Proseguono in tutta Italia le proteste contro il Ddl 733, il cosiddetto pacchetto sicurezza.
A Catania, dopo il Noi non segnaliamo day promosso da Medici senza Frontiere e da altre associazioni, si svolgerà, nel pomeriggio (partenza alle ore 17.00 da Piazza Vittorio Emanuele) una manifestazione cittadina indetta da: Arci, Chiesa Battista e Valdese, Cobas, Giovani Comunisti, PRC, Rete Antirazzista, Rete catanese contro il G8, Lila, Open Mind, Pdci, Sinistra Critica, Comunità Eritrea, Immigrati dal Marocco, Tunisia, Mauritius, Senegal…
Non si tratta, solo, di ribadire il rifiuto contro ogni forma di emarginazione e razzismo. Con questa mobilitazione le forze promotrici intendono denunciare la logica e le conseguenze di un disegno di legge che “mira a trasformare in nemici quattro milioni di migranti che vivono in Italia da anni, che pagano le tasse e lavorano in condizioni spesso durissime”, assimilando gli immigrati ai criminali.
“Se il Pacchetto sarà approvato –prosegue la denuncia dei promotori – chi è senza permesso di soggiorno non potrà più andare al Pronto Soccorso per l’abolizione del divieto di segnalazione alla questura, riconoscere figli e figlie, sposarsi e inviare soldi a casa.
Il Ddl introduce inoltre la detenzione nei CIE (ex CPT) per 6 mesi, la tassa da 80 a 200 euro su richiesta e rinnovo del permesso di soggiorno, controlli ancora più stretti per acquisire la cittadinanza, il reato d’ingresso illegale nello stato”. In sostanza, siamo di fronte ad un Ddl che cerca di risolvere temi e questioni quanto mai complessi attraverso la scorciatoia della repressione verso i più deboli e i più ricattabili.
Il Ddl, forse, tranquillizzerà chi è pronto a scaricare sugli altri le proprie contraddizioni e le proprie paure, ma, creando ulteriore emarginazione, non farà altro che alimentare l’insicurezza sociale.
Infatti, prima ancora dell’approvazione, il Ddl ha già prodotto i suoi effetti nefasti: venerdì 13 marzo 2009, Joy Johnson, una giovane nigeriana è morta al Policlinico di Bari. Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura (per paura di essere denunciata dai medici come clandestina) non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata, e dunque altamente contagiosa.
Una tragedia annunciata, “l’epilogo di una drammatica storia di vita. Storia di emarginazione e sfruttamento e di leggi ciniche e crudeli”, dichiara Pia Covre, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute. “Se un cliente non avesse sfidato la paura di essere coinvolto e magari sanzionato per essersi fermato con una prostituta, quella donna sarebbe morta in strada. Questo dramma – sottolinea Covre – mette in risalto cosa può accadere oggi in Italia per una persona prostituta clandestina e perseguitata dalle ordinanze antiprostituzione e dal decreto sicurezza. Anni di lavoro sul campo – prosegue Covre -e di dibattito politico sulla salute e la prevenzione ci hanno insegnato che non si deve escludere dalle cure nessuna persona, la salute pubblica, come sottolinea anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, viene messa in pericolo dalle politiche che ostacolano l’accesso ai servizi sanitari.”
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