A ottobre sarà emanato il decreto. La presentazione del Piano di Contingenza Sanitario Regionale Migranti è avvenuta, invece, in questi giorni a Palermo, in anteprima, ed è stata un’occasione sfruttata da molti enti e istituzioni della Regione Siciliana per presentare il lavoro svolto, lasciando, però, in ombra l’approfondimento dei contenuti.
Diffuso il disappunto per l’operato di parte della stampa che insegue lo scoop anziché le buone prassi.
Tutti hanno evidenziato il cambio di strategia dopo gli oltre 300 morti dello scorso 3 ottobre, e l’ondata senza precedenti di sbarchi da quando è stata avviata Mare Nostrum.
Con altrettanta consapevolezza è stato detto che il processo migratorio è destinato a durare, tant’è che bisogna uscire dalla fase di emergenza, propizia alle organizzazioni criminali per trasformare l’emergenza in business
Così come occorre non far dipendere da un atto amministrativo, la concessione del permesso di soggiorno, la possibilità di accesso al Servizio Sanitario. Il rappresentante dell’OMS, Santino Severoni, ha elogiato l’esperienza del Portogallo che ha stabilito, per i migranti, accessi facilitati ai servizi .
Francesco Buongiorno dell’Assessorato regionale della salute ha esposto sommariamente il Piano di contingenza, sottolineando che prima del 2011 il solo modello esistente era quello di Lampedusa: attività di triage (come quella che si fa all’accoglienza presso un Pronto soccorso) e invio all’ospedale o ai servizi territoriali solo nei casi di accertata esigenza.
Oggi il Piano si propone innanzi tutto un coordinamento tra gli enti e le realtà di volontariato impegnate sul territorio, in particolare le 9 Prefetture, 9 ASP, 9 Questure e diverse Aziende ospedaliere da una parte, Croce Rossa Italiana, Emergency e Medici senza Frontiere dall’altra.
E’ stata, infatti , la collaborazione tra le associazioni no profit e le Istituzioni pubbliche a permettere il funzionamneto della macchina dell’accoglienza durante gli sbarchi in Italia di quest’ultimo anno, che hanno coinvolto 116.944 migranti, di cui 97.038 in Sicilia (44.933 ad Augusta).
Con Emergency, Medici senza Frontiere e Croce Rossa, si prevede adesso la firma di un Protocollo di Intesa ed in genere tutto il Piano intende strutturare e regolamentare modalità di intervento già attive e funzionanti, ad esempio nel porto di Augusta.
L’assistenza sanitaria ai migranti dovrebbe essere fornita, secondo il Piano, oltre che allo sbarco, anche nei Centri di accoglienza straordinaria, con la presenza non solo degli operatori delle organizzazioni no profit ma anche di medici dell’Asp.
Si è voluto rassicurare l’opinione pubblica circa la buona salute di chi arriva per mare. Solo un caso di Tbc nel 2013 ed uno nel 2014. Su 582 accessi nel solo mese di agosto presso l’ambulatorio sulla banchina del porto di Augusta, i volontari di Medici senza Frontiere hanno riscontrato problemi di tipo dermatologico e solo per lo 0,5% la necessità di un ricovero ospedaliero.
Il rappresentante di Medici senza Frontiere, Stefano Di Carlo, ha posto l’attenzione sulla “completa mancanza o grave insufficienza della intermediazione culturale” e sul “blackout dell’informazione sanitaria come lacuna nel passaggio del migrante da una struttura ad un’altra”.
Solo Gino Strada, fondatore di Emergency, non ha raccolto l’invito del moderatore (il giornalista Piero Messina) a parlare di quello che viene fatto dalla sua organizzazione. Ha preferito, senza mezzi termini, puntare l’attenzione sulla necessità di cambiare mentalità, perché il nostro Paese si è distinto per comportamenti razzisti, dimenticando di essere stato a sua volta un Paese di migranti.
“Non possiamo parlare di Piani di sviluppo – ha affermato Gino Strada – se non si cambia la mentalità; bisogna essere capaci di capire culturalmente che il migrante non è un estraneo, ma è come un bambino che nasce in una famiglia: una persona in più. O i diritti umani sono di tutti o ci riempiamo solo la bocca di bele parole. Occorre avere spirito di inclusione e non di esclusione. Se non fratellanza almeno comprensione”.
“Occorre incentivare una psicologia di sostegno – ha sottolineato Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana – per aiutare a sostenere il carico delle tragedie che i migranti vivono”. Orgogliosi di essere stati inseriti strutturalmente nel sistema di accoglienza dalla Regione Sicilia “per poter dire chi è il migrante oggi, la sua storia, da cosa sta scappando”.
Rocca ha accolto con favore l’uscita dalla situazione di emergenza e ha accennato alla capacità dei volontari della Croce Rossa di ‘rigenerarsi’. “La Croce Rossa -ha detto- è uscita dai Centri di detenzione per poter affrontare il problema in termini di accoglienza e inclusione”. Evidentemente sta maturando la consapevolezza della inadeguatezza degli storici centri di identificazione, all’interno dei quali anche la Croce Rossa ha avuto un ruolo e delle responsabilità.
Sulla stessa scia l’auspicio dell’Assessore regionale Lucia Borsellino che si augura che nella sanità siciliana divengano prioritari il processo di umanizzazione e le relazioni umane, anziché i problemi di bilancio economico.
Parole e significati totalmente diversi da quelle usate dal moderatore che continuava ad auspicare un atteggiamento di ‘tolleranza’, ben lontano da quello di inclusione, o da un direttore di ASP che per ben due volte ha enfatizzato il salvataggio di una “ragazza bellissima”, riservando al genere e al bell’aspetto un’importanza sproporzionata nel panorama degli oltre 300 morti del naufragio dello scorso ottobre, ripreso in un video la cui colonna sonora aveva per ritornello un raccapricciante “Salvami”.
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