Il teatro era la sua terapia ma non ce l’ha fatta a salvarla. Il male orribile contro il quale combatteva da sei anni è stato più forte del suo entusiasmo, della sua voglia di vivere, ed è riuscito a portarla via. Mariella Lo Giudice è morta a 58 anni dopo aver calcato le scene fino al 6 luglio scorso, a Ravenna. Le sue condizioni poi si erano aggravate. Ha mancato così per pochi giorni l’appuntamento con il pubblico del teatro greco romano di Catania, dove avrebbe debuttato con “Pathos- La tragedia delle Troiane”.
A fare l’attrice aveva cominciato da bambina, a soli 10 anni, sul palcoscenico dello Stabile di Catania. Glielo avevano insegnato maestri come Turi Ferro e Ida Carrara, Umberto Spadaro e Ave Ninchi.
Franco Enriquez la diresse in “Isabella comica gelosa” di Ruzante e ne “I vicerè” di De Roberto. Con la regia di Pino Micol, interpretò “La lupa” di Verga; con quella di Sbragia “Zaira” . E ancora con Andrea Camilleri “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello.
Mariella Lo Giudice è stata anche attrice cinematografica. Ha anche fatto parte dei cast di “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, di “Zuppa di pesce” di Alex Infascelli, de “La Matassa” di Ficarra e Picone. In Tv l’abbiamo vista ne “La piovra” e ne “Il maresciallo Rocca”.
Non era una di quelle attrici che non prende posizione politicamente per lavorare senza noie e grattacapi. Lei si é schierata senza esitazioni. Anche quando il vento spirava tutto dall’altra parte, a destra.
L’impegno civile sì, ma il teatro veniva prima di tutto. Nessuno dei premi che aveva ricevuto era per lei più importante dell’incontro con gli spettatori. “Il vero premio è continuare,-diceva- sera dopo sera, ad incontrare il mio pubblico sulle tavole di un palcoscenico”.
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