Un Fava inedito quello che oggi vi riproponiamo.
Nell’ottobre del 1983 il giornalista firmava infatti, su “I Siciliani”, un articolo dal titolo “Sulle strade del buon mangiare in Sicilia“, un viaggio ‘lontano dagli inquinamenti e dai missili atomici’, un’inchiesta insolita, da lui stessa definita “la più divertente che io abbia scritto negli ultimi tempi”.
Un modo quasi per farsi perdonare dai suoi lettori, che gli rimproverano di guardare sempre con occhio tragico la Sicilia e di non cercare mai “la bellezza, la cultura, l’incanto” dell’isola.
Per questo ribadisce “non vi parlerò di mafia, di assassini, di violenze, di cadaveri eccellenti, di corruzione…”.
Cercherà piuttosto di “scoprire se ancora in Sicilia, da qualche parte, esiste quello straordinario piacere di vivere” che è, insieme al sesso, il buon mangiare.
Un piacere accessibile anche alla povera gente, che può gustare aromi e “cibo succulento” che nemmeno i baroni avevano a mensa .
Intraprende così un viaggio enogastronomico senza un programma preordinato o un itinerario prefissato, spinto soltanto dalla curiosità e dai ricordi delle sue passate esperienze di vita.
Da Buccheri a Valguarnera a Vittoria “seguendo la memoria del fuoco sul quale rosolavano le salsicce, le olive, e del vino nerissimo e amaro”, con un variopinto susseguirsi di personaggi, il vecchio di Buccheri, il cavalier La Terra di Chiaramonte, re della salsiccia, il professore Rizzo gran maestro dei vini di Vittoria e la vedova Angelina di Comiso le cui scacce rassomigliano alla musica di Mozart.
Personaggi che sono “un tutt’uno con l’arte stessa del cibo“.
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