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Il golfo di Ognina e gli appetiti de La Tortuga

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Un porto naturale di grande valore paesaggistico e storico. E’ il porto di Ognina, di cui Argo si è già occupato, da anni oggetto di appetiti speculativi.
Tra coloro che aspirano a trasformarlo in funzione dei propri interessi c’è in prima fila la società La Tortuga, che ha in concessione dal 2007 lo specchio acqueo e parte del suolo demaniale marittimo tra i due moli, il vecchio e il nuovo.
Non contenta, Tortuga ha chiesto l’ampliamento della concessione, vale a dire un tratto della banchina del molo vecchio e parte dello specchio acqueo ad ovest dello stesso, in parte in uso esclusivo e in parte in uso non esclusivo, “per sbarco e imbarco di persone con divieto di permanenza”.
Nel giugno del 2015, con il provvedimento regionale n. 70, la Regione ha dato l’ok a condizione che la Prefettura inviasse il certificato antimafia.
Ma i residenti si sono opposti ricorrendo al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) il cui giudizio è ancora pendente.
I motivi dell’opposizione? Non solo il molo vecchio è un vero monumento storico, che appartiene alla memoria della città; è anche un bene comune che deve restare fruibile da tutti, come del resto imponeva la vecchia concessione.
cancello su accesso al molo vecchioMa gli amministratori della società non la intendono così ed hanno messo un cancello, non autorizzato, nei pressi della parte terminale del molo vecchio, per evitare che si possa accedere alla zona di cui hanno la concessione dal 2011.
Il cancello è preceduto da uno sbarramento costituito da grossi bidoni, visibili nella foto, che di fatto impediscono di percorrere la banchina e la privatizzano.
La Tortuga non è nuova ad interventi ‘drastici’ e arbitrari sulle aree ricevute in concessione, tanto che i suoi amministratori sono stati condannati in primo grado e in appello per le opere realizzate nell’area tra i due moli.

Le relative sentenze li hanno riconosciuti colpevoli di violazione delle norme urbanistiche con la complicità di un dirigente del Comune che aveva rilasciato una concessione edificatoria illegittima. Là dove – trattandosi di area vincolata – sarebbe stata consentita solo la demolizione e riedificazione di manufatti esistenti, Tortuga ha creato nuovi volumi ed ampliato un fabbricato preesistente già di per sè abusivo.
Le sentenze prevedono la demolizione delle opere abusive e il “ripristino dello stato originario dei luoghi”, interventi mai effettuati in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione, che ha dichiarato il reato prescritto per decorrenza dei termini, pur riconoscendo la illegittimità delle opere realizzate.
Oggi La Tortuga non è più formalmente amministrata dai fratelli Testa, ma gli attuali amministratori sono donne che fanno comunque parte della famiglia, una famiglia che conserva tutto il suo peso in questa area.
Più volte altri gruppi di residenti o amatori che utilizzano il porticciolo sono stati scoraggiati, in modo più o meno bonario, dal fare sentire la propria voce di protesta.

Di recente, a proposito della nuova richiesta di concessione, sembrava fosse partita una raccolta di firme di pescatori non professionisti che lamentavano l’impossibilità di accedere alla parte terminale del molo vecchio e le difficoltà di manovra per i loro natanti a causa delle barche ormeggiate all’ingresso del porto.
Da qui la richiesta di sospendere, revocare o annullare provvedimenti autorizzativi che consentono a un soggetto privato la gestione di un bene demaniale che deve restare pubblico.
La raccolta di firme sembra non aver avuto seguito.
Alle autorità preposte, Demanio Marittimo, Assessorato regionale, Capitaneria, Soprintendenza, Comune, si erano già rivolte le associazioni CittàInsieme e Legambiente “impegnate nella tutela dei beni comuni demaniali”, chiedendo di respingere le richieste de La Tortuga per impedire lo scempio del golfo di Ognina e la distruzione del suo patrimonio, storico e naturale.
Ma la questione non riguarda solo alcuni soggetti interessati o di buona volontà, ci riguarda tutti e tutti dovremmo fare sentire la nostra voce.

2 Comments

  1. mi consta precisare: era un porto naturale. Adesso è una fogna rifatta e sistemata. Gli interventi demolitori si possono vedere a occhio nudo constatando che ai moli vengono attraccate le barche a vela . Per questo operazione di alloggio , la scogliera di Ognina ha subito un intervento demolitore degli scogli sotto il livello del mare per consentire l’accostamento del bulbo. Quando hanno effettuato questa operazione delittuosa mi hanno avvertita ed ho, dal canto mio, avvertito la Guardia costiera. Nulla è stato fatto per impedire la distruzione al punto che le barche a vela vengono regolarmente posteggiate in un sito prima inospitale per loro. Verificare l’intervento demolitore dei signori del mare sarebbe un’operazione facile ma difficile da sperimentare per via della potenza dell’impresa che cura l’approdo. Le autorità locali disdegnano le denunce e ignorano di essere obbligati alla curea dell’ambiente naturale.

  2. La sicumera di farla franca da parte di simili appropriatori e devastatori del nostro demanio marittimo, è ancora resa ancor più indecente dalle tre alte grues fisse giorno e notte che violentano il proscenio marittimo di Ognina. Ancora una volta alcuni addetti al controllo della costa dimenticano di riferire al loro comando il fatto.
    Da parte sua il sindaco Bianco continua a percorrere in bici il lungomare e ad ammirare le stesse grues. Peggio di così ? Ricordiamolo alle elezioni.

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