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Caso Portoghese. Musumeci è più muto di un pesce. La Sicilia si adegua. Lo chiamano giornalismo.

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Capolavoro, vero, autentico. Non si può definire in altro modo l’intervista al redivivo Musumeci pubblicata ieri (8 febbraio) da La Sicilia di Catania. Musumeci è stato per settimane e settimane il convitato di pietra dell’affare Portoghese, il commissario del comune defenestrato ad un anno dalla sua nomina. Sappiamo tutti come quello consumato ai danni di Portoghese e della città sia una insopportabile manovra di Palazzo che ha utilizzato un pretesto per liberarsene.

Ma ciò che importa qui sottolineare è il silenzio assoluto, tenace, tignoso che il nostro ex presidente della Regione ha mantenuto su questo brutto pasticcio. Portoghese lo ha nominato lui, nel pieno dei suoi poteri di governatore della regione. E per due volte consecutive. La prima come Commissario alla Città metropolitana, la seconda al Comune di Catania.

Impegnato com’è nel suo ministero senza portafoglio non ha avuto tempo di informarsi su questa vicenda? In una agenda ministeriale Catania non trova più posto? E’ diventato uno dei tanti puntini della carta geografica italiana? Non lo sappiamo. O forse, e assai più probabilmente, rispondere di un pastrocchio combinato con le sue proprie mani, degno della peggiore partitocrazia, è una scocciatura, un di più, un qualcosa non previsto dalla sua personalissima concezione della democrazia, della trasparenza e dell’informazione. I cittadini non debbono sapere come vanno le cose nelle segrete stanze, non hanno diritto ad essere informati. Lor signori non devono dare conto di niente. Meglio il silenzio, meglio lasciare che il tempo scorra e cancelli ogni cosa.

Ma ieri Musumeci è riapparso sul giornale della città. E ha parlato di tutto: dell’insuperabile Times che ha incoronato Meloni leader di statura internazionale, dei suoi gloriosi primi cento giorni al ministero, dello straordinario piano nazionale del Mare che tutti i popoli del Mediterraneo aspettano in trepidante attesa, del governo regionale e del suo amico Schifani. Ha persino trovato il tempo di indicare il male supremo della città nel “senso di rassegnazione e dell’indifferenza dei catanesi,  pericolose tanto quanto la mala burocrazia e la mafia”. Niente poco di meno.

Sulla questione Portoghese? Niente. Su una crisi istituzionale senza precedenti? Sull’ora più buia di una città, per anni senza un sindaco. Eppoi, per settimane, tenuta in scacco dai soliti giochi di potere? Niente di niente. Come se Musumeci fosse un turista di passaggio. Ma il giornalista? Il professionista della carta stampata che gli ha posto le domande? Gliele ha poste tutte, tranne una, la più importante, quella sull’affaire Portoghese, l’unica che potesse giustificare quell’inchiostro sul giornale. Se ne è guardato bene. Non sia mai che sua eccellenza il ministro, possa sentirsi in imbarazzo, anche solo per un solo istante. Non sia mai. Meglio evitare. Meglio omettere. Anche il ricordare che a Catania c’è un nuovo arcivescovo che osa dire che la rassegnazione e l’indifferenza non vengono dal cielo ma sono le figlie predilette della mala politica. Lo chiamano giornalismo.

2 Comments

  1. Ancora oggi non si è capito che la politica è un affare, giusto oggi nel TG sentiamo che si deve aumentare lo stipendio, che chiamamalo così hai deputati Regionali è anche hai Sindaci. Giusto, per il lavoro che fanno è hanno fatto per rendere la Sicilia una delle Regini più disastrate d’Italia. Purtroppo in Sicilia tutti ci lamentiamo per come vanno le cose,ma non facciamo niente anzi alle elezioni Premiamo con i voti chi ci continua ha non interessarsi dei gravi problemi che abbiamo.prossime elezioni a Catania seconda città Regionale,sicuramente verranno rieletti chi non ha concluso ad oggi niente.

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