Ancora un’incursione del nostro Giovanni Sciolto, giovane volontario del Centro Astalli sulle orme di Fabrizio Gatti. Stavolta è salito sull’autobus per Siracusa ed è sceso a Cassibile, alla ricerca dei ruderi che ospitano un gruppo di sudanesi.
La sua guida è Madou che viene dalla Libia. Gli mostra “l’ormai inutilizzato C.A.R.A. di Cassibile all’interno del quale ha vissuto i primi mesi in Italia, in Europa. Li ricorda come mesi di reclusione a tutti gli effetti, non tanto per la condizione logistica, quanto per lo stato mentale con cui era costretto a convivere”.
Camminano Madou e Giovanni lungo la via Nazionale alla ricerca dei “ragazzi sudanesi che gestiscono la manovalanza nei campi di Cassibile, sotto l’attenta “supervisione” della comunità marocchina, perfettamente integrata nella cittadina”. Prima visitano un deposito di proprietà del Marchese di Cassibile, trasformato in moschea. Lì i Musulmani del luogo vanno a pregare. Una breve sosta. Poi di nuovo in strada tra i campi e finalmente…
“Sono venti, circa. Sudanesi, rifugiati politici. Li saluto in arabo rassicurandoli sul fatto che non sono un giornalista né un carabiniere. “L’anno scorso venivano i giornalisti! E poi?! I carabinieri ci facevano andare via!” Madou, in italiano, riesce a convincerli. “E’ un fratello africano!”. Sembra una parola d’ordine. Mi lasciano entrare”.
Giovanni chiede loro perchè non aspettino la tendopoli o perchè non provino ad affittare una stanza a Cassibile. “In fondo sono dei rifugiati politici. Perchè rischiare così, vivere nelle campagne in ruderi abbandonati?” Un ragazzo gambiano gli risponde:” Le tende non bastano mai. Siamo sempre di più. Qualcuno finirà comunque nei ghetti come questo. Affittare una casa poi…a Cassibile?! Io sono Negro. Quanti Negri hai visto nelle strade di Cassibile?!…”.
“Il ghetto in questione è stato sgomberato due settimane fa. La mia testimonianza risale al mese di marzo. Nel frattempo una tendopoli con 120 posti disponibili è stata allestita a Cassibile. Il numero degli immigrati accorsi per la raccolta è maggiore. Parte dei giovani africani continua a vivere nei casolari delle campagne in condizioni precarie. In equilibrio tra il legale e l’illegale. Schiavi, oggi, di una discriminazione razziale che li confina ai margini delle periferie urbane e sociali.”
In corsivo i brani tratti dall’originale racconto del viaggio fatto da Giovanni Sciolto e in tondo una sintesi del resto. Chi volesse leggere il testo completo può trovarlo sul blog Il Ghetto dei fenicotteri
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