Recita la terza grida gloriosa dello sceriffo Stancanelli:
“Sono vietati in tutto il territorio comunale le attività e i comportamenti degenerativi e di degrado delle condizioni di decoro, di estetica e vivibilità urbana quali: (…) incuria nella tenuta dei luoghi, tenuta in abbandono e degrado di immobili e casolari che possono favorire fenomeni delittuosi come lo spaccio di stupefacenti, comportamenti tutti che ledono il bene della sicurezza urbana.”
La recente video inchiesta
Beni a perdere di Salvo Catalano e Sara Simarro Martinez-Mena, pubblicata da Step1 lo scorso 10 luglio, quindi in tempi non sospetti, documenta con estrema chiarezza che il primo catanese a dare il cattivo esempio e a non osservare quanto previsto dalla stessa ordinanza è lo stesso primo cittadino.
Le immagini mostrano in modo eloquente lo stato in cui versano il complesso di via Bernini, il villino di via Rametta, il parco Monte Po e chissà quanti altri siti di proprietà del Comune.
Nel frattempo l’Amministrazione paga ai privati più di 2 milioni e 200 mila euro annui per ospitare i propri uffici.
A chi pagherà in questo caso Stancanelli la prevista “sanzione pecuniaria da euro 50 a euro 500 oltre all’eventuale risarcimento del danno sopportato dal Comune, con facoltà, per i responsabili delle attività fonte e causa dei fatti degenerativi sopraindicati, di estinguere l’illecito con il pagamento della sanzione in misura ridotta di euro 400″?
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