/

Parco Territoriale Monte Po – Vallone Acquicella, disattese le richieste del Comitato Promotore

10 mins read

L’ultimo incontro sui progetti del Piano Urbano Integrato della Città Metrolitana di Catania si è svolto il 19 luglio nell’aula consiliare del Comune di Catania, quando si sono chiusi i momenti di confronto tra l’amministrazione e le associazioni che ne hanno seguito il percorso.

Tra i progetti presentati anche quello relativo al Parco Monte Po – Vallone Acquicella, inserito nel PUI con la dicitura “Cda Monte Po, Via Palermo – Parco urbano – Cerniera verde – Attrezzature per lo sport – Inclusione sociale – Recupero e ripristino delle aree del fiume Acquicella”, finanziato con circa 15 milioni.

Dopo una mancata aggiudicazione, la progettazione del Parco è stata affidata, in seconda battuta, alla società SAB srl, che ha redatto un progetto relativo ai 28 ettari di proprietà comunale, anche se il Comitato Promotore della proposta di Parco ha insistito perché questo progetto fosse considerato lo stralcio iniziale, un primo passo verso il grande Parco Territoriale che dalla collina di Monte Po dovrebbe giungere fino alla foce del fiume Acquicella, “come progetto strategico di cerniera di congiunzione tra la città e i suoi quartieri periferici occidentali”.

La presentazione di giorno 19, effettuata dall’architetta Caterina Michelini, ha suscitato le perplessità del Comitato Promotore del Parco, che – a firma del presidente Giuseppe Rannisi – ha inviato una nota al vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Paolo La Greca, e al direttore dell’ufficio, Biagio Bisgnani, corredata da significative immagini fotografiche.

Il Comitato aveva presentato al Comune, nel luglio 2022, un particolareggiato e accurato Dossier in cui aveva descritto le peculiarità di tutta l’area individuata per la creazione del grande parco territoriale, un’area ricca di importanti caratteristiche botaniche e faunistiche, di reperti archeologici e strutture di interesse storico-antropologico, nonché di costruzioni militari ancora in buono stato di conservazione.

Al Dossier aveva fatto seguito la presentazione di un documento con essenziali Linee Guida per la progettazione del Parco, preparate per offrire un supporto al lavoro dei progettisti, costretti, in tempi molto brevi, a ripensare l’utilizzo di un’area a loro sconosciuta, su cui invece il gruppo di botanici, zoologici, ingegenri idraulici, archelogi appartenenti al Comitato aveva effettuato, nel corso di più anni, sopralluoghi e approfondimenti.

I progettisti della SAB non hanno evidentemente tenuto nel debito conto i risultati del lavoro del Comitato o sono state diverse le indicazioni ricevute dell’ufficio di Urbanistica, che pure aveva manifetato apprezzamento e interesse per le indicazioni ricevute.

Fatto sta che il progetto firmato Michelini appare molto diverso dall’idea di Parco prospettata dal Comitato, non coglie lo spirito dell’intervento proposto, basato soprattutto sul riconoscimento e la valorizzazione della bellezza e della ricchezza delle emergenze presenti nell’area.

Il progetto Michelini, invece, ignora tutto questo e propone la realizzazione di strutture che si sovrappongono alla conformazione dell’area, cercano di ‘abbellirla’ senza rispettarne le caratteristiche.

Nella nota inviata dal Comitato, che qui riportiamo, vengono esposte ed argomentate le critiche costruttive mosse alle proposte progettuali che suscitano le maggiori perplessità.

Perchè mai, ad esempio, prevedere una struttura circolare in cemento nella parte alta della collina, una zona indicata come area archeologica e dove, quindi verrebbe compromessa la possibilità di effettuare ulteriori scavi in grado di fare luce sulla storia più antica della nostra città? Eppure il Comitato aveva segnalato come il ritrovamento di un frammento di ceramica dipinta risalente all’epoca di Castelluccio (circa 1.600 a.c.) farebbe ipotizzare la presenza, in quell’area, di insediamenti antichissimi.

Ancora. Non viene inserita nel progetto l’eliminazione e la bonifica di rifiuti abbancati in diverse parti dell’area interessata, vere e proprie discariche che costituiscono un rischio di inquinamento del suolo e delle acque delle due sorgenti e dei due pozzi presenti nell’area. Sugli abbancamenti viene addirittura proposta la realizzazione di zone di svago o la costruzioni di terrazzamenti e scale, laddove invece sarebbe opportuno riportare alla luce scale e terrazzamenti già esistenti, strutture architettoniche del passato che andrebbero recuperate e valorizzate.

