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Fascino e rischi delle cavità sotterranee. Perchè mapparle

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ingresso grotta marano, San Giovanni Galermo
Ingresso Grotta Marano (Archivio CSE)

Cavità naturali e artificiali da brivido sono presenti nel sottosuolo della nostra città, che immaginiamo solidamente appoggiata su una robusta base di lava. Sono ampie caverne, dedali di gallerie, pozzi, ipogei, vasche, corsi d’acqua che si aprono all’interno di un terreno composto non solo di roccia ma anche di sabbia e argilla.

Conoscere la loro collocazione, determinarne la solidità o il rischio di crollo, non sono fattori secondari, dovrebbero anzi essere alla base di ogni intervento da effettuare non solo nel sottosuolo ma anche sul soprassuolo.

Con l’obiettivo di mitigare il rischio dell’apertura di voragini e di crolli, lo speleologo urbano Franco Politano, nel corso dell’assemblea pubblica organizzata, nel mese di aprile, da Città Insieme e altre associazioni sull’Urbanistica a Catania, ha fatto una proposta interessante.

Proposta ribadita nel pomeriggio di giovedì 19 giugno nel corso dell’incontro organizzato dal Comune di Catania, per il IV e V municipio, in funzione della stesura del Piano Urbanistico Generale (PUG).

Politano ha chiesto che, nel nuovo Piano Regolatore di Catania, venga inserita la posizione delle cavità sotterranee già note e che venga creata una banca dati nella quale raccogliere le informazioni provenienti da studi, indagini, rilievi eseguiti sia da privati che da enti pubblici.

Mentre, infatti – afferma Politano – il rischio sismico, così come quello vulcanico o idrologico, può essere “previsto sulla base di valutazioni probabilistiche derivanti dalla analisi di serie storiche”, il rischio di dissesti o crolli connessi alla presenza di cavità ipogee può essere “valutato solo se si conoscono la posizione, lo sviluppo, la profondità e la situazione geomeccanica di queste cavità”.

Anche perché le gallerie e le cavità ormai abbandonate possono subire crolli o le loro volte assottigliarsi a tal punto da rendere precaria la stabilità delle costruzioni che su di esse insistono.

La conoscenza del nostro sottosuolo è già ad un livello avanzato sia per quanto riguarda le grotte di scorrimento lavico sia per quanto riguarda le cavità artificiali, scavate – sin dal XVII secolo – per ricavare la rena rossa (la cosiddetta ghiara), componente basilare nella creazione delle malte utilizzate in edilizia. Via via che l’attività edilizia si spostava in altre zone della città, venivano scavate nuove cavità, abbandonando le precedenti, che successivamente sono state talora usate come depositi o come rifugi antiaerei durante la guerra.

Ad effettuare l’esplorazione, insieme a Politano, sono stati i membri del Centro Speleologico Etneo, una associazione di esperti ed amatori che opera in città da oltre quaranta anni e ha mappato buona parte del sottosuolo catanese.

Adesso che l’Amministrazione sembra intenzionata a procedere ad una nuova pianificazione, che deve avere come punto di partenza l’analisi del territorio, ci sembra più che opportuno che si tenga conto anche delle caratteristiche del sottosuolo. E che Catania si doti di una mappa delle cavità come hanno già fatto altre città italiane.

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