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Calogero Marrone, un 'giusto' siciliano

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Calogero MarroneSono sette i cippi che si incontrano lungo uno dei viali del parco Gioeni di Catania. Le scritte e i nomi rimandano per lo più alla seconda guerra mondiale e alla persecuzione degli ebrei. Una delle lapidi porta il nome di un siciliano ignoto ai più, Calogero Marrone.
Originario di Favara, in provincia di Agrigento, trasferitosi per lavoro in Lombardia, fu prima applicato e poi capo dell’Ufficio anagrafe di Varese durante l’occupazione fascista.
Questo incarico gli permise di rilasciare centinaia di documenti d’identità falsi per ebrei e antifascisti che cercavano di attraversare il confine svizzero e che, grazie a lui, ebbero al possibilità di mettersi in salvo.
Arrestato il 7 gennaio 1945, fu torturato e deportato a Dachau dove morì il 15 febbraio 1945.
La sua storia è stata raccontata dai giornalisti F. Giannantoni e I. Paolucci nel libro “Un eroe dimenticato”, Arterigere 2002.
Senza retorica, i due autori ricostruiscono la figura e l’operato di Marrone, descritto come un uomo curato ed elegante, stimato sul lavoro e profondamente antifascista, tanto da far parte di un gruppo partigiano.
Sebbene il canonico della Basilica di San Vittore l’avesse avvisato dell’imminente arresto da parte dei nazisti, non volle fuggire in Svizzera. A detta del figlio Domenico, per non mettere in condizioni di rischio la famiglia.
Calogero Marrone, cippo
Della sua memoria c’è traccia a Varese, dove una targa – davanti all’Ufficio Anagrafe di Palazzo Estense – lo ricorda. Una piazza gli è stata intitolata a Biurno Inferiore vicino a Varese.
Tardivamente anche la sua città natale, Favara, gli ha dedicato un monumento, nella Piazza della pace, inaugurato il 19 marzo 2015 al cospetto della nipote e di tutta la cittadinanza.
Nel 2013 la Commissione dei Giusti di Yad Yashem gli ha conferito il titolo di Giusto tra le Nazioni.
A Catania il Giardino dei Giusti fu realizzato nella grande area verde di Monte Po, inaugurato nel 2003, proprio il 27 gennaio, in occasione della giornata della memoria.
Lì furono messe a dimora tre querce dedicate una a Calogero Marrone e le altre due rispettivamente a Giorgio Perlasca di Como che si finse console spagnolo e salvò la vita a cinquemila ebrei ungheresi, e a Giovanni Palatucci questore di Fiume, anche lui prodigatosi per aiutare gli ebrei.
Successivamente erano stati aggiunti altri quattro alberi dedicati a Susanna Gaon, una ebrea deportata con la famiglia nel campo di Auschwitz, Annalena Tonelli suora laica volontaria in Africa che ricevette il premio Nansen per l’assistenza ai profughi, Carlo Urbani premio Nobel per la pace, medico scopritore della Sars, e Ayse Nur più volte incarcerata in Turchia per avere testimoniato la verità sul genocidio armeno.
Lo stato di abbandono e di degrado in cui è stato lasciato questo luogo che doveva mantenere vivo il ricordo di quel patrimonio morale, ha indotto il Comitato per la foresta dei Giusti, che ha sede a Milano, ad inviare – nel 2008 – una lettera all’Amministrazione Comunale di Catania.

Vi si chiedeva espressamente di trasferire le targhe e i cippi, “tutt’ora giacenti nell’area di Monte Po in stato di assoluto degrado e abbandono dopo l’inaugurazione avvenuta nel 2003, in un’area più dignitosa, magari all’interno di un giardino pubblico”. Così è stato fatto trasferendo i cippi al Parco Tondo Gioeni.
Pur non essendo soffocati dalle erbacce, i cippi sono attualmente poco curati e in parte vandalizzati. Manca  un cartello che indichi le ragioni della presenza di queste lapidi e che ne racconti l’origine e la storia. Solo di recente è stata aggiunta una targa – ad opera dell’Accademia di Belle Arti – che indica la presenza di un Viale dei Giusti
Rimane valido quanto affermato da Franco Chioccoloni, vicepresidente dell’associazione ItaliaIsraele,  “E’ importante curare e promuovere questi simboli: essi rappresentano tutti quelli che si sono opposti all’abominio nazista e che per questo hanno perso la vita”.
viale dei Giusti, parco Gioieni, Catania

1 Comments

  1. L’ennesima notizia di abbandono e degrado che coinvolge la città da cui sono “emigrato” più di trent’anni fa. Fa comunque piacere sapere che qualcuno se ne lamenti e tenti di richiamare sulle cose che contano l’attenzione di cittadini e autorità. Resistete!!!!!!!

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