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Nè a Coltano, nè altrove

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Coltano – Pisa, 73 ettari all’interno del Parco naturale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, secondo il DPCM del 23 marzo del 2022, dovranno essere occupati da una nuova base militare, destinata al Gruppo di intervento speciale del reggimento paracadutisti Tuscania e al Reparto centro cinofili.

Il costo stimato è di 190 milioni di euro, derivanti dal fondo Coesione e Sviluppo 2021-2027, paradossalmente erogato per attività finalizzate “alla rimozione degli squilibri economici e sociali”.

Si tratta di una nuova base militare collocata in un territorio già estremamente militarizzato. In poco più di 20 chilometri fra Pisa e Livorno si contano, infatti, oltre 12 strutture militari importanti e lo stesso porto di Livorno è classificato come porto nucleare.

Un progetto, questo di San Rossore, del tutto coerente con il progressivo aumento della spesa militare in Italia, ricordiamo che lo scorso 16 marzo la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo a portare la spesa militare a 38 miliardi entro il biennio 2027/28.

Inutile sottolineare i tagli alle spese sociali, alla scuola e alla sanità, quest’ultima fra il 2015 e il 2019 ha “perso” 12 miliardi. Non sorprende neanche il fatto che i cittadini siano stati tenuti all’oscuro rispetto a quanto veniva progettato e che solo grazie alle informazioni condivise fornite da una lista civica comunale di Pisa i nodi siano venuti al pettine.

Sia quelli relativi alla costruzione di una nuova base in un territorio, come quello italiano, il cui suolo è ricoperto per il 17% da servitù militari, sia quelli dell’ecosistema derivanti dalla cementificazione di oltre 40 ettari.

Nasce, così, il movimento No base né a Coltano né altrove. Che non si limita a informare e organizzare le cittadine e i cittadini del territorio, ma chiama tutte le realtà alla mobilitazione. Due le parole d’ordine più significative : “L’unica base sostenibile è quella che non esiste”, “La costruzione di una base serve ad alimentare un processo di guerra, fermarla è necessario per costruire un mondo di pace, giustizia e dignità”.

02 NO BASE manifestanti, Nasce, così, la proposta di ritrovarsi, da ogni parte d’Italia, il 2 giugno a Coltano. Pandemia e guerra in Ucraina hanno reso difficili le mobilitazioni, c’è il rischio di una partecipazione non esaltante.

Avviene esattamente l’opposto, un corteo di migliaia di persone (chi scrive diecimila non si allontana dalla realtà), anche con presenze e delegazioni da tutto il Paese, isole comprese. Certo, la parte del leone l’hanno fatta pisani e toscani, con una partecipazione significativa per quantità e qualità, giovani e “diversamente” giovani, ragazze e ragazzi, donne e uomini, a conferma del fatto che una parte importante della società civile è del tutto contraria alla base.

Ma sono state altrettanto significative le presenze “straniere”, una particolarmente importante per il ruolo nazionale assunto da questa lotta, quella degli operai della GKN, ma anche delegazioni dei più significativi movimenti di lotta presenti oggi in Italia. Citiamo per tutti i No Tav e, consentiteci un po’ di campanilismo, il movimento No Muos e la presenza del Comitato Catania No War. Presenti, infine i sindacati di base (che il 20 maggio scorso hanno scioperato contro la guerra) e le forze politiche collocate alla sinistra del PD.

A una bella, ricca, colorata e gioiosa manifestazione, è seguita, il giorno dopo, una altrettanto partecipata assemblea. Non per farsi i complimenti, ma per capire come rispondere alle responsabilità derivanti proprio da un tale successo. Tanti gli interventi, che al di là dei diversi territori di appartenenza, hanno tutti sottolineato la necessità di lavorare al contempo localmente e globalmente.

Soprattutto oggi di fronte all’invasione russa dell’Ucraina e alle scelte dell’Unione Europea che rischiano di rendere il conflitto sempre più drammatico e senza vie d’uscita.

Ogni movimento continuerà e articolerà ulteriormente le proprie mobilitazioni specifiche, ma si individueranno anche momenti nazionali. Alcune campagne, in primo luogo quella contro la militarizzazione dei territori e della cultura, prevedono, nello stesso giorno, iniziative in varie parti del Paese.

Con un desiderio/obiettivo che ha attraversato l’assemblea senza diventare ancora un appuntamento preciso: una grande manifestazione nazionale per la pace.


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