Ferro vecchio

2 mins read

“Siamo leader nel settore del ritiro del Ferro vecchio. La nostra Società è da anni operativa e si è sempre più specializzata nella raccolta, nel riciclo e nella commercializzazione dei [ …]. Se abitate a ….. e avete necessità di smaltire ferro vecchio, contattateci indicandoci quali sono le vostre esigenze e i nostri esperti sapranno illustrarvi con precisione il servizio […]”.

Cercando nella rete, alla voce “recupero ferro vecchio” si trovano tantissimi annunci come questo. Un ennesimo segno del fatto che il valore economico dei metalli – cresciuto talora, come nel caso del rame – li rende appettibili, soprattutto in una economia povera, di sopravvivenza, dando spazio anche ad azioni illegali, non sempre efficacemente contrastate.

Uccio Di Paola, uno dei redattori di Argo, ci parla di un fenomeno del passato. Ma non di qualcosa che non c’è, descrive infatti un passato ancora presente, che sopravvive nelle zone più complicate del Paese, come la nostra, dove qualcuno ricava ancora un reddito dalla raccolta di ferro e materiali affini.

01 ferrovecchio carabinieriHo sempre avuto in simpatia quella categoria sociale formata dai raccoglitori di ferro vecchio. Me li ricordo fin da piccolo, sempre sporchi di unto, con la barba di tre giorni, i capelli arruffati, e in canottiera.

Il loro strumento di lavoro caratteristico è sempre stata una ‘lapa’, spesso sgangherata, arruggiata e scoppiettante. Si aggirano in città a tutte le ore, con lo sguardo ansioso e grifagno. Insomma una categoria di infima serie, secondo il giudizio dei più.

Anche il mio, finchè non sono andato a Johannesburg dove ho scoperto che questa categoria di uomini e donne, spesso giovanissimi, chiamati waste reclaimers, è molto più diffusa e specializzata nella raccolta differenziata di vari tipi di rifiuti, soprattutto plastica, vetro, carta e metalli leggeri (lattine e canne).

Johannesburg è una città molto estesa, con milioni di abitanti, su di un altipiano molto articolato dove si alternano colline, anche artificiali, valli e pianure. Lungo le sue strade, non di rado, si possono osservare carovane di carrioli enormi, lunghi e alti più di 2 metri pieni di rifiuti selezionati trascinati, a piedi e con molta fatica, dai ferrovecchisti locali verso le industrie di trasformazione che li pagano con una miseria. Loro se la sognano la ‘lapa’, anche mezza scassata.

Ritornando a noi mi pare che i nostri raccoglitori, come i sudafricani, possono essere considerati i pionieri della raccolta differenziata. Il loro lavoro è stato prezioso, non per loro, ma per noi e per le industrie di trasformazione dei metalli in genere.

Ho sentito dire che secondo le norme che regolano il traffico urbano sono considerati fuorilegge. Sarebbe il colmo se constatiamo lo stato penoso della raccolta differenziata a Catania; io li proporrei per un riconoscimento sociale ed economico.

A tale proposito pare che nel Gauteng, la regione di Johannesburg, una certa parte politica, e potete immaginare quale, abbia proposto alla autorità competente di assumere e dare dignità a quei giovani raccoglitori sfruttati, e screditati senza che abbiano commesso alcun reato.

Vorrei aggiungere una riflessione tecnica: la esistenza di uomini raccoglitori, sia a Johannesburg che a Catania, è sostenuta dalla presenza di industrie di trasformazione entro raggi di azione compatibili con le spese di trasporto.

1 Comments

  1. Bella ed intensa riflessione. Siamo davanti ad una linea di demarcazione molto forte fra il riuso ed il mercato del consumo, laddove il risparmio è perdita economica. Il punto della discussione è questo; le politiche “ambientali vere” vanno in direzione contraria alla logica del consumo dove l’imballo stesso è un prodotto: più ne fai più guadagni e lo stesso vale per i metalli la cui logica sarebbe il riuso con un risparmio considerevole di Acqua per i processi industriali e per energia. Ed allora intervengono norme, consorzi che spesso aggravano solo i costi (basta pensare al cartone abbandonato fra i rifiuti aumentandone considerevolmente il volume) e con la “distruzione” di un comparto “informale” che per capillarità di raccolta e recupero non aveva concorrenti. Certo aree di illegalità in questi processi se ne sono visti ma spesso è stata la norma a “tagliare fuori” anzicchè regolamentare un comparto fatto di microeconomie e di efficienza

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Ambiente