Meglio perdere finanziamenti che utilizzarli per devastare il territorio. Sono preoccupati gli ambientalisti per quello che potrebbe avvenire sulla bellissima verde Timpa acese con la costruzione di una barriera sommersa a difesa di un tratto di costa nella zona di S. Maria la Scala. Progettato nel 2006 e solo in parte realizzato, il progetto viene adesso ripreso perché pare che il mancato completamento comporterebbe la restituzione dell’intero stanziamento, anche della parte già spesa.
Ma si tratta di un intervento giudicato dannoso e inutile da molte associazioni ambientaliste. Esso infatti distruggerebbe definitivamente i basalti colonnari sommersi e modificherebbe la naturale circolazione delle correnti marine in modo tale da compromettere l’eccezionale biodiversità presente in quel tratto di costa (due aspetti rilevanti anche dal punto di vista turistico), e inoltre, in caso di mare molto mosso, sarebbe facilmente scavalcato dal moto ondoso.
Non è bastato constatare, ricorda Legambiente Catania, i danni che aveva provocato sia alla vegetazione che alla consistenza del terreno la posa, tra il 2008 e il 2009, delle reti (che avrebbero dovuto essere di protezione) sulla roccia sovrastante della Timpa.
Quanto detto rappresenta solo un piccolo ma fin troppo spesso replicato esempio di come non riusciamo a valorizzare le eccezionali bellezze naturali che la natura ci ha (immeritatamente?) regalato.
La Timpa di Acireale, il cui litorale è costellato da numerosi borghi marinari (in molti punti purtroppo ormai irrimediabilmente rovinati da una forsennata speculazione edilizia), rappresenta forse, dopo l’Etna, una fra le più stupefacenti visioni paesaggistiche che connotano il nostro territorio e quindi una importante risorsa turistica, come dimostra, da ultimo, l’acquisto de ‘La Perla Jonica’ da parte di uno sceicco arabo.
Una sapiente organizzazione degli spazi (strade, e parcheggi) e una razionale gestione dei servizi (trasporti pubblici, pulizia, ordine pubblico), assieme al barocco di Acireale ne farebbe un punto di attrazione turistica che non avrebbe nulla da invidiare a Taormina e dintorni.
Esattamente il contrario di quanto accade, per esempio, a Santa Tecla, uno dei borghi costieri posti ai piedi della Timpa, fondato nel XIII secolo ancor prima di Aquilia (l’odierna Acireale) e dotato di una garitta di guardia a difesa della costa dagli attacchi dei pirati turchi.
Dunque un vero e proprio gioiellino incastonato nella costa ionica, molto trascurato però dall’amministrazione soprattutto nel periodo estivo quando il paese, che normalmente conta poco meno di mille abitanti, cresce notevolmente per la presenza di turisti, villeggianti stanziali e occasionali. Questi ultimi, soprattutto nei giorni festivi, affollano le discese a mare, ma purtroppo senza alcuna regola che disciplini i posteggi, la circolazione veicolare e la pulizia.
Trionfa così la tipica assenza di senso civico dei bagnanti, rafforzata dal silenzio dell’Amministrazione che non predispone con regolarità opportuni controlli e cartelli sanzionatori, né organizza la stagione estiva preventivamente con un numero adeguato di cassonetti e contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti.
Lo spazio vuoto lasciato dall’Amministrazione è occupato encomiabilmente dal canonico della parrocchia, padre Alfredo D’Anna che, se da un lato cerca di stimolare il senso civico dei suoi concittadini, dall’altro si adopera con l’aiuto di volontari del luogo per pulire quegli spazi abbandonati dall’Amministrazione e deturpati dal pubblico.
Domenica 21 settembre, ad esempio, il parroco ha accolto con entusiasmo l’iniziativa di uno studente universitario, Luca Pulvirenti, il quale servendosi di facebook ha coinvolto un gruppo di persone giovani e meno giovani del paese nella rimozione della spazzatura accumulata da mesi sul litorale del lungomare. Sono stati collocati anche dei cartelli che invitavano l’utenza al rispetto e alla pulizia dei luoghi.
Pregevole sicuramente l’iniziativa, ma purtroppo i sacchi della spazzatura raccolta sono rimasti in giacenza per diversi giorni mentre i cartelli sono scomparsi!
Né il cartello posto dalla Capitaneria di porto di Catania, che dovrebbe vietare il posteggio in prossimità della spiaggia, riesce ad arginare la costante lievitazione dell’inciviltà. Paradossalmente è proprio la circolazione pedonale a non essere consentita perché in questo microcosmo circolano più macchine, moto e motorini che persone (perché ogni catanese, si sa, deve posteggiare la propria auto davanti casa !!! )
A tal proposito non si comprende perché la grande area limitrofa al litorale, lungo Canale Torto, da anni in stato di abbandono e ricoperta di sterpaglie e spazzatura, non possa essere utilizzata come parco giochi per i bambini e area parcheggio per le macchine.
Anche se di proprietà privata, un accordo col Comune risolverebbe il problema della disponibilità di spazi per parcheggi e punti di incontro e, probabilmente, impedirebbe la costruzione dell’ennesimo ecomostro in prossimità della spiaggia.
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Il sito Etnanatura si è fatto promotore di una raccolta di firme, indirizzate al sindaco di Acireale, per la salvaguardia della timpa. Ecco il testo dell’appello:
Il comune di Acireale ha progettato una barriera artificiale di pietrame lavico che dovrebbe contrastare l’erosione della timpa e che invece, secondo molti esperti, determinerebbe indubbi danni alla fauna, alla flora e all’ambiente marino. Malgrado l’opposizione di molte associazioni ambientaliste il comune ha ripreso il progetto mettendo così a rischio l’ambiente naturale di una delle più affascinanti zone della Sicilia orientale. Chiediamo invece che il comune si attivi per salvaguardare dal degrado la zona Gazzena.
Potete aderire con la vistra firma: https://secure.avaaz.org/it/petition/Il_sindaco_di_Acireale_Salviamo_la_timpa_di_Acireale