Ridurre i tempi del trasporto ferroviario dalla Calabria alla Sicilia, questa una delle principali motivazioni dei favorevoli alla costruzione del Ponte. Una riduzione di un’ora, per i più ottimisti anche di più.
Guido Signorino, docente di Economia all’Università di Messina, contesta questa “verità”.
In effetti, oggi, i treni che entrano nei traghetti lo fanno con una manovra tanto complicata, quanto lenta. Infatti, essi vengono separati in più segmenti, condotti dentro la nave da un unico locomotore diesel che deve ogni volta agganciarsi e sganciarsi dal segmento trasportato ripetendo più volte questa operazione, sia alla partenza che all’arrivo.
E’ possibile, però, grazie alle innovazioni tecniche, rendere i tempi molto più brevi. Sulla Gazzetta del Sud online, Signorino ragiona sulle potenzialità del sistema dei trasporti ferroviario. Gli Intercity, ad esempio, composti da otto vagoni, sono dotati di due locomotori elettrici (in testa e in coda) che permetterebbero di dividere il treno in due soli segmenti di quattro vagoni, che verrebbero velocemente e direttamente caricati sulla nave, riducendo nettamente i tempi complessivi del trasporto (partenza e arrivo).
Ancora. Modernizzando la flotta con navi da 200 metri, “I Frecciarossa 1.000 traghetterebbero senza sdoppiamenti in 55 minuti, e i treni merci dimezzerebbero i loro tempi attuali”.
Conseguentemente, i tempi di attraversamento dello stretto verrebbero ridotti in misura tale da rendere insensato proseguire nella progettazione del ponte. Tanto più che l’investimento economico sarebbe “ridicolo” rispetto ai 15 miliardi attualmente previsti per la costruzione del ponte.
Ipotizzando un ulteriore miglioramento tecnico, nel futuro questi tempi potrebbero diminuire ulteriormente. In sostanza, siamo di fronte a una notevole riduzione del supposto valore economico del tempo risparmiato con il ponte.
Un dato, evidentemente, di cui tenere conto con attenzione nella valutazione costi – benefici. Un dato che rafforza le ragioni di chi si oppone al ponte, un’opera con costi, economici e ambientali, insostenibili, che non servirebbe neanche a ridurre significativamente i tempi di attraversamento dello Stretto.