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La maschera di Tespi, fare teatro nel carcere minorile

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Un luogo magico in cui accadono tanti piccoli miracoli, è il teatro, che fa sì che i ragazzi timidi superino la paura e quelli rigidi dismettano la maschera della durezza, che ognuno impari ad esprimere le proprie emozioni, ad ascoltare, ad avere fiducia negli altri e a rispettare gli impegni nei confronti del gruppo.

Miracoli che sono ancor più significativi se l’esperienza del teatro la si fa in un carcere minorile, in laboratori creativi di cui sempre più spesso si sperimenta il valore educativo. Se ne è parlato mercoledì 19 nei locali della Biblioteca Comunale Bellini di Catania, dove si è svolto un seminario di lavoro, La maschera di Tespi, organizzato dall’associazione culturale La Poltrona Rossa con il supporto di Letizia Bellelli e Maria Randazzo, della dirigenza dell’Ipm di Bicocca. Un momento di confronto tra pratiche di teatro sperimentate negli Istituti Penali Minorili di Catania, Acireale e Caltanissetta, oltre che dai ragazzi dell’area penale esterna, seguiti dall’USSM.

I piccoli miracoli di cui dicevamo all’inizio sono stati raccontati da Laura Avellino, educatrice dell’Ipm di Catania, che ha parlato del teatro anche come “un’occasione per sperimentare, giocando, un modo di essere diversi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Rita Scandura dell’Ipm di Acireale che ha sottolineato il ruolo del teatro nella scoperta delle emozioni e nella modifica dei comportamenti, soprattutto se i percorsi non sono precostituiti ma si costruiscono insieme.E se si creano relazioni, il vero modo di “smuovere qualcosa”. E che qualcosa si smuove si vede dal video realizzato dai ragazzi dell’istituto, “Foglietto illustrativo”, che racconta la storia di una tentazione subita e superata, con la sconfitta del diabolico tentatore, individuato da una maschera inquietante, costruita dai ragazzi con le loro mani.

Nell’Ipm di Catanissetta si è arrivati al teatro a partire da laboratori di scrittura creativa, curati dall’attrice Rita Stivale, che ha letto – in anteprima – alcuni testi toccanti che confluiranno in un recital che, nel mese di giugno, sarà portato in scena insieme ad alcune classi del locale liceo coreutico. Una esperienza importante di dialogo tra chi sta dentro e chi sta fuori, un’apertura di orizzonti per i ragazzi di entrambi i gruppi.

E della necessità che hanno i ragazzi di raccontarsi attraverso il filtro della maschera teatrale ha parlato Viviana Savarino dell’Ipm di Caltanissetta, che ha sottolineato anche come il teatro sia un modo per integrare i ragazzi stranieri, il cui numero è in forte crescita all’interno degli istituti minorili.

Stranieri arrivati di recente ma anche stranieri di seconda generazione, ragazzi che – come ha ricordato la direttora dell’Ipm di Acireale, Carmelina Leo – “sono nati e cresciuti in Italia, non sono ufficialmente italiani e non sono considerati tali dagli altri, ma vogliono integrarsi”.

L’apertura degli orizzonti, la possibilità di sperimentare cose nuove, diverse da quelle proposte negli ambienti da cui la maggior parte dei ristretti proviene, è una delle finalità ben chiare a tutti gli educatori presenti. Ecco perché il confronto è stato ampliato alle attività che ogni istituto propone ai propri ospiti. All’interno dell’istituto, la scuola, i corsi di formazione, le attività sportive ed espressive, poesia, scrittura, pittura e appunto teatro (a Catania è stato realizzato, anni fa, un vero e proprio film). A coloro che possono uscire all’esterno sono state proposte visite a mostre su temi di legalità, la scoperta di monumenti cittadini, passeggiate in montagna, con annesso brivido di scivolare su quella neve che alcuni non avevano mai visto. Con Catania antesignana nell’utilizzo educativo delle lezioni di vela, adesso di quelle di canotaggio, mentre Acireale propone forme di volontariato esterno come la cura dei vigneti, con il progetto ‘Parco dell’Etna’, e il servizio alla mensa dei poveri.

Avere a che fare con gli adolescenti è sempre complicato, lo è a maggior ragione se gli adolescenti con cui ci si relaziona vengono da una situazione di deprivazione sociale e culturale, come la maggior parte degli ospiti degli Istituti penali minorili”. Così ha esordito Silvia Vassallo della procura minorile, che – paradossalmente – ha parlato dell’arresto e della misura cautelare come una possibilità di salvezza per molti ragazzi che solo così possono fare esperienze e maturare riflessioni tali da determinare un cambiamento. Quel cambiamento che “noi giudici minorili vediamo talora realizzato nello sguardo di molti ragazzi”. E ad esso contribuisce la pratica del teatro, che – ha concluso – tutti dovrebbero fare.

Fondamentale, in questa pratica, il ruolo delle associazioni che, grazie a progetti finanziati dai Fondi Otto per Mille della Chiesa Battista o della Tavola Valdese, oppure con fondi dallo stesso ministero, mettono a disposizione degli istituti la loro professionalità. Tra queste l’associazione La Poltrona rossa, organizzatrice del Seminario, che dal 2017 realizza laboratori teatrali, artistici e creativi presso l’istituto di Bicocca e quello femminile di Pontremoli. Sono spesso lavori ispirati al mondo classico, al mito, alle vicende narrate nei poemi omerici, come nel caso dello spettacolo Ilio degli eroi di cui è stato proiettato il cortometraggio.

Le esperienze relative alle attività teatrali realizzate nell’istituto di Acireale sono state raccontate dall’attrice Laura Tornambene e da Naomi Puglia dell’Associazione di Promozione Sociale Costruiamo Ponti, mentre Antonio Previti dell’associazione Daf Project ha parlato dell’esperienza con il Teatro Stabile di Catania e con l’Ussm, da cui è nato il video L’isola dei miracoli.

Una mattinata intensa, un’occasione di conoscenza reciproca e di confronto apprezzata da tutti i partecipanti e di cui bisogna ringraziare la Poltrona Rossa e la sua infaticabile presidente Ivana Parisi.

1 Comments

  1. Il teatro è davvero una possibilità di salvezza, specialmente se viene proposto ad adolescenti, stranieri e carcerati. Ti induce a guardarti dentro, a stabilire relazioni positive con gli altri: tutte dimensioni importanti della persona
    che la finzione ti fa vivere con leggerezza e con speranza.

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