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Verga allontana i giovani dall’amore per la letteratura?

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Salone del libro di Torino, la scrittrice Susanna Tamaro non rinuncia a proporre le sue ricette per migliorare la scuola italiana. “Occorre cambiare completamente l’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole. Studiare più letteratura contemporanea per appassionare di più gli studenti. Non dovremmo sovraccaricare gli studenti con testi letterari pesanti, come quelli di Dante o Verga, che possono risultare molto difficili. Seppur significative, queste opere possono essere un deterrente per l’amore della lettura. Voglio che la lettura sia un piacere, non una punizione”.

“Da piccola detestavo leggere – ha proseguito Tamaro – Ho iniziato a farlo da molto più adulta. È difficile portare i ragazzi alla lettura anche perché ci sono testi, già c’erano ai miei tempi, davvero difficili e anche brutti. Basta con Verga. Si potrebbe sostituire con Va’ dove ti porta il cuore. In Turchia, per esempio, lo hanno adottato”.

Parole che, probabilmente, non meriterebbero nessun commento, se non si sommassero alle tante esternazioni pseudoculturali che, quotidianamente, si riversano su tutti noi. Ci sembra perciò importante condividere le osservazioni, di ben altro spessore, proposte da Gabriella Alfieri e Andrea Manganaro, Presidente e Vicepresidente del Consiglio Scientifico della Fondazione Verga.

“Le recenti affermazioni di Susanna Tamaro al Salone del libro di Torino, rilanciate dagli organi di stampa, sarebbero di per sé risibili per l’indecoroso suggerimento («si potrebbe sostituire Verga con Va’ dove ti porta il cuore»).

Poiché sono state presentate come indicazioni per l’insegnamento della letteratura a scuola, richiedono però qualche breve considerazione: 1) la logica del mercato del libro, e dei suoi interessi economici, non può pensare di imporre senza alcun ritegno le sue scelte al canone letterario del nostro Paese; 2) l’insegnamento della letteratura a scuola va certamente adeguato ai tempi, dedicando maggiore spazio alla letteratura contemporanea, senza però rinunciare ai grandi classici e alle domande di senso che da essi possono scaturire; 3) il piacere che deriva dalla lettura dei grandi libri ha un’intensità, un valore più duraturo, più profondo della superficiale contingente “piacevolezza” che si sottrae alle domande di senso, anche se queste possono apparire “difficili”; 4) i giovani hanno tendenzialmente bisogno di “comprendere”. A tale bisogno può rispondere soprattutto la grande letteratura, mediata dall’insegnamento all’interno di quella comunità interpretante che è ogni classe scolastica; 5) le letture “amene”, come il libro più famoso della signora Tamaro, possono far evadere dalla cruda realtà, ma non forniscono ai ragazzi quella sensazione di rispecchiamento che gli psicologi additano come passaggio fondamentale per la crescita dell’io. Allora vorremmo chiedere alla scrittrice: è più formativo per mettere in guardia dal bullismo il “brutto e cattivo” Rosso Malpelo o la letteratura alla melassa? 6) la letteratura sa rappresentare anche le brutture degli uomini, anche l’inferno, come hanno fatto Dante, Shakespeare, Verga: rendendo però, nelle forme immortali delle loro opere, “bella” anche la cattiveria del mondo”.

6 Comments

  1. Parole imbarazzanti quelle della Tamaro. All’estero la nostra cultura è maggiormente apprezzata e valorizzata che in Italia stesso. Una amica finlandese, giusto ieri, mi raccontava che a scuola in Finlandia si studia la Divina Commedia per intero e per più di una volta. Ieri le ho regalato un tomo, l’Inferno, ed era più che entusiasta, non potete immaginare la sua reazione!

  2. Dario Stazzone
    Sono veramente affermazioni incredibili e irricevibili.

    • Giovanni Pasqualino
    Il campanilismo non c’entra nulla con l’affermazione della Tamaro che è stata recepita dalla Fondazione Verga come un’offesa allo scrittore catanese. La Tamaro voleva dire ben altro. La sue affermazioni ricalcano un pò nello spirito le stesse considerazioni che Elio Vittorini aveva riservato al romanzo “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampesa. Mi pare che la fondazione Verga abbia preso fresche per frasche!!!

    Anna Bonforte Papale
    che se voleva dire una cosa seria diceva di metterci un De Roberto o una Elsa Morante. Invece si è solo auto-proposta in maniera becera senza alcun senso del ridicolo.

    • Giovanni Pasqualino
    Anna Bonforte Papale sul fatto che si è stupidamente autoproposta sono assolutamente d’accordo. Daltronde la Tamaro come scrittrice in sè vale molto ma molto poco. Io dissentivo solo sul fatto che la fondazione Verga avesse preso sul serio tale affermazione e solo dal punto di vista di difesa campanilistica di Verga!…

    • Clelia Papale
    La Tamaro ha detto in modo chiaro una solenne sciocchezza!

    • Francesca Scardino
    Va dove ti porta il business dell’editoria ( senza cuore).

    • Sara Gentile
    Ma chi è la Tamaro??

  3. Sono una grande lettrice di romanzi fin dall’adolescenza. Oggi che sono in pensione ho più tempo per farlo. Ho solo iniziato tempo fa a leggere Tamaro e ho lasciato perdere subito per la sua insulsaggine. Gran parte della letteratura contemporanea mi sembra insulsa scritta male e pencolante sempre verso il romanzetto rosa, magari con qualche coloritura piccante e qualche parolaccia. Riprendo sempre con grande piacere la grande letteratura del passato che mi sembra una fonte inesauribile di bellezza e significati. In particolare di Verga, che già mi appassionava al liceo, di recente abbiamo ascoltato delle letture pubbliche che ce l’hanno fatto sentire e apprezzare come testo che parla al cuore e all’intelligenza.

  4. Ma chi è questa Tamaro?
    Io che non avevo mai letto, ho trovato nei classici, un modo stupendo per entrare nel mondo della lettura.
    Grazie a semplici personaggi, quali un De Crescenzo, ho conosciuto il mondo di Socrate e tutti i personaggi , che a catena, sono menzionati nei suoi libri. Ho rivisto, autori come, Leopardi, Montale, ecc. ecc. Non la faccio tanti lunga.
    Saluti alla Tamaro e evviva Verga.
    Sono un realista, non leggo romanzi.

  5. Non pensavo che la Tamaro arrivasse a dire e quindi pensare simili sciocchezze che non varrebbe la pena di considerare se non avessero la presunzione di proporsi come suggerimenti didattico-culturali. I classici hanno veramente sempre qualcosa da dire come sosteneva Calvino. Forse è solo questione di saperli leggere e interrogare. Ma per questo c’è la scuola con insegnanti che non la pensano come la Tamaro.

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