Ancora una volta, il fumetto si rivela il mezzo ottimale per insegnare la Storia alle nuove generazioni.
Si presta bene a questo scopo la graphic novel su Jan Karski, “l’uomo che scoprì l’Olocausto”, edita da Rizzoli Lizard con la sceneggiatura di Marco Rizzo e i disegni di Lelio Bonaccorso.
Sono molti i libri e i film che parlano degli ebrei, i più colpiti dal nazismo, ma c’è anche un’altra storia, quella dei polacchi, che merita di essere ascoltata.
Jan Karski non era ebreo, ma in quanto polacco ha sofferto l’invasione tedesca e ha lottato contro di essa unendosi alla Resistenza. Come molti è stato catturato e torturato, e come pochi è sopravvissuto ed è riuscito a raccontare la sua storia.
Questo fumetto è un adattamento del suo libro “La mia testimonianza davanti al mondo. Storia di uno Stato segreto”, edito da Adelphi.
La vita di Karski non fu mai trasposta su pellicola, né vi sono accenni ad essa nei libri scolastici, e per rimediare al suo inevitabile declino i due autori siciliani hanno deciso di diventarne i portavoce.
La storia di Karski non è solo una testimonianza delle condizioni di vita degli ebrei nel ghetto di Varsavia, ma è al tempo stesso la storia di molti polacchi che hanno perso la vita combattendo per la libertà della loro patria.
Dopo anni trascorsi nella Resistenza, a Karski fu affidato l’incarico più importante: andare prima in Inghilterra e poi in America per informare gli Alleati su quello che accadeva in Polonia. La sua speranza era che “grazie a tali testimonianze, i popoli liberi di tutto il mondo possano farsi un’opinione oggettiva sul modo in cui il popolo polacco ha reagito durante gli anni dell’occupazione tedesca.”
Anche i polacchi infatti vivevano nel terrore. Con lo scoppiare della guerra, il governo della Polonia era fuggito all’estero, lasciando il Paese diviso a metà tra Russia e Germania. Uno Stato clandestino nacque dalle macerie delle città bombardate e dalle campagne sfruttate dagli eserciti nemici. Ma qualsiasi azione della Resistenza volta a infliggere danni ai tedeschi veniva punita secondo il “principio della responsabilità collettiva”: se non si riusciva a catturare il responsabile, erano gli innocenti a pagare.
Adattare un’opera di questa mole a un fumetto non è facile. Non solo perché bisogna tener conto delle strategie narrative del medium fumettistico, tralasciando alcuni particolari in favore di altri, ma anche a causa del lungo lavoro di documentazione reso necessario dalle imprecisioni presenti nel racconto di Karski. Egli fu costretto infatti a modificare nomi, luoghi, date e altri dettagli che avrebbero messo in pericolo le vite dei suoi compatrioti.
Il suo libro è quindi un misto di finzione e autobiografia, in cui si incontrano spesso “personaggi di invenzione che riuniscono in sé le caratteristiche di una o più persone.”
È interessante notare come Marco Rizzo abbia messo in atto la stessa strategia usata da Karski per proteggere l’identità dei suoi connazionali. Nell’adattamento, infatti, sono presenti dei personaggi che non sono esistiti realmente, ma che racchiudono in sé le caratteristiche di più persone incontrate dal protagonista nel corso della sua vita. La finzione diventa in questo caso funzionale alla narrazione, senza tuttavia danneggiare la verità dei fatti.
Dal punto di vista grafico è stato fatto uno studio accurato dei tratti somatici e degli abbigliamenti dell’epoca, nonché delle divise militari dei vari eserciti. Sullo sfondo i paesaggi si alternano alle opere architettoniche, il cui fulgido splendore dei primi anni della guerra è presto sostituito dal grigiore e dalla decadenza degli edifici bombardati.
I colori rappresentano perfettamente il clima di tensione che si respirava, mentre le ombre create dalle candele e gli spiragli di luce che penetrano dalle finestre sbarrate contribuiscono ad evocare un’atmosfera di clandestinità.
Nei fumetti capita spesso che le parole lascino il posto alle immagini, ma in questo accade anche l’opposto: alcuni estratti del libro diventano la colonna portante delle illustrazioni che ritraggono la visita al campo di sterminio di Izbika Lubelska. In questo caso gli autori non si sono voluti sostituire alla forza evocativa delle parole di Karski, che si sono rivelate molto più intense di cento immagini.
Non mancano tuttavia le vignette mute, cariche di forza espressiva. Una singola vignetta senza parole è così eloquente da far sì che qualsiasi testo sia non solo superfluo, ma anche d’intralcio. Disposte in una tavola, queste vignette danno vita a vere e proprie sequenze cinematografiche.
Karski era un testimone scomodo. La sua testimonianza gettò discredito sulla condotta delle potenze alleate, accusate di avere abbandonato ebrei e polacchi al loro destino nonostante fossero già da tempo a conoscenza dell’esistenza dei campi di concentramento. Sfollare centinaia di migliaia di persone, infatti, non era né sostenibile dagli eserciti, né tantomeno rientrava nelle strategie belliche degli Alleati.
Nel corso della graphic novel, il protagonista verrà paragonato a Kosciuszko, eroe nazionale polacco in onore del quale è stata posta una statua nei pressi della Casa Bianca.
Forse la testimonianza “scomoda” di Karski non farà sì che anch’egli possa godere dello stesso onore, eppure, da Varsavia a Tel-Aviv, da Manhattan a Gerusalemme, numerose targhe e statue tengono vivo il suo ricordo e con esso il suo enorme contributo alla Storia.
Il 28 marzo alle 17:30 gli autori presenteranno la graphic novel alla libreria Cavallotto di Corso Sicilia 91.
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