Una volta era la Milano del sud, per chi voleva sottolinearne l’efficienza e la laboriosità. Poi è stata la Città di quelli che Pippo Fava chiamò, giustamente, i cavalieri dell’apocalisse, che per lungo tempo esercitarono un potere economico e “militare” apparentemente indistruttibile. Seguì, come in tante altre parti del Paese la “stagione dei sindaci”, espressione soggettiva di un’altra idea della politica (teoricamente la vecchia politica era morta con tangentopoli), alla prova dei fatti più rivendicata che effettivamente praticata.
Diventa veramente difficile definire la Catania attuale. C’è un progetto, un’idea di futuro, qualcosa su cui puntare, che vada al di là della vocazione turistica, presentata come un toccasana di tutti i mali?
Tra dissesto economico e mancanza di progettualità, siamo di fronte a una città allo sfascio. Si trova in fondo alle classifiche nazionali della vivibilità, ha la dispersione scolastica più alta d’Italia e una devianza minorile che ne è il frutto amaro e conseguente. Le periferie e il centro storico più vulnerabile restano confinati in una situazione di marginalità, che determina i destini bloccati di intere famiglie e soprattutto dei giovani, derubati del loro futuro.
Stanche di tutto ciò, con la speranza di superare passività e rassegnazione che sembrano prevalere fra la popolazione, tre nostre concittadine hanno inviato a Sigfrido Ranucci un lungo elenco di cose che non vanno, nella speranza che la trasmissione Report si occupi di Catania e faccia conoscere la gravità della sua situazione.
Anche perché il sindaco, che si presenta come il difensore della legalità contrastando (cosa ovviamente corretta) il parcheggio in doppia fila, sembra non volersi occupare del contesto generale, assistendo, senza contrastarli, a interventi che se andranno in porto (mai termine fu più appropriato) renderanno, probabilmente, definitivo il declino di cui abbiamo detto.
Stiamo parlando del nuovo piano del porto che prevede una crescita esponenziale e niente affatto necessaria di un’edificazione abnorme e colpisce al cuore due luoghi di grande valore naturalistico come la foce del fiume Acquicella e l’antichissima scogliera d’Armisi. Ma anche di altro. Ad esempio di un’Urbanistica che autorizza interventi edilizi che avvantaggiano gli speculatori e privano la città degli ultimi spazi liberi rimasti, che vengono sottratti alla collettività.
Le nostre concittadine si occupano, anche, dello stato dei servizi comunali, dai trasporti alla raccolta dei rifiuti, dalla cura del verde alle biblioteche. Ma anche di tanto altro. Un documento puntuale e utile da leggere (ed eventualmente da scaricare) se vogliamo capire meglio Catania e, soprattutto, contribuire, ognuno per quanto di sua competenza, a contrastarne il declino.
Ottima iniziativa! Complimenti! Speriamo che Ranucci accetti !