C’è poi la proposta di un laghetto da alimentare, secondo i progettisti, con impianti di sollevamento meccanico delle acque del fiume Acquicella. Un metodo di alimentazione poco opportuno, esposto a guasti e furti, e che potrebbe essere vantaggiosamente sostituito da una alimentazione naturale, a gravità, dalla sorgente che si trova poco più a monte del laghetto.

Non rispettoso della naturalità dell’intervento sull’area è apparsa al Comitato anche la proposta di impermeabilizzazione con telo sintetico e non, ad esempio, con un materiale naturale come l’argilla, facilmente reperibile nella vicina località di Fossa della Creta.

Nel Dossier presentato dal Comitato, ad esempio, sono previsti alcuni laghetti a fianco del corso del fiume Acquicella, pensati con finalità di vasche di espansione in grado di ridurre picchi e portate di piena, riducendo così il rischio idraulico a valle. Perchè non prendere in considerazione questa possibilità?

Potremmo continuare con gli esempi, ma vi invitiamo piuttosto a leggere il testo integrale della nota, corredata da fotografie molto esplicative, che trovate di seguito oppure a questo link.

Importanti le considerazioni finali sulla necessità, se si vuole davvero costruire un processo di Democrazia Partecipata, di un maggior coinvolgimento dei cittadini non solo a livello progettuale ma anche nella futura gestione del Parco. Anche perché, senza la partecipazione attiva e consapevole della cittadinanza, si corre il rischio di creare una struttura destinata all’abbandono, se non al vandalismo.

Ecco il testo della nota

COMITATO DI PROPOSTA PER IL PARCO TERRITORIALE MONTE PO – VALLONE ACQUICELLA

Al Vicesindaco di Catania

Prof. ing. Paolo La Greca

Al Direttore Direz. Urbanistca

Ing. Biagio Bisignani

Oggetto: Richiesta di adeguamento alle Linee Guida elaborate da questo Comitato, del progetto N. 12, C.da Monte Po “Via Palermo” Parco Urbano, Cerniera Verde, Attrezzature per lo Sport, Inclusione Sociale Recupero e Ripristino delle Aree del Fiume Acquicella – Progetto presentato dall’arch. Caterina Michelini della SAB S.R.L. (Mandataria) – PUI “Una Sintesi fra i Margini Urbani”.

Con riferimento agli incontri del 8-6-23 e 19-7-23 tenuti presso il Comune di Catania nell’ambito del processo di Democrazia Partecipata previsto dal PNRR-PUI, e facendo seguito ai documenti predisposti da questo Comitato:

  • Dossier relativo alla Proposta di Istituzione del Parco Territoriale Monte Po Vallone Acquicella, documento di base per l’elaborazione del Progetto del Parco, utilizzato da Codesto Comune Direzione Urbanistica sia nel Documento di Indirizzo alla Progettazione che come allegato allo stesso, e consegnato in differenti occasioni e per ultimo in data 8-06-23;
  • Linee Guida per la Progettazione del Parco Territoriale Monte Po – Vallone Acquicella contenute nel Dossier ed Integrazione delle stesse, documento consegnato durante l’incontro del 19-07-23.

Durante l’esposizione del progetto effettuata dall’arch. Michelini, abbiamo constatato, anche dalle slides presentate, che gran parte delle proposte indicate nelle linee Guida formulate da noi, né tantomeno quelle indicate nel Documento di Indirizzo alla progettazione del Comune fornito ai progettisti sono state accolte/inserite in progetto. Qualcuna addirittura è in netto contrasto con quanto da noi proposto.

In attesa di ricevere copia del progetto presentato, in modo da poterlo esaminare nella sua completezza ed integralità, segnaliamo intanto le problematiche più significative emerse nel corso della presentazione.

  1. Parte alta della collina di Monte Po.

Avevamo proposto che l’area venisse trattata come Area Archeologica con l’assoluto rispetto delle stratigrafie del terreno, in modo da poter continuare ricerche, indagini ed eventuali scavi archeologici per mettere in luce ulteriori reperti ed informazioni della vita della nostra città. Si fa rilevare che da un frammento di ceramica dipinta risalente all’epoca di Castelluccio (circa 1.600 a.c.) sembrerebbe che la collina fosse abitata già da quell’epoca.

Il progetto prevede invece sulla collina una struttura circolare a più livelli di cui il solo basamento/fondazione stravolgerebbe qualsiasi stratigrafia ancora esistente. Ciò considerato si chiede l’eliminazione di tale struttura dal progetto.

