E’ una forma di “discriminazione multipla” quella a cui sono soggette le donne e le ragazze con disabilità.
Sarebbe auspicabile che fossero esse stesse a prenderne coscienza, a guardare con occhi diversi la propria vita, a percepire il doppio condizionamento che pesa su di essa, quello del genere e quello della disabilità.
Non è tuttavia facile che ciò avvenga senza un opportuno sostegno psicologico, sociale, formativo. Si tratta, infatti, in genere, di persone molto fragili già per la condizione – percepita come dominante – di disabilità, a cui si sommano i condizionamenti derivanti dall’essere donne.
I movimenti femminili, o femministi, dal canto loro, stanno cominciando solo adesso a riflettere sull’importanza di occuparsi anche di disabilità.
Un contributo a questa presa di coscienza è venuto, sul nostro territorio, da Simonetta Cormaci che domani, giovedì 25 gennaio, presenterà a Scienze Politiche il “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”, un documento importante di riflessione, elaborazione e proposta per contrastare la discriminazione multipla.
Strutturato in diciotto aree tematiche che ne rendono intuitiva la consultazione, il “Secondo Manifesto” è uno strumento flessibile, che si può adattare agevolmente alle diverse specificità territoriali. Dal ruolo dei mass media all’accesso effettivo alla giustizia, dai diritti sessuali e riproduttivi al lavoro, dagli standard di vita all’accesso alla cultura, allo sport, al tempo libero, vengono toccati tutti gli aspetti fondamentali della vita individuale e di relazione delle donne disabili.
Il primo “Manifesto delle Donne con Disabilità”, adottato dal Forum Europeo sulla Disabilità (European Disability Forum – EDF) il 22 febbraio 1997, è stato rivisto ed aggiornato dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui diritti delle Persone con Disabilità del 2006. E’ nato così il Secondo Manifesto, che risale al maggio 2011 ma è stato tradotto in italiano solo di recente.
Renderlo linguisticamente accessibile e farne conoscere il contenuto, marcatamente operativo, è stato un passo fondamentale. Lo step successivo è la ratifica da parte delle associazioni, a cominciare da quelle che operano nel settore della disabilità e che dovrebbero promuoverne la conoscenza al proprio interno, coinvolgendo soprattutto le donne.
Fondamentale il coinvolgimento delle Federazioni Nazionali (FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e FAND-Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), “per fare in modo che la riflessione sul contrasto alla discriminazione di genere diventi condivisa, traversale alle diverse Associazioni, e porti a proposte politiche di respiro nazionale, mirate e differenziate tenendo conto dei diversi tipi di disabilità.”.
Il passaggio ulteriore è il coinvolgimento dell’associazionismo e dei movimenti femminili e femministi, “non con vaghi inviti a occuparsi genericamente di donne e ragazze con disabilità, ma proponendo loro di aderire a proposte e iniziative specifiche, elaborate dalle stesse donne e ragazze con disabilità a partire dalle proprie esperienze, e dalle proprie esigenze e desideri”, come afferma Cormaci.
A Catania, oltre all’adesione dell’UDI, c’è già stata quella del Dipartimento delle Politiche di Genere della CGIL.
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Proprio all’UDI, (Unione Donne Italiane) di Catania e al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università, si deve l’iniziativa della presentazione. A relazionare sarà Simonetta Cormaci, impegnata a promuovere un tema che la tocca personalmente e le sta quindi molto a cuore. E’ prevista anche una comunicazione del presidente del Centro per l’integrazione attiva e partecipata dell’Università di Catania, Servizi per la disabilità.
Il tema è complesso e delicato e riguarda, a vari livelli tutta la comunità, siamo quindi tutti invitati a partecipare all’incontro di domani, giovedì 25, nell’aula 21 marzo di Palazzo Pedagaggi, via Vittorio Emanuele, 49, alle ore 10:30.