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Catania, servizi sanitari e persone migranti

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La LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS) denuncia le carenze dei servizi sanitari rivolti alle persone migranti.

“Garantire l’ottimale ed uniforme erogazione dei servizi sanitari rivolti ai cittadini stranieri, migliorandone l’accesso e la fruizione nel rispetto della normativa vigente”, così le Linee guida per l’assistenza sanitaria ai cittadini stranieri (extracomunitari e comunitari) della Regione Siciliana (2012).

Un impegno coerente col dettato costituzionale: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”. Tra l’altro, viene prevista la costituzione della “rete assistenziale regionale stranieri”, teoricamente operativa entro il 31 dicembre 2012.

A Catania, giorni fa è morto Illah Dansoko, un ragazzo gambiano, forse anche a causa di ritardi negli interventi di assistenza. Al di là del tragico episodio, accessi e fruizione dei servizi sanitari sono effettivamente garantiti nella nostra Città?

Preliminarmente va rilevato che l’Azienda Provinciale e le Aziende Ospedaliere di Catania, dove questo decreto è stato largamente ignorato, invece di favorire l’implementazione e il miglioramento della rete dei servizi, negli ultimi anni hanno progressivamente smantellato le già poche risorse dedicate alla salute dei migranti.

Facciamo un passo indietro e ricostruiamo le linee essenziali relative all’assistenza delle persone straniere.

I cittadini extracomunitari in regola con le norme di soggiorno, ai sensi dell’art. 34 del “Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (D.Lgs. n. 286/98) e della successiva normativa in materia, hanno il diritto/obbligo di iscrizione al Servizio Sanitario pubblico.

Ai cittadini extracomunitari non in regola con le norme di ingresso e soggiorno, viene rilasciato un codice STP (Straniero Temporaneamente Presente) in occasione della prima erogazione dell’assistenza sanitaria (D.P.R. n. 394/99, art. 43, comma 3). Il codice STP può essere anche rilasciato preventivamente per facilitare l’accesso alle cure, in particolare nei programmi di prevenzione e per la continuità delle cure urgenti ed essenziali. Esso viene rilasciato dalle Aziende Sanitarie Provinciali, dalle Aziende Ospedaliere, dalle Aziende Ospedaliere Universitarie e dagli IRCCS della Regione.

Al fine di assicurare un uniforme accesso alla rete dei servizi sanitari rivolti alla popolazione straniera, il Decreto ha previsto che ciascuna Azienda Sanitaria Provinciale si doti di un Ufficio Territoriale Stranieri e che venga attivato almeno un Ambulatorio dedicato per distretto sanitario e almeno uno per sub distretto nelle città metropolitane.

L’Ufficio Territoriale Stranieri deve essere composto da un responsabile e da almeno un amministrativo e, per lo svolgimento dei propri compiti, si deve avvalere della collaborazione di figure professionali, sanitarie e sociali, opportunamente identificate per la competenza nell’area specifica di intervento e nel settore dell’immigrazione.

Gli Ambulatori dedicati dovranno essere composti da: un medico, un pediatra, un assistente sociale, un infermiere e garantire la necessaria presenza di figure di mediazione linguistico-culturale, tenendo conto della popolazione immigrata prevalente nel territorio anche attraverso forme di contratti e/o convenzioni con specifiche associazioni del settore. Le Aziende Sanitarie Provinciali si dovranno dotare di un mediatore linguistico-culturale, figura che riveste un ruolo determinante nella gestione delle richieste degli stranieri.

Le Aziende Ospedaliere e le Aziende Universitarie Policlinici dovranno garantire, in ciascun presidio ospedaliero, un Servizio di accoglienza attiva e, nel rispetto delle linee guida, potranno continuare l’attività degli ambulatori dedicati alla salute degli immigrati in atto esistenti.

Con buona pace delle linee guida della Regione Siciliana, nella provincia di Catania gli Ambulatori dedicati dei distretti sanitari o funzionano con poco personale, una volta a settimana e possibilmente nel pomeriggio, o sono stati rimossi, l’Azienda “Policlinico – V. Emanuele” ha deliberato la chiusura della UOC di Medicina Tropicale nel 2013, dell’Ambulatorio Immigrati alcuni anni dopo, l’Azienda Ospedaliera Cannizzaro, prima, e l’Azienda Ospedaliera Garibaldi, dopo, hanno chiuso nel 2020 i loro Ambulatori Immigrati.

Inoltre, a causa del COVID-19 e dei decreti relativi, l’ambulatorio del Centro Astalli e l’ambulatorio “Salute e Solidarietà” del Rotary International, sostenuti da volontari, hanno dovuto interrompere temporaneamente l’attività, per cui al momento nella provincia di Catania le uniche risorse per la salute dei migranti sono l’ambulatorio di Medicina delle Migrazioni dell’ASP e il Drop-in della LILA.

Se le cose stanno così, è facile capire quanto sia complicato poter garantire l’assistenza di base e l’assistenza specialistica, quanto sia difficile garantire risposte efficaci alle situazioni di emergenza, quanto sia complesso garantire il follow-up alle donne incinte e come sia impossibile portare avanti campagne di prevenzione rivolte alle persone migranti.

Una situazione, quella descritta, tanto più grave in periodo COVID-19, che perpetuandosi non solo contribuirà a sovraffollare i Pronto Soccorso degli ospedali ma non farà accedere ai servizi una popolazione, quella dei migranti, che già ha sofferto e a cui si continuano a negare i più elementari diritti.

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