Salvini esulta perchè nessuno dei 64 migranti della Alan Kurdi arriverà in Italia e dichiara che rimpatrierà immediatamente i 70 appena arrivati a Lampedusa (perchè comunque, nel silenzio mediatico, gli sbarchi continuano).
Già in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe svuotato in tempi brevissimi l’Italia dai 530.000 irregolari presenti.
Nei primi sei mesi del suo mandato ne ha rimpatriati 3.851.
Un po’ “meglio” aveva fatto il ministro Minniti, che, nello stesso lasso di tempo, era riuscito a metterne sugli aerei 3.968.
Quanto ai primi mesi di quest’anno, si è proceduto al ritmo di 18 espulsioni al giorno: un immigrato in più espulso ogni giorno rispetto al governo precedente.
E’ un po’ poco per dire di aver mantenuto le promesse, considerato che ne rimangono più di 500.000 da rimandare indietro e che, con questo ritmo, non basterebbero venti anni.
Ci tornano alla mente le fiabe lette da bambini dove la protagonista è costretta a svuotare il lago con un mestolo forato e per giunta in una sola notte. Anche nel nostro caso sembra che di un mestolo ci si sia serviti per compiere l’opera, e sempre di quello bucato!
Il perché di questi esigui numeri di “rimpatri forzati” ce lo spiegano le giornaliste Gabanelli e Ravizza sulle pagine web del Corriere della Sera, fornendo numerosi dati e grafici a sostegno della loro analisi.
Innanzitutto il provvedimento d’espulsione lo possono ricevere solo tre categorie di persone: chi è accusato di fiancheggiare o sostenere il terrorismo, chi ha un profilo di pericolosità sociale, e come alternativa alla detenzione, chi ha avuto condanne inferiori ai due anni.
Nei CPR, centri per il rimpatrio, si procede dunque all’identificazione della persona ed infine è richiesto il Documento di viaggio, che viene rilasciato dall’ambasciata del paese d’origine.
E’ il punto più delicato: per avere il foglio di via è indispensabile infatti che il paese d’origine riconosca l’immigrato come suo cittadino.
Questo non avviene in maniera così spontanea come si potrebbe pensare, bisogna pur dare qualcosa in cambio, è dunque necessario stipulare accordi preventivi e collaborazioni politiche con i diversi stati.
L’Italia ha firmato a vario titolo accordi con Marocco, Tunisia, Egitto e Nigeria, che prevedono da parte nostra l’impegno a organizzare corsi di formazione alle forze di Polizia di questi paesi, oltre a fornire loro mezzi ed equipaggiamenti.
Il problema principale risiede nel fatto che la maggior parte degli immigrati irregolari proviene da paesi con i quali non esistono né accordi economici né collaborazioni politiche. Parliamo di stati quali il Ghana, il Burkina Faso, l’Etiopia, il Senegal, tutti i paesi dell’Africa sub sahariana.
La percentuale degli espulsi verso questi paesi crolla da un misero 15% di espulsioni in media ad un ancora più esiguo 7%.
Percentuale peraltro allineata a quella di paesi più agguerriti ed organizzati di noi nelle espulsioni forzate, quali Francia e soprattutto Germania, che nei riguardi dei paesi subsahariani incontrano le nostre stesse difficoltà.
Ma c’è un motivo ben preciso perché questi stati non vogliono o non possono riprendersi i loro cittadini, ed è che nessun accordo politico od economico potrà mai compensare la munifica ricaduta per la collettività delle rimesse degli immigrati.
I dati incrociati di Banca mondiale ed Istat ci dicono che fino a sei persone sopravvivono in questi paesi grazie alle rimesse in denaro effettuate da ogni singolo emigrato.
Per completare il quadro aggiungiamo che i CPR sparsi in Italia sono del tutto insufficienti per il lavoro d’identificazione che devono svolgere, e che il rimpatrio forzato costa al paese dai 3000 ai 5000 euro a persona.
La conclusione delle due giornaliste è che promettere di riempire gli aerei è facile, difficile è passare ai fatti.
Noi vorremmo aggiungere che, nella fiaba, la fanciulla viene in genere aiutata nella sua difficilissima impresa da una fata o da uno gnomo, e questo avviene perché se lo è meritato grazie alle sue buone azioni, alla sua gentilezza d’animo, all’empatia dimostrata nei confronti di altri esseri viventi.
Se questa vicenda non promette di finire altrettanto bene non è per la mancanza di creature magiche, ma perché a questa folle impresa non si accompagna neppure un egoistico ma razionale calcolo economico di costi e benefici, figuriamoci poi cercarvi lezioni morali e nobili virtù!
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