Foto 1: struttura proposta dal progettista, incongruente con la potenziale vocazione del territorio e con quanto da noi prospettato

  1. Eliminazione/bonifica delle discariche, Parte centrale e parte bassa del Parco, nell’ambito dei terreni del Comune.

Abbiamo richiesto l’eliminazione delle discariche presenti nell’area. Esse comprendono l’area limitrofa al lato Est di Case Costorelli, l’area attorno al traliccio dell’ENEL, le aree a NE di Case Di Geronimo. E’ prevista nel computo metrico l’eliminazione di tali rifiuti? Da quanto si è potuto vedere dalle slides presentare invece sembra che si voglia utilizzare l’abbancamento della discarica davanti a Case Costorelli per realizzare una zona di sosta e di svago. Premesso che il materiale abbancato dovrebbe essere preventivamente caratterizzato, la discarica è andata a coprire delle strutture architettoniche significative, con scale ed altri ambienti che bisognerebbe fare riemergere. Invece di recuperare le scale esistenti il progetto prevede la realizzazione di scale lungo il fianco dell’abbancamento. Foto 2 e 3.

Nelle altre aree (traliccio e Case Di Geronimo) i rifiuti sono distribuiti ed occupano delle ampie superfici: lì il progetto sembra prevedere una serie di piccoli terrazzamenti. Invece di creare nuovi terrazzamenti, sarebbe opportuno ripristinare gli originari antichi terrazzamenti già presenti nell’area, utilizzati fino a pochi decenni addietro. Ma solo dopo aver effettuato una accurata bonifica dei terreni in questione. Bonifica a cui nel progetto non si fa cenno.

Foto 2: La Discarica presente davanti alle case Costorelli, sequestrata dalle Forze dell’Ordine nel 2012, sulla quale nel progetto presentato è prevista la realizzazione di un piazzale.

Foto 3 e 4 : Case Costorelli come erano fino al 2012 con le strutture di servizio antistanti i piazzali oggi ricoperti da materiale di risulta.

Foto n. 5: Discarica antistante il traliccio dell’energia elettrica. Il materiale ha parzialmente occluso l’incisione proveniente da Case Di Geronimo.

Foto n. 6: Discarica in prossimità di Case Di Geronimo, già nel 2012. Ancora oggi l’area è utilizzata come discarica con pregiudizio di inquinamento per dilavamento delle acque del vallone dove è presente un pozzo ed una sorgente.

Foto n. 7: Oggi, luglio 2023, i rifiuti arrivano fin dentro il vallone.

  1. Tutela e valorizzazione delle sorgenti e delle acque. Abbiamo chiesto più volte la tutela delle sorgenti e dei corsi d’acqua in quanto elementi importantissimi oltre che caratterizzanti il territorio ed il paesaggio. A parte la valenza naturalistica degli ecosistemi acquatici, notoriamente fra i più ricchi di Biodiversità, la presenza dell’acqua fa comprendere anche il tipo di utilizzo, prevalentemente agricolo, di quel territorio. Peraltro le sorgenti ed i corsi d’acqua sono tutelati dalla normativa. Quanto al laghetto previsto a valle di Case Costorelli ci sembra importante che venga alimentato a gravità, in maniera naturale, dalla sorgente poco più a monte. Secondo la previsione del progetto, invece, il laghetto verrebbe alimentato con acque prelevate dal Fiume Acquicella e portate ad esso tramite un impianto di sollevamento meccanico, esposto a guasti e malfunzionamenti, furti ecc.. Riteniamo molto più corretto utilizzare le potenzialità naturali del territorio (Nature Based Solutions).

Foto n. 7. In prossimità dei due complessi di case, Costorelli e Di Geronimo sono presenti due sorgenti di acqua, oltre che due pozzi. Le acque per il laghetto vanno eventualmente prese dalle sorgenti, non dall’Acquicella

  1. Laghetto e sistemazione idraulico-fluviale del Vallone centrale

Il progetto prevede la realizzazione di un laghetto alimentato con acqua prelevata dal fiume Acquicella; essa prima dell’immissione nel laghetto verrebbe fatta passare attraverso un sistema di fitodepurazione. L’acqua in esubero in uscita dal laghetto verrebbe poi immessa in un tratto del vallone proveniente da Case Di Geronimo e che costeggia Case Costorelli. Il tratto di detto vallone, prima di immettersi nel fiume Acquicella è oggetto di una impegnativa sistemazione idraulica.

Tali scelte appaiono in contrasto con le finalità naturalistiche/di sicurezza del progetto.

Nel Dossier consegnato abbiamo previsto laghetti a fianco del corso del fiume Acquicella con finalità di vasche di espansione in modo da ridurre picchi e portate di piena e ridurre il rischio idraulico a valle, e per rinaturalizzare il fiume eliminando in alcuni tratti le sponde di calcestruzzo.

