Sappiamo che circa 150 persone vivono in strada nella nostra città. Condizione ovviamente più complicata durante i mesi invernali ed estivi. Sappiamo anche che esistono ‘unità di strada’ che parzialmente fanno fronte ai problemi, ma manca una programmazione coerente da parte delle istituzioni, a partire dal Comune.
Da tempo varie associazioni cittadine (sociali, sindacali, di settore) si occupano dei senza tetto e hanno aperto una interlocuzione con l’assessore ai Servizi Sociali, Bruno Brucchieri, coinvolgendo – con diverse lettere e solleciti – il sindaco, il prefetto, e anche l’arcivescovo.
Un esempio importante di lavoro comune tra associazioni con sensibilità diverse, e con differenti ambiti di impegno, come Lhive che si occupa prevalentemente di salute o il Sunia che si interessa di disagio abitativo. Tutte hanno messo da parte ogni tentazione di protagonismo per portare avanti un impegno condiviso.
Hanno scelto una sigla sotto cui organizzarsi, “Rete in Strada”, e sotto questa sigla troviamo singole associazioni e cittadini ma anche raggruppamenti, come l’OULP, di cui fanno parte Centro Astalli, parrocchia Crocifisso della Buona Morte, Casa della Mercede e altre realtà associative.

O come la Rete Restiamo Umani/Incontriamoci, che ha prodotto, tra l’altro, un documento che approfondisce il tema dei corposi finanziamenti ricevuti per i senza tetto dall’ente locale, che li ha gestiti senza alcuna trasparenza. E che, talora non li ha nemmeno spesi tutti, tanto da essere ‘bacchettato’ dall’assessorato regionale.
L’Assessore Brucchieri, pur dichiarandosi disponibile al dialogo, non ha di fatto avviato il tavolo di lavoro richiesto dalle associazioni, né provveduto a consegnare la documentazione relativa ai progetti finanziati nè a quelli in fase di attuazione.

Ma la richiesta più urgente avanzata dalle Associazioni riguarda l’attivazione di un dormitorio pubblico “a bassa soglia”, una struttura che accolga le persone che non sanno dove andare a dormire, garantendo l’accesso a tutti, senza porre regole e condizioni che ne limitino l’ingresso.
L’unico requisito richiesto per accedere a un servizio di bassa soglia deve essere, infatti, la maggiore età e l’effettiva necessità di fruirne.
A Catania un servizio di questo genere attualmente non esiste, l’unico dormitorio pubblico esistente in città, peraltro inaugurato con un certo clamore neanche due anni addietro, è stato chiuso a fine gennaio, in piena emergenza freddo. Un nuovo centro, per lo più diurno ma anche notturno, è stato oggetto di un bando, concluso da mesi ma su cui mancano precise informazioni e di cui non è stato ancora firmato il contratto di appalto. Di bassa soglia, comunque, in questo bando non si parla proprio.

E’ inevitabile temere, quindi, che l’accesso non verrà garantito a tutti e che verranno individuati criteri per selezionare coloro che potranno usufruire del servizio. Una scelta decisamente infelice se teniamo conto della estrema fragilità delle persone interessate. Un ulteriore motivo per ritenere inadeguato un bando che, per l’accoglienza notturna, prevede solo trenta posti letto, 12 per le donne e 18 per gli uomini.
Un numero assolutamente inadeguato rispetto a quello delle persone che vivono in strada.

Anche di questo ha parlato martedì 15 luglio la delegazione ricevuta dall’assessore mentre, sotto gli archi della marina, di fronte all’assessorato, una cinquantina di manifestanti davano vita a un flash mob, con materassi e cartoni poggiati per terra per simulare le condizioni di vita dei senza fissa dimora. Cartelloni esplicativi denunciavano, contestualmente, la drammaticità delle situazioni vissute dai senza tetto.
L’assessore ha cercato di rassicurare sul fatto che, nonostante nel bando non se ne faccia parola, il nuovo centro sarà effettivamente a bassa soglia. In attesa della realizzazione della struttura, che dovrebbe essere collocata in via Stazzone, Brucchieri – “visto che l’emergenza è qui e ora” – ha accettato di dialogare con le associazioni (senza dar vita ad un tavolo di lavoro, ha precisato) per confrontarsi sui temi più urgenti e rilevanti e sulla praticabilità (sociale e finanziaria) degli interventi nel breve periodo.
‘Rete in Strada’ non molla. E’ in campo da mesi ed è decisa a far sì che su questi temi si cambi passo, in tempi brevi e in modo radicale.
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