E’ appena di qualche settimana addietro l‘immagine choc di un numeroso gruppo di compassati presidi, provenienti da tutta Italia, che esibivano con orgoglio le catene ‘indossate’, davanti al Ministero della Pubblica Istruzione, per protestare contro la politica scolastica del Governo Berlusconi e del ministro avv. Mariastella Gelmini. Solo nell’ultimo anno sono stati tagliati 429 milioni di euro: sono 73 milioni in meno per il funzionamento didattico, 44 milioni in meno per l’offerta formativa, 37 milioni in meno per i corsi di recupero, 270 milioni in meno per le ditte di pulizie e 3 milioni tagliati sulla formazione per il personale. Per l’anno corrente sono stati azzerati pure i fondi per il funzionamento ordinario delle scuole. Aggiungete il miliardo di crediti che le scuole avanzano nei confronti dello Stato e avrete la misura di quanto questo governo, al di là degli strombazzamenti propagandistici, abbia a cuore l’istruzione pubblica.
Ma quando si tratta di disastri amministrativi, il Comune di Catania non vuole essere secondo a nessuno. Ed ecco che al danno della politica scolastica nazionale si somma, come denuncia una nota dell’Associazione delle scuole autonome della Sicilia (A.S.A.SI.) del 7 maggio scorso a firma di G. Adernò, il fatto che “per quattro anni la scuola catanese è rimasta senza i finanziamenti comunali per la manutenzione ordinaria, senza buoni libro, ancorché assegnati dalla Regione e destinati non si sa a quali altri scopi”, per cui asili, scuole elementari e medie sono rimasti in uno stato di totale abbandono: sostituire sedie e vetri rotti, riparare gabinetti è diventato un’impresa di non facile soluzione, per non parlare della sospensione del servizio mensa e di tante altre facilitazioni che il Comune forniva soprattutto per le attività extrascolastiche.
Si arriva al paradosso delle cartelle esattoriali per la spazzatura intestate alle scuole ma che dovrebbero essere pagate dal comune, “ma la Ragioneria comunale sa che tali somme non sarebbero mai incassate” per cui “l’operazione risulta utile soltanto per gonfiare il bilancio e incrementare gli sprechi“.
Per tutti questi motivi anche l’A.S.A.SI. di Catania, che difende gli interessi istituzionali delle scuole autonome, “intende costituirsi parte civile nel processo agli amministratori che hanno utilizzato male e sprecato le risorse finalizzate ad offrire servizi per tutti i cittadini e che invece sono state destinate unicamente per i traguardi elettorali da conseguire”.
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