Porta a porta per tutta la città, un totale di 7 isole ecologiche (due già funzionanti, in viale Nettuno e a Picanello, una con bando in corso in via Generale Amelio, altre quattro già individuate), 30 ecopunti mobili in alcune piazze della città (5 per ogni quartiere) per permettere a tutti i cittadini di conferire i rifiuti differenziati e ridurre al minimo lo sversamento in discarica evitandone gli altissimi costi e gli effetti devastanti per l’ambiente.
Questo prevede il piano di intervento preparato dall’assessorato all’Ecologia di Catania, già approvato dalla giunta e in attesa di completare il proprio iter.
Necessarie le approvazioni del Consiglio comunale, della assemblea consortile del piano d’ambito (RSS) e della Regione, che ne ha già ricevuto una bozza su cui ha fatto le proprie osservazioni e chiesto approfondimenti oggi in corso.
La gestione dei rifiuti cittadini sarebbe data in appalto per 7 anni, così come prevedono le linee guide regionali in modo da favorire l’ammortamento e quindi la convenienza dell’affare.
Di tutto questo e di altro ancora si è parlato nel corso dell’assemblea convocata due giorni fa in via Siena da CittàInsieme e Rifiuti Zero sul tema “Il futuro dei rifiuti a Catania”, presenti l’assessore Rosario D’Agata e alcuni tecnici del Comune e della società d’ambito.
Un’assemblea molto partecipata con la partecipazione di un pubblico interessato, informato e battagliero, come era prevedibile vista la criticità del tema.
Perchè siamo in ritardo rispetto alla chiusura del precedente appalto, nato già vecchio, come ha ricordato Mirko Viola di CittàInsieme, e ormai in scadenza? Perchè è stato rinnovato fino a giugno, nonostante le promesse fatte in passato dal sindaco di una risoluzione anticipata? Ci saranno altre proroghe? Quali tempi sono previsti per l’avvio del nuovo appalto?
Le domande incalzano e non sono sempre benevole, anche se assessore e tecnici si difendono con grinta.
Si fa riferimento alla legge 9/2010, che ha abolito gli Ato (di fatto poi ripetutamente prorogati) e istituito le SRR, consorzi pubblici che operano su un territorio più ampio e anche più eterogeneo.
Si citano le variazioni introdotte dalla legge 3/2013 e le circolari degli assessori regionali (prima Marino e poi Contraffatto) che hanno modificato via via il quadro e costretto i comuni a successivi adeguamenti.
Ogni comune deve presentare il proprio piano di intervento, che deve essere conforme al piano d’ambito della SRR di appartenenza. E qui casca l’asino perchè questi consorzi stanno nascendo solo ora, con estremo ritardo; il piano d’ambito della nostra SRR è ancora una bozza e dovrebbe essere approvato il prossimo 14 marzo.
Il piano d’intervento del nostro comune, approvato fino ad ora solo dalla giunta (condizione non più considerata sufficiente), dovrà poi passare al vaglio del consiglio Comunale, dell’assemblea della stessa SRR e della Regione.
I tempi quindi si allungano e, alle pressanti richieste di definire una data di conclusione dell’iter, D’Agata ribadisce di poter offrire garanzie solo per i tempi rapidi del Comune, non certo per quelli della Regione e di altri enti come l’Urega, l’ufficio regionale per l’espletamento delle gare d’appalto di lavori pubblici.
L’assessore orgogliosamente ricorda che tutto il lavoro è stato svolto a costo zero, utilizzando le competenze interne, senza ricorrere a nessun consulente esterno, come è invece avvenuto in molti altri Comuni, con esborso di somme non indifferenti. Unico supporto quello del Conai, senza oneri per l’amministrazione.
Ma le questioni non sono finite. Da più parti viene ribadita la richiesta che l’amministrazione non ricorra ad una ditta esterna ma provveda alla gestione diretta del servizio, auspicabile per la rilevanza pubblica del servizio stesso e la nota ingerenza di interessi illeciti e mafiosi.
