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Danilo Dolci, l'omertà e il ruolo dell'informazione

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il silenzio è mafiaDanilo Dolci con la mafia si era scontrato e la conosceva bene. L’esperienza e il rigore morale lo inducevano anche a far riflettere i suoi uditori su manifestazioni che, senza essere mafiose in senzo stretto, offrono copertura a chi persegue i propri interessi ignorando i diritti degli altri.
E’ quello che fanno i mezzi di informazione quando tacciono i nomi dei resposabili di un’azione illegale, tradendo l’interesse dei cittadini.
Prendendo spunto da un intervento pubblico di Dolci, risalente agli anni ’70, un nostro lettore ci ha inviato una breve riflessione che oggi pubblichiamo.
Leggo spesso sul quotidiano locale notizie relative a multe o addirittura sequestri di aziende o esercizi commerciali privi delle necessarie autorizzazioni e/o che attentano alla salute dei cittadini con cibo mal conservato, assenza delle più elementari norme di igiene e via discorrendo.
Quasi sempre di questi ‘noti’ esercizi viene taciuto il nome. Come farà il cittadino a salvaguardare la propria salute evitando di servirsi da questi produttori o presso questi locali?
Il ripetersi di questi casi mi ha fatto ricordare quando, studente universitario a Torino, assistetti ad una conferenza-dibattito con Danilo Dolci. Argomento, la mafia.
Nel corso della discussione, in seguito alla domanda di uno studente sulla omertà, Dolci volle spiegare che l’omertà non è solo praticata dai mafiosi o da chi vuole, per paura o convenienza, proteggerli.
L’omertà è qualcosa di più diffuso e pervasivo.
Prendendo in mano un numero de La Stampa, Dolci ne lesse una pagina, scegliendo proprio la notizia relativa ad una azienda che aveva messo in commercio un prodotto dannoso. Dell’azienda mancava il nome. Come avrebbe fatto i cittadini a guardarsi da questo prodotto e a tutelarsi?
Ecco – disse Dolci – questa è omertà. Siamo a Torino e non in Sicilia, stiamo leggendo un giornale diffuso in Piemonte e a livello nazionale, non abbiamo trovato nell’articolo nessun riferimento a clan mafiosi, eppure questo silenzio non può che essere complice e omertoso.

Quell’esempio mi rimase impresso e anche adesso mi sovviene. Ecco perchè, quando leggo notizie di questo tipo non posso non pensare a Danilo Dolci, non posso non dirmi “questa è omertà”.

3 Comments

  1. A Catania vi è un pesante esemplare caso di tale silenzio omertoso. E’ il silenzio stampa sulla mafia a protezione politica dei trasporti dove operano ditte sotto indagini e sequestri della DIA. Una mafia politica che ha permesso di devastare a proprio vantaggio la Plaia e la foce di un torrente protetto con tanto di Legge nazionale. Una mafia politica che tenta di nascondersi in Tribunale nella prossima udienza del 15.10. , facendo apparire testimoni in favore di se stessi e dell’ unico soggetto già sotto processo, i tre maggiori corresponsabili di tale devastazione.

  2. L’Omertà è una forma perversa di solidarietà, ma è molto diffusa e praticata in diversi ambiti consortili per coprire comportamenti e azioni anche delittuose.
    Le “corporazioni” professionali, per esempio, pur non essendo associazioni mafiose s.s., praticano ordinariamente questa solidarietà guasta in maniera non dissimile da quella mafiosa con conseguenze sociali forse più gravi perché sono striscianti su un tessuto sostanzialmente sano.

  3. Non sono pienamente convinto sulla inclusione tout-court degli Ordini e delle associazioni di categoria.
    Queste associazioni hanno lo scopo dichiarato di tutelare gli interessi economici (e corporativi in genere) degli associati verso lo Stato e contro quelli di categorie concorrenti.
    Servono anche a certificare l’esistenza dei “titoli” degli aderenti (ma questi vengo rilasciati, per esempio,dalle Università, non dagli Ordin).
    Certo la protezione non può arrivare a nascondere comportamenti criminali e infatti gli Ordini fissano negli statuti norme etiche e regole di comportamento. Non hanno funzioni di polizia ed ispezione sul comportamento degli iscritti, ma di “tribunale” e, su denuncia, ne sanzionano il comportamento fino ad arrivare alla radiazione.
    Totalmente diversa la funzione dei giornalisti, che dovrebbe essere quella di denunciare ed informare e, nei limiti del possibile, indagare sull’operato dei pubblici poteri.
    Anche le funzioni pubbliche Ispettive e di controllo (ASL, Finanza, Polizia) quando le irregolarità sono scoperte ed accertate hanno il dovere di rendere pubblici nomi e cognomi, se i fatti accertatai riguardano servizi (pubblici o privati) resi ai cittadini. Altrimenti la funzione di difesa del pubblico interesse viene amputata e viene anzi difeso e tutelato il truffatore.
    Un esempio estremo anche su La Sicilia di oggi http://www.lasicilia.it/news/caltanissetta/101910/lavoratori-in-nero-o-irregolari-in-parchi-acquatici-e-tematici.html
    è stato omesso non solo il nome ma anche la località: dove si trovano i parchi acquatici di cui si parla? sulla costa di Gela, a Falconara, a torre Manfria ? o in qualche paese dell’interno a Niscemi , Delia, Butera, S. Cataldo ? o nella stessa Caltanissetta ?

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