Periodi limitati in cui è possibile praticare l’attività venatoria e numero limitato di capi che è permesso cacciare, per ogni specie. Sono i vincoli a cui è sottoposta la caccia da quando è aumentata la sensibilità ambientale ed è diminuito il numero di animali selvatici presenti sul territorio.
Da qui la necessità di un calendario venatorio, deciso – anno per anno – in ogni regione. Eppure questi limiti spesso non vengono rispettati tanto che alcuni i cacciatori finiscono per diventare bracconieri.
Alla forzatura di questi vincoli contribuiscono, in un certo senso, le autorità istituzionali, nel nostro caso l’Assessorato per agricoltura della Regione siciliana, che ha stabilito anche per il 2015 alcuni giorni di pre-apertura della caccia.
Una scelta che non piace alla Lipu, la Lega italiana per la protezione degli uccelli, che denuncia -in un comunicato- come sia stata concessa la pre-apertura per specie che sono ancora in periodo riproduttivo o che stanno nidificando o il cui numero è comunque in forte diminuzione.
Nel proporvi il comunicato Lipu ribadiamo soprattutto la questione dei controlli che, come accade del resto in molti altri campi della vita pubblica, sono insufficienti o addirittura inesistenti. Ciò consente di infrangere facilmente le regole e di non pagare quasi mai il prezzo delle violazioni commesse.
Ecco di seguito il Comunicato della Lipu
Dal 2 settembre ricomincia il massacro di animali selvatici molti appartenenti a specie in forte declino numerico.
Non gliene frega niente all’Assessore e ai cacciatori se tortora selvatica, pavoncella, moriglione, fischione e codone sono in forte diminuzione in tutta Europa tanto da essere inserite dall’IUCN nell’elenco delle specie vulnerabili.
La preapertura della caccia (dal 2 al 19 settembre) viene effettuata su specie in forte difficoltà e su specie ancora in periodo riproduttivo.
In soli tre giorni di caccia, il 2-5-6 settembre, gli oltre 40.000 cacciatori siciliani possono uccidere legalmente oltre 600.000 tortore (15 a cacciatore), corrispondente a tutta la popolazione della penisola, a parte di quella europea in migrazione e all’intera popolazione siciliana.
Anche lo stesso coniglio selvatico, che prima era considerato un flagello tanto era numeroso, oggi è in diminuzione, tant’é che il numero di capi abbattibili al giorno è passato da 3 a 2 ed è stato messo anche un limite annuale (50), sempre troppo alto. Eppure è stata ancora consentita in alcune aree la caccia col furetto per meglio stanare il coniglio, per poterne uccidere di più.
E’ prevista in preapertura anche la caccia al colombaccio, che è in nidificazione fino alla seconda decade di ottobre: vengono pertanto uccisi i genitori e di conseguenza anche i piccoli al nido che non verranno alimentati, e ciò contro ogni logica di gestione corretta della fauna oltre che di etica venatoria.
La stagione vera e propria si aprirà il 20 settembre e si concluderà il 31 gennaio 2016. Sono ancora troppe le specie selvatiche inserite in calendario venatorio! Ben 26 specie di animali selvatici sono oggetto di attività venatoria.
Avevamo chiesto come Lipu di ridurne il numero a 14 ( e già è tanto!) eliminando dall’attività venatoria oltre alle specie “vulnerabili” di cui sopra anche quelle i cui trend in Europa sono negativi quali: canapiglia, mestolone, moretta, quaglia, beccaccia, beccaccino e allodola.
Per tutelare le specie più a rischio di conservazione, dovrebbero essere interdette alla caccia quelle aree importanti per la loro salvaguardia, così come riconosciute dalla normativa nazionale ed europea definite ZPS, zone di protezione speciale per gli uccelli.
Di fatto la limitazione più importante per dette aree ZPS è il posticipo della caccia di 10 giorni, dal 20 settembre al primo di ottobre, come se questo ritardo di 10 giorni salvaguardasse i delicati equilibri preda-predatore selvatico.
Il fatto vero è che la fauna è diminuita enormemente, ed anche i cacciatori lo sanno solo che loro considerano un divertimento ammazzare la fauna, come andare al luna park, ‘fino a quando è aperta ci divertiamo’. Non si pongono il problema che essa sta scomparendo.
La caccia oggi è anacronistica e andrebbe mantenuta solo in particolari condizioni. La caccia come se la ricordano i vecchi cacciatori non esiste più. La caccia non è più sostenibile, la fauna continua a diminuire.
Va ridotto il periodo di caccia, 5 mesi di attività venatoria sono eccessivi. Si spara anche a gennaio in periodo prenuziale, quando le coppie sono già formate. E si spara ovunque, non c’è alcun controllo adeguato né su dove né su quanto si spara.
I cacciatori sono ancora una volta riusciti ad ottenere da un assessorato regionale troppo disponibile un calendario venatorio irrazionale, in quanto non rispondente ad una corretta gestione della fauna.
Indipendentemente dalla posizione di chi è contrario alla caccia perché con essa si infligge dolore a degli esseri senzienti solo per divertimento, ma è mai possibile che per divertimento si mettano a rischio alcune specie selvatiche ormai ridotte allo stremo dalle trasformazioni ambientali e dalla caccia? E ciò malgrado il mondo scientifico lanci continui allarmi ed anche il Papa ponga la questione ambientale come prioritaria.
Il delegato Lipu, Giuseppe Rannisi
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