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I diritti ignorati di amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici

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Amministrativi, Tecnici, Collaboratori scolastici (ATA) garantiscono, per quanto di loro competenza, il funzionamento della scuola. Ma oggi è come se non esistessero. Di loro non si parla nella legge 107/15, quella della Buona (o cattiva) Scuola.
E’ come se il loro contributo fosse indifferente, se non inutile, come se la scuola potesse “andare avanti lo stesso”.
Mentre compiti e lavoro aumentano, il personale viene progressivamente ridotto di numero e alcune attività, un tempo svolte dagli “interni”, come quella della pulizia dei locali, sono in parte affidate ad esterni, spesso organizzati in cooperative, che non sempre rispettano qualità del lavoro e corrette relazioni con i dipendenti.
In sostanza, siamo in presenza di oltre duecentomila lavoratori che non è esagerato denunciare come “abbandonati a sé stessi”. Affronterà questo nodo la nuova ministra Valeria Fideli?
A Catania si è discusso della questione ATA in uno specifico convegno di formazione, promosso dal CESP – Cobas Scuola, svoltosi, a fine novembre, nell’aula magna del liceo Boggio Lera.
Teresa Modafferi (Cesp Sicilia) nell’introdurre i lavori ha ricordato innanzitutto i tagli del personale derivati dall’innalzamento del rapporto alunni/unità e le difficoltà determinatesi a causa del divieto di nominare supplenti anche per periodi lunghi. Ancora, nonostante le segreterie siano gravate da nuovi compiti (per esempio, per l’attuazione del codice amministrativo digitale) per gli addetti non è stato previsto nessun corso di formazione/aggiornamento.
I collaboratori scolastici, a causa delle carenze di personale, vedono spesso cambiati gli orari di lavoro e, nel caso di scuole con più plessi, sono continuamente “spostati” dove c’è più bisogno, sperimentando così sulla loro pelle una continua, e contrattualmente non prevista né remunerata, “mobilità”.
Le novità che potranno derivare dalla costituzione di reti fra istituzioni scolastiche sono state messe in rilievo da Enza Nicolosi (assistente amministrativa, Cobas Catania)
Le reti, invece di semplificare il lavoro, rischiano di “specializzare” ogni singola segreteria, che dovrà farsi carico, per tutte le scuole consorziate, di gestire uno specifico servizio.
La maggioranza degli istituti, soprattutto di primo grado, non dispone inoltre di attrezzature informatiche adeguate, un dato che non sembra essere sufficientemente chiaro al legislatore.
In questo quadro, per la relatrice è, perciò, importante ripartire da una corretta conoscenza di diritti e doveri del personale ATA, di cui ha proposto una sintesi, ribadendo quanto previsto dal contratto nazionale vigente.
Ha quindi sottolineato la necessità di una corretta programmazione del lavoro di tutto il personale, da definire prima dell’inizio delle lezioni, il che non avviene in troppe scuole.
In particolare, per quanto riguarda i collaboratori scolastici ha rilevato la  rispetto alla riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali, che dovrebbe avvenire in tutte quelle scuole che sono aperte almeno 10 ore per tre giorni a settimana.
Infine, ha proposto che nella distribuzione del fondo di istituto, visto che i docenti usufruiscono di premi e bonus, si proceda ampliando la quota spettante agli ATA.
Il dibattito ha messo in luce il senso di solitudine della maggior parte dei presenti, sempre meno gratificati dalle concrete condizioni di lavoro i cui operano.
Alcuni obiettivi sono tuttavia stati individuati come condivisibili e realizzabili.
Tra questi: lo sblocco del turnover; l’abolizione di quanto previsto dalla legge di Stabilità del 2015 sulle supplenza del personale ATA; l’abrogazione del nuovo sistema di determinazione degli organici ATA, ripristinando i parametri precedenti, che tenevano conto della locazione logistica e della struttura degli edifici scolastici; il superamento dell’esternalizzazione dei servizi di pulizia; i concorsi per il profilo di DSGA; l’introduzione del profilo di Assistente tecnico nelle scuole del Primo Ciclo.
Soprattutto, è stata indicata la necessità che anche gli ATA, come avviene con il Collegio docenti, dispongano di un luogo istituzionale dove poter discutere e deliberare sull’organizzazione del lavoro, istituendo, conseguentemente, il Collegio ATA.

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