Non lasciatevi ingannare dal titolo, il credito di cui parliamo non è quello maturato dagli allievi al termine del triennio della scuola secondaria e che concorre a determinare il voto finale della “maturità”. Ci riferiamo, invece, a circa un miliardo di euro, che lo Stato italiano deve alle proprie Istituzioni Scolastiche. Le spese che le Scuole hanno sostenuto dal 2005 ad oggi per gli esami di stato, le supplenze e le ore eccedenti non sono infatti state coperte. Eppure la Repubblica ha l’obbligo di garantire il diritto all’istruzione a tutti i cittadini e le scuole pubbliche vivono di finanziamenti statali.
Entro il 15 dicembre di ogni anno le scuole devono presentare il loro programma annuale, cioè un bilancio finanziario in base alle attività didattiche programmate e alla previsione delle spese gestionali e organizzative.
Quest’anno è’ accaduto, come denuncia la FLC C.G.I.L., un fatto che ha dell’incredibile. Una nota ministeriale, datata 14 dicembre 2009 ma effettivamente trasmessa il 22, ha invitato, sostanzialmente, le scuole ad “arrangiarsi”. Infatti,“grazie” alla legge finanziaria 2009, non sarebbero stati erogati tutti i finanziamenti previsti.
Di cosa si tratta se non di un invito a sistemare “creativamente” i bilanci? Tenendo conto che le risorse finanziarie devono seguire precisi criteri di ripartizione, la suddetta contrazione ha penalizzato ulteriormente il lavoro strettamente didattico. Infatti, per le supplenze temporanee (i cui costi gravano direttamente sui bilanci delle singole scuole, con la sola esclusione di quelle per maternità) si può utilizzare solo la quota che rimane dopo aver effettuato i pagamenti relativi al fondo di istituto e agli incarichi specifici.
Facendo un semplice calcolo, per una scuola con un corpo docente intorno alle 150 unità e un numero conseguente di alunni (non meno di 1600), per pagare le supplenze di un intero anno scolastico non sono disponibili neanche 30.000 euro. Una cifra assolutamente inadeguata rispetto alle esigenze di una istituzione scolastica che non può così fare fronte al pagamento dei pur magri stipendi dei supplenti.
La conseguenze sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Data l’impossibilità di sostituire i docenti assenti, gli allievi più piccoli (principalmente quelli che frequentano la scuola elementare) vengono “divisi e distribuiti” nelle altre classi, perdendo così una giornata di scuola e creando disagio nelle classi in cui vengono “parcheggiati”; i più grandi (soprattutto quelli che frequentano la secondaria di secondo grado) vengono fatti uscire prima o entrare alla seconda ora, e rimangono da soli nelle ore intermedie.
Come in un tale contesto si possa, comunque, garantire continuità nel lavoro e un buon profitto è la domanda che vorremmo porre al duo Gelmini – Tremonti.
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