati e corse più ravvicinate.
Di fronte ai cittadini preoccupati dall’arrivo delle ruspe davanti alla porta di casa, per realizzare un progetto su cui non sono stati nemmeno interpellati, non era il momento per rimettere in discussione i costi sproporzioanti rispetto ai benefici, né affrontare il tema della salvaguardia di un treno storico di grande valore paesaggistico. Così, però, diventa difficile, se non impossibile, lavorare per il bene comune.
Mi pare strano che non sia stata redatta una VAS dove risulta inequivocabile il parere del pubblico portatore di interesse, sia privato cittadino che ente o associazione.
Progetti come questi sono – latrocini a parte – principalmente il frutto di una mentalità rimasta indietro di 60 anni. Ma non – si badi – rispetto alla mentalità che vige oggi nella Svizzera o in Austria, dove tutte le ferrovie a scartamento ridotto sono state scrupolosamente tutelate e valorizzate, ed arrivano fino a quota 3.500 msm servendo gran parte dei più importanti ambiti alpini. L’arretratezza mentale di 60 anni va invece riferita ad un paragone con i nostri cari ex- sudditi eritrei, che negli ultimi decenni si erano impegolati in una guerra con l’ “impero” etiope che ha lasciato sul campo un milione di morti e infinite macerie. Ebbene, giunto il momento della ricostruzione la scelta unanime dei nostri bravi negretti à stata quella di ricostruire tra le prime cose la ferrovia coloniale italiana, ma non facendone un’assurda metropolitana o mettendola tutta sottoterra (una fissazione questa che sempre più seduce le menti dei selvaggi di casa nostra….) bensì lasciandola tale e quale: scartamento ridotto, potenti locomotive a vapore e a doppia espansione Mallet integrate da Littorine per i servizi passeggeri (quelle “Vere”, cioè le FIAT ALb del 1938, mica quel che tirano in ballo i giornalisti analfabeti ogniqualvolta scrivono un pezzo che riguardi i trasporti su rotaia!); punto di valico per Addis Abeba a 2.400 msm…. E pare che il successo abbia superato qualsiasi previsione…..
Bravo. Dobbiamo contrastare questi assurdi interramenti.
Fra l’altro, le stazioni sotterranee sono molto più pericolose di quelle in superficie e all’aperto.