Il laghetto proposto ha finalità diverse. Relativamente alla sua alimentazione idrica riteniamo, come detto prima, che essa debba avvenire da monte a gravità e non in maniera artificiale. L’impermeabilizzazione con telo sintetico in gomma EPDM ci appare inoltre non adeguata alle finalità del progetto che pone grande attenzione agli aspetti naturali e riteniamo che come impermeabilizzante naturale debba eventualmente essere utilizzato un materiale come l’argilla, magari proveniente dalla vicina località di Fossa della Creta.

In merito poi alla sistemazione idraulica del vallone, il cui fondo viene ampliato e sulle cui sponde sono previste gabbionate metalliche, chiediamo la motivazione che ha portato a questa scelta e la relazione idrologica ed idraulica. Desideriamo sapere se sono stati individuati dei motivi di dissesto idrogeologico che portano a sistemare un vallone naturale le cui sponde attualmente sono ricoperte di vegetazione arbustiva ed arborea di pregio, che si vuole invece sostituire con le gabbionate metalliche.

L’utilizzo delle gabbionate le avevamo previste per la sostituzione delle sponde in calcestruzzo del fiume Acquicella, in cui si desiderava avviare una graduale e localizzata rinaturalizzazione, non certo nei piccoli valloni già dotati di vegetazione naturale, peraltro di pregio, che va invece conservata. Oltre che sotto l’aspetto ecologico quella vegetazione naturale presente ha un grande valore paesaggistico.

Foto n. 8: Laghetto alimentato artificialmente dall’Acquicella e sistemazione idraulica del Vallone

5. Quadro Economico, Elenco prezzi, e Computo metrico, economie e voci d’elenco lungimiranti

Chiediamo che il Quadro Economico, l’Elenco prezzi ed il Computo metrico contengano voci che consentano di affrontare anche eventuali imprevisti oltre che categorie di lavoro non previste in progetto ma prevedibili (caratterizzazione dei rifiuti, lavori relativi alla sistemazione idraulica delle sorgenti, impermeabilizzazione con argilla ecc.) in modo che durante l’esecuzione dei lavori di progetto le eventuali lavorazioni non previste possano avere già voci d’elenco codificate alle quali si possa attingere senza la creazione ed approvazione di nuovi prezzi che possano portare alla interruzione dei lavori.

  1. Considerazioni complessive sul processo di Democrazia Partecipata.

Il Comitato, nell’apprezzare il metodo della Democrazia Partecipata adottato dalla Amministrazione Comunale, esprime tuttavia alcuni interrogativi che finora non sembra abbiano trovato riscontro concreto nella interlocuzione intercorsa negli incontri già effettuati pur nella consapevolezza delle ristrettezze dei tempi a disposizione per il completamento degli iter di definizione del progetto:

– non sembra ben evidenziato che l’attuale progetto costituisca un primo passo verso una idea di parco più ampia che da monte Po si sviluppi fino alla foce dell’Acquicella, integrandosi anche con il Boschetto della Plaia e con geositi del quartiere di San Cristoforo, cioè come progetto strategico di cerniera di congiunzione tra la città e i suoi quartieri periferici occidentali;

– rimangono nebulose le prospettive di un coinvolgimento dei cittadini nelle varie fasi di definizioni del progetto, coinvolgimento importante ai fini di un miglior esito della realizzazione del progetto in termini di suo “accoglimento consapevole di lungo termine” da parte dei cittadini interessati;

– sembrano molto problematiche, se non totalmente bypassate, le previsioni relative alla gestione futura del parco con il rischio (non trascurabile viste precedenti esperienze) di una vanificazione degli investimenti generati dal progetto, qualunque essa sia la sua configurazione finale, per l’assenza di strumenti di gestione;

– rimane ancora incompiuta la definizione di un memorandum in collaborazione permanente tra l’Amministrazione Comunale e il Comitato come strumento di consultazione condivisa, pur nel rispetto delle rispettive prerogative, che crei le condizioni per interlocuzioni costruttive continue e non episodiche.

Catania 31-07-2023

Per il Comitato di proposta del Parco Territoriale Monte Po – Vallone Acquicella

ing. Giuseppe Rannisi

Lipu sez. Catania OdV, WWF Sicilia Nord Orientale OdV, Italia Nostra OdV sez. Catania, Associazione Idrotecnica Italiana ETS Sez. Sicilia Orientale, Club Alpino Italiano Sez. Catania, Ente Fauna Siciliana OdV, Osservatorio per le politiche urbane e Territoriali, Ass. Governo di Lei, Comitato Antico Corso APS/ETS, Sunia Catania, SiciliAntica sez. Catania, Argo Catania, Cittainsieme, Associazione Ex Allievi Don Bosco-Periferie Vive Catania, Lions club Catania Gioeni, Rete Piattaforma per Librino.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Ambiente