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Porticciolo di Ognina, una petizione per difenderlo dall’accaparramento dei privati

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Un’area sottoposta a vincolo paesaggistico per i riferimenti storici e mitologici, per le costruzioni pittoresche e l’incantevole vista sormontata dall’Etna, il porticciolo di Ognina, rischia di essere ulteriormente privatizzato e sottratto al libero accesso dei cittadini.

L’accaparramento da parte di una società e del clan familiare che la possiede e gestisce è iniziato da più di dieci anni, con la complicità di enti pubblici che avrebbero il compito di proteggere i beni comuni, dal Demanio marittimo alle Amministrazioni comunali, alla stessa Soprintendenza che ha posto il vincolo.

La concessione di parte dello specchio acqueo e di suolo demaniale marittimo, ottenuta nel 2007, non basta più alla società La Tortuga. Ha già chiesto un ampliamento nel 2015 e adesso torna all’attacco avanzando una richiesta di ampliamento ulteriore che comporterebbe anche il taglio del molo, per mettere in comunicazione l’area richiesta con quella attualmente in gestione della società, la posa di un pontile galleggiante che occuperebbe quasi totalmente lo specchio acqueo del porticciolo, la recinzione dell’area che diventerebbe inaccessibile al pubblico, tenuto fuori anche da un cancello di vetro e acciaio con tanto di logo Tortuga.

I primi a sentirsi minacciati sono stati i pescatori, ma anche gli appassionati, che tengono le loro barche nello specchio acqueo del molo vecchio e le tirano a secco per le riparazioni. Si sono persino offerti di occuparsi della manutenzione e della pulizia, e di pagare l’area demaniale occupata dalla loro imbarcazione, purché il porticciolo rimanga fruibile a tutti. In campo sono scesi anche i residenti, che hanno alle spalle un lungo contenzioso con La Tortuga.

Costituiti in comitato spontaneo, “Gli amici del porticciolo di Ognina”, affiancati dalle associazioni impegnate nella tutela dei beni comuni demaniali, hanno preparato una petizione e intendono raccogliere le firme per chiedere agli enti preposti di riconoscere la prevalenza dell’interesse pubblico sugli interessi privati, tenendo conto anche che l’articolo 36 del codice della navigazione, consente concessioni demaniali rilasciate “compatibilmente con le esigenze del pubblico uso“.

Ne consegue che debba essere garantita la libera fruizione sia del “Molo di ponente” sia dell’intero specchio acqueo da esso delimitato.

Di una raccolta di firme si era parlato anche nel 2017, in occasione di una precedente richiesta di ampliamento, ma poi l’iniziativa non ebbe seguito, anche perché pare che i pescatori fossero stati scoraggiati da blandizie/minacce provenienti da esponenti della ditta.

Gli interventi talora pesanti che, in passato, alcuni membri della famiglia Testa e loro sodali hanno effettuato nei confronti dei residenti sono documentati dagli atti di un processo che si è concluso con la condanna degli aggressori, in primo e secondo grado. Minacce, aggressione fisica, insulti, sputi, tentativi di impedire la distribuzione di volantini, comportamenti che il giudice ha ritenuto fossero “consapevoli e volontari”, perché “dicevano, loro erano i padroni incontrastati di Ognina”, come leggiamo nella sentenza.

Ma questo processo non è l’unico che abbia coinvolto la famiglia. Carmelo Testa, co-amministratore de La Tortuga insieme al fratello Tommaso (morto nel corso del processo) è stato condannato in primo e secondo grado (anni 2012- 2013) per interventi edilizi compiuti in base ad una concessione edificatoria illegittima rilasciata dal Comune di Catania. Insieme a lui fu infatti condannato anche il dirigente dell’Urbanistica, Vito Paladino, che aveva ‘consapevolmente’ rilasciato un permesso illegittimo.

Ci troviamo, infatti, all’interno di un’area privata vincolata, in cui non è consentito aumentare la consistenza edilizia. Sono quindi vietate le nuove costruzioni, anche a carattere precario, e sono ammesse soltanto, a parità di volume, le demolizioni e ricostruzioni di manufatti esistenti ed iscritti al catasto.

Era stata invece autorizzata la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica,

la ricostruzione – con volumetria maggiore – di un fabbricato preesistente, già di per sé abusivo e mai accatastato, la realizzazione di tre tensostrutture, la posa in opera di una grossa gru, in aggiunta a quella esistente, e altre opere edili ‘minori’. Il tutto con aumento di circa 1.000 mq dell’area demaniale utilizzata.

Dopo un susseguirsi di denunce, sospensioni, sequestri, revoche ma anche nuove autorizzazioni, si è arrivati alle sentenze, di primo e secondo grado, con relativa condanna, risarcimento dei danni e pagamento delle spese processuali. Oltre alla disposizione di “immediata demolizione delle opere abusivamente realizzate” e la “rimessione in pristino dello stato originale dei luoghi”. La Corte Costituzionale confermò l’illegittimità della concessione edificatoria pur annullando le condanne per ‘intervenuta prescrizione’ dei reati contestati.

A tutto questo si aggiunge il paradosso che, per realizzare una struttura illegittima, la società abbia ottenuto un finanziamento pubblico di € 164.813,18, sulla base di un bando per la realizzazione di porti e approdi turistici (POR Sicilia 2000/2006 misura 4.20).

Davvero inquietante questo caso. Le sentenze dei tribunali penali ed amministrativi non sono state tenute in nessun conto da Comune e autorità demaniale, tanto è vero che l’ARTA (Assessorato Regionale Territorio e Ambiente), nel 2018, ha rilasciato a La Tortuga, attualmente amministrata da persone che non hanno il cognome Testa ma fanno capo alla nota famiglia, una nuova concessione demaniale (75 del 16.7.2018 rep. 5591) con scadenza al 31.12.2025.

A ragione “Gli amici del porticciolo di Ognina” vogliono coinvolgere la città nel tentivo di bloccare l’ultima arrogante richiesta de La Tortuga. E’ in gioco un bene storico comune e tutti possiamo/dobbiamo fare la nostra parte.

A questo link il testo della petizione.

E’ possibile firmare presso la sede dell’Associazione Borgo Marinaro di Ognina in via Marittima, previo appuntamento (tel.3298605079)

3 Comments

  1. Mi associo all’ultimo commento: Perché non rendere possibile la votazione on line? Si otterrebbe molte più adesioni.

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