/

Dopo il DOP, l'olio AM (antimafia)

1 min read

55 litri di olio da 461 chili di olive. Numeri che fanno notizia, stiamo parlando, infatti, di olive raccolte in contrada Alcovia (Palagonia) in agrumeti confiscati alla mafia. Anzi, per essere più precisi, trovate già raccolte.

Proviamo a ricostruire l’accaduto. Per più di dieci anni chi aveva subita la confisca dei terreni ne aveva mantenuto il possesso, pagava regolarmente le bollette delle varie utenze, raccoglieva i prodotti. Una delle tante contraddizioni di una lotta alla mafia, spesso, “sbandierata”, ma poco praticata.

Da tempo diverse organizzazioni espressione della società civile, in Sicilia, anche grazie alla positiva sponda della Commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, si battono per trasformare in beni comuni quanto è stato sottratto al dominio mafioso.

A partire dal quartiere generale degli Zuccaro a Gravina di Catania, inserito dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati nell’elenco dei beni da assegnare ad associazioni ed enti di terzo settore attraverso bando pubblico, ma di fatto ancora abitato da membri della famiglia.

A Palagonia, ARCI Sicilia, I Siciliani giovani, Asaec (Associazione Antiestorsione di Catania), AIAB (agricoltura biologica) Sicilia, Arcivik Palagonia hanno denunciato quanto accadeva in contrada Alcovia.

Così quando finalmente l’Agenzia Nazionale per i beni confiscati alla mafia e i carabinieri di Palagonia hanno preso possesso di quei terreni e in un locale sono state trovate 25 cassette di olive già raccolte, i rappresentanti di queste associazioni hanno immediatamente proposto, per evitare che marcissero sul posto, che venissero loro affidate per trasformarle in olio.

Ovviamente non per vendere e guadagnare ma, vista la situazione complessa che stiamo vivendo, per distribuire gratuitamente quell’olio fra chi è in maggiori difficoltà.

Dopo la risposta positiva dell’Agenzia, occorreva recarsi presso un frantoio. La scelta è ricaduta sull’Azienda Agricola Francesco Costanzo. Una scelta naturale, “obbligata”, si potrebbe dire. Francesco Costanzo, infatti, nel passato è stato vittima di usura ed estorsione, ma ha denunciato e fatto condannare i suoi aguzzini.

Non è che l’inizio, si gridava, un po’ di tempo fa nelle strade di tutto il mondo, e infatti, prodotto l’olio, le Associazioni si preparano, in questi terreni oggi beni comuni, alla prossima raccolta delle arance.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Dossier - Beni confiscati

Geotrans in cammino

Finalmente una buona notizia, l’assegnazione dei beni aziendali, definitivamente confiscati nel 2019 alla famiglia Ercolano, alla