/

Convegno Caritas, un'occasione mancata

2 mins read

Una chiesa gremita e un bellissimo titolo, “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali secondo l’insegnamento di Papa Francesco”, per il Convegno Diocesano della Caritas, tenuto sabato scorso al Seminario Arcivescovile.
Le ‘periferie esistenziali’ di cui si è parlato sono state però solo quelle citate nella relazione di monsignor Francesco Ventorino, che ha parlato della sua esperienza di cappellano presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza. Un tema importante quello dell’incontro con i detenuti, confessando i quali, dice Ventorino, “solo adesso, a 82 anni, dopo 60 anni di sacerdozio, ho capito cos’è il vero dolore dei peccati”.
Ma anche una sorta di messa in ombra, per una realtà composita come la Caritas, di tante altre situazioni di marginalità e di sofferenza, dai senza tetto ai migranti, dalle donne in difficoltà ai bambini dei quartieri a rischio, di cui pure la Caritas si occupa da tempo attraverso strutture di accoglienza e di servizio, sulle quali non è stata spesa una parola.
Ventorino racconta dei battesimi, delle cresime e di un matrimonio celebrati in carcere, è soddisfatto che “dopo 27 anni di convivenza” un detenuto abbia finalmente “salvato” -facendolo diventare sacramento- il rapporto con la madre dei suoi figli, a cui “voleva restituire dignità, dando inoltre ai suoi figli la coscienza di appartenere ad un vera famiglia”. Attribuisce così una valenza esclusivamente religiosa a termini come ‘dignità‘ e ‘famiglia‘, non meno pregnanti per chi ha una visione laica della vita.
Racconta anche dei panettoni (quelli buoni, fatti fare apposta, non quelli commerciali) distribuiti nelle celle, racconta di vestiti da sposo, di cravatte, di rinfresco che i “suoi tanti amici gli hanno potuto procurare” e dimostra così l’ardore del neofita che non ha presente come tutti questi ‘miracoli‘ in carcere si compiano da tempo quotidianamente, come ben sa chi opera da volontario in questo luogo da anni.
Nel suo entusiasmo fa anche un’affermazione temeraria dicendo che a Piazza Lanza “se non ci fosse la carità della chiesa diocesana, la situazione esploderebbe”. E l’impegno profuso da direttori, educatori, agenti penitenziari e volontari, che -da decenni- con alterne vicende e combattendo contro mille difficoltà, hanno lavorato e sperato contro ogni speranza che quello potesse diventare un luogo dignitoso?
Pochi gli interventi dal pubblico, qualcuno ha voluto ricordare sobriamente l’esistenza di altre realtà come quella del volontariato vincenziano, qualcun altro ha avuto il coraggio di porre un’accorata domanda: “Dov’è la Chiesa quando i senza fissa dimora dormono in macchina o per strada? perché la Chiesa non rende fruibili i tanti conventi dismessi o vuoti?” (come peraltro lo stesso papa Francesco ha invitato a fare). Risentita la risposta di don Piero Galvano, nuovissimo direttore della Caritas, secondo il quale la Caritas è l’unica che dà risposte e posti letto e che fattivamente aiuta.

Una risposta piuttosto autoreferenziale che non tiene conto dello sforzo di coordinamento e di reciproco sostegno tra le varie associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio, che hanno lavorato in questi anni in un’ottica di complementarietà. Come testimonia, peraltro, la realizzazione dell’utilissima “Guida ai servizi delle associazioni attive a Catania a sostegno delle povertà e immigrazione”, voluta e messa a punto proprio dalla Caritas.
Con poca attenzione alle esigenze di espressione dei presenti, infine, non è stata data la parola a chi, dal pubblico, si era avvicinato al tavolo dei relatori non per fare una domanda ma per rendere una breve testimonianza.
Al di là della pur apprezzabile testimonianza personale di monsignor Ventorino, il convegno è apparso più che altro un’occasione sprecata per quello che poteva essere invece un momento di confronto e di reciproca edificazione fra i vari gruppi impegnati nel mondo del volontariato,

2 Comments

  1. La tendenza a far apparire tutto quello di cui si appropria la chiesa come l’unica azione valida,( vedi matrimonio)come se prima di Cristo i matrimoni non esistessero e l’hanno inventati i cattolici da CL d’altronde non ci si può aspettare altro la loro voglia di occupare tutto ciò che e possibile occupare è nota.

Rispondi a G.Fausto Longhitano Annulla risposta

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Chiesa