Una richiesta in astratto più che legittima, in pratica più ‘ideologica’ che concreta. L’assessore ricorda i vincoli del piano di risanamento e le disposizioni della Regione che prevedono come opzioni: l’appalto a terzi, ad enti misti pubblico-privati, o in house, cioè ad una società interna.
Aggiunge che il personale dipendente addetto al settore è ormai in numero molto ridotto e costituito da operai in età avanzata e prossimi alla pensione.
Nessuno lo dice, ma oggi -anche mettendo da parte i problemi di bilancio- predisporre una gestione diretta allungherebbe a dismisura i tempi (bando, concorsi da espletare, eventuali ricorsi, etc), per tacere dei giochi clientelari che verrebbero attivati con l’inevitabile seguito di pressioni, raccomandazioni e forse anche minacce.
Demonizzare gli appalti e la gestione dei privati è sbagliato, insiste D’Agata. Una affermazione condivisibile se il bando e l’assegnazione sono fatti davvero in modo legale e trasparente e se vengono previsti, e soprattutto esercitati, i necessari controlli e imposte le opportune eventuali sanzioni.
Non basta invocare protocolli di legalità con la prefettura o chiamare in causa la collaborazione, già attivata, con l’Autorità anticorruzione; la serietà di verifiche e monitoraggio si vedrà nel tempo, e toccano all’amministrazione.
Danilo Pulvirenti, di Rifiuti Zero, oltre a rammaricarsi per il mancato coinvolgimento dell’associazione nella stesura del piano di intervento, nonostante la collaborazione offerta, ha sottolineato alcuni punti deboli del progetto.
Mancano, a suo dire, l’individuazione delle esigenze particolari di ogni settore della città, dal centro storico alle periferie alla zona industriale, le modalità di gestione dei mercati e delle feste, in primis quella di sant’Agata, lo studio dei flussi temporanei, estivi, turistici e degli studenti universitari, ma anche i dati dei cinque anni di gestione della Ipi-Oikos e le informazioni sul porta a porta in corso.
Tasto dolente e poco sviluppato quello della formazione/informazione degli utenti. Non dimentichiamo che Catania è la città in cui è ‘normale’ trovare cassette di legno o plastica anche dentro il cassonetto dell’umido…
Un incontro stimolante che non resterà isolato perchè Città Insieme intende proporre altre occasioni di confronto e di approfondimento, non solo per conoscere ma anche per partecipare attivamente ed essere “operativi” su una questione cruciale per l’ambiente e per le tasche dei cittadini.
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Discutere è il sale della partecipazione democratica. Almeno nominalmente. Poi c’è la sostanza delle cose.
Se il confronto non determina risultati concreti bisogna cercare altre strade di attivizzazione per affrontare e risolvere questioni che sono fondamentali per la vivibilità cittadina.
Per la città di Catania, storicamente, la gestione dei rifiuti rappresenta un bubbone tra i più lancinanti. Enormi interessi privati hanno fatto e disfatto. Le amministrazioni comunali via via succedutosi sono state inerti e… “ benevoli strumento d’uso”. Per rinfrescarsi la memoria basta consultare gli annuali Report di Legambiente. La situazione catanese e siciliana è semplicemente catastrofica.
Le problematiche correlate sono parecchie, però, in sintesi ( per brevità di scritto), stante il vigente stato dell’arte cittadino, le priorità essenzialmente sono:
• Raccolta differenziata, efficace e significativa nella quantità e nelle qualità.
• Diminuzione dell’attuale valore della tariffa annua, tra le più alte in Italia.
• Contrasto vero, rilevante e drastico, all’enorme evasione in essere, che riguarda tutti i tributi comunali, nello specifico quella relativa ai Rifiuti.
• Lotta effettiva alle micro discariche che invadono molte aree della citta e ai tanti sporcaccioni che abitano a Catania.
