Il 27 luglio a Nicolosi (Monastero San Nicolò, ore 17,30), su iniziativa dell‘AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), verrà presentato il Biodistretto Aiab Etneo. Si tratta di un’importante novità. Sino ad oggi, infatti, nessuno ha provato, in modo coerente, a fare incontrare, per condividere e valorizzare risorse naturali paesaggistiche e produttive, tutti coloro (singoli e/o associazioni) che condividono il modello biologico di produzione e di consumo con il Parco dell’Etna, nel territorio del vulcano patrimonio UNESCO dell’Umanità,
La proposta nasce grazie al un’iniziativa che vede insieme, come scrive Alfio Furnari (presidente Aiab Sicilia), “agricoltori etnei che cercano mercati, nazionali, esteri e locali, che sappiano apprezzare le loro produzioni, cittadini interessati a consumare cibo sano genuino locale che protegga l’ambiente e, infine, operatori che intendono qualificare l’offerta turistica con il turismo ecologico, rurale ed enogastronomico”.
Non si tratta, soltanto, di censire e collegare quanto già presente, il progetto è decisamente più ambizioso. Elemento fondamentale dell’iniziativa è, infatti, la formazione professionale partecipativa degli agricoltori alle tecniche di agricoltura biologica.
Sottolinea Furnari: “La formazione professionale partecipativa si esprime in una nuova concezione della ricerca, sperimentazione e innovazione che vede gli agricoltori delle aziende rappresentative dei diversi settori produttivi e delle diverse specifiche condizioni pedoclimatiche e morfologiche – assistiti da tecnici e ricercatori (in primo luogo dall’Aiab, n.d.r.) – partecipare da protagonisti, con le loro esperienze ed i loro saperi, alle attività di ricerca del miglioramento genetico che si svolgeranno nelle loro aziende e non nelle stazioni sperimentali o nei laboratori scientifici, e i cui risultati verranno da loro stessi monitorati discussi e valutati”.
Marchio collettivo di garanzia biologica del Parco e istituzione dell’Albo dei produttori da un lato daranno certezze a consumatori, abitanti e turisti, dall’altro -grazie alla presenza costante di tecnici esperti in agricoltura biologica- i produttori saranno assistiti in modo costante nell’annata agraria.
Inoltre, promuovendo forme di cooperazione fra i produttori, questi ultimi avranno maggiore forza contrattuale nel mercato.
Ed è puntando sul Partenariato tra Pubblico e Privato che nasce l’idea di organizzare i mercatini biologici all’interno del Parco, come volano per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, stimolati dal crescente interesse dei consumatori di prodotti a corto raggio, sani e genuini.
Secondo Furnari “la crescita del consumo critico, responsabile, etico, solidale, di chi lega i propri consumi all’ambiente, all’agricoltura familiare, all’agricoltura di inclusione sociale, all’agricoltura rispettosa dei diritti e della dignità dei lavoratori, lontana da qualsiasi forma di contaminazione illegale, alla salute e alla riscoperta di sapori e saperi tradizionali, lasciano ben sperare per l’espansione di questi mercatini biologici locali che costituiscono il principale mercato per la piccola e media azienda”.
Infine, occorre ricordare che l’iniziativa si rifà, nelle sue linee essenziali, al progetto “Bio regione Etnea” presentato da Aiab Sicilia e Agrisalus Sicilia al Parco dell’Etna agli inizi degli anni novanta.
Oggi, gli effetti della crisi colpiscono tutti i settori e sembra non esserci nessuna chance di creare occupazione e reddito in agricoltura. Per questo è ancora più significativo lo sviluppo dell’agricoltura biologica, settore nel quale la Sicilia vanta posizioni di prestigio in Italia e nel mondo.
E’ importante, dunque, proseguire per i nuovi orizzonti di senso con un’agricoltura che si sviluppi nell’ambito delle due coordinate della tutela dell’ambiente e della salute dei consumatori, segnatamente in quelle aree a ciò vocate, come il territorio del Parco dell’Etna.
Il titolo del convegno del 27: “Verso la realizzazione del ‘Bio – Distretto Aiab Etneo’: per una maggiore tutela dell’ambiente e della salute, a sostegno dell’economia locale” rappresenta un buon inizio.
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