La “raccolta differenziata” è operativa a Catania da oltre 10 anni. I risultati sono proprio miseri. Attorno al 10%. Lontani dalla media nazionale, lontanissimi dalle città virtuose. Certo la coscienza civile di gran parte dei residenti è proprio inesistente. In questo ed altro. Forse c’è proprio ben poco da sperare. I danni seminati sono proprio irreversibili. In questo ( la raccolta differenziata) ed altro bisognerebbe aprire un capitolo a parte.
Or bene da alcuni mesi è iniziati il “porta a porta” in una piccola area cittadina, 3° Circoscrizione. Sul resto, che riguarda i 9/10 dei residenti il motto è……” poi si vedrà”!
Come in ogni cosa il “ buon giorno si vede dal mattino”.
Se non si parte con il piede giusto, si corre il palese rischio che tutto vada a catafascio.
Cari amici dell’amministrazione comunale per avere partecipazione e riscontri concreti serve la chiarezza.
– I dépliant distribuiti sono molto parziali sul merito degli oggetti da differenziare, sul come e perchè. Già gli stessi, nella formulazione complessiva, sono stati distribuiti dieci anni addietro. Non ci sono novità!
– Per coinvolgere in maniera attiva i cittadini….fare scattare la coscienza civile e democratica, bisogna informare sulle fondamentali necessità igienico- ambientali economiche. Dare precisi riferimenti sul dove e come vengono lavorati gli scarti – umido, vetro, carta, plastica -, e sui benefici economici che riguardano le casse del Comune e lo sgravio in bolletta. Invece….nulla è da sapere. Come se un grande fantasma si aggirasse in città.
– Servono buste apposite, non arrangiamenti ( …..utilizzare le buste del supermercato, come scritto da un comunicato del Comunicato pubblicato da un quotidiano cittadino…..incredibile). Invece, dopo la prima fornitura viene fatto scattare il “ fai da te”. I contenitori forniti servono per fare la differenziata a casa. Il sistema deve essere agile, funzionale e pulito, come avviene da lungo tempi in moltissime città in Italia.
– L’umido – tra poco viene l’estate – deve essere raccolto giornalmente.
– Lo stesso, per l’indifferenziata, giusto per dare risposta ai cittadini che hanno bimbi con l’uso dei pannolini, o animali ( gatti…).
– Le strade cittadine , dopo la rimozione dei cassonetti, devono essere attrezzate con appositi contenitori per la rimessa fornita dai cani passeggiati. In caso diverso è tutta una farsa. Lo stesso vale per la rimessa delle cicche delle sigarette.
Mi fermo, per non appesantire.
E’ fondamentale che i preposti alla gestione della città non “chiudano gli occhi”.
Come avviene quotidianamente al Cimitero, alla faccia della Legalità. C’è un grande parcheggio, sempre vuoto. Un cartello che prevede l’ingresso autoveicolare solo per “ gli aventi diritto”. Ebbene, tutti entrano, tranquillamente, sotto gli occhi di coloro che hanno l’obbligo di fare rispettare la Legalità. Sommo scandalo civile e democratico.
….Serve ben altro!
I problemi della città sono ben altri.
Basta asoltare rela registrazione del processo di piazza europa per rendersi conto che gli appalti dei parcheggi sono nulli, a prescindere dalla assoluzione che non contesto.
Questa la registrazione del processo nella parte in cui viene ascoltato il perito:
http://www.radioradicale.it/scheda/303715/processo-ad-arena-mario-gioacchino-ed-altri-per-le-concessioni-dappalto-del-comune-di
Nulli, sotto il profilo esclusivamente ammnistrativo, sono pure i permessi rilasciati alla ditta vir immobiliare srl per gli immobili in via messina, in zona vincolo assoluto e fascia di rispetto stradale!!
Nulle sono le garanzie bancarie consistenti nella ipoteca sul diritto di superficie di piazza europa.
Viziata sul piano esclusivamente amminsitrativo appare pure la vicenda della vecchia dogana.