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Il secolo breve di Maria Occhipinti, un film felice

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Maria OcchipintiLasciamo oggi la parola a Fabio Gaudosio, docente di Storia e Filosofia, per ricordare la figura carismatica e sovversiva di Maria Occhipinti, coraggiosa e convinta pacifista nata nel 1921 e morta nel 1996, che ha attraversato molte delle vicende del Novecento. Luca Scivoletto le ha dedicato un bel docufilm, proiettato di recente al cinema King, di cui Gaudioso è animatore.
Mercoledì 3 Settembre nella Sala grande della Multisala King Cinestudio di Catania è stato presentato, a cura de “La Città Felice”, il docufilm di Luca Scivoletto “Con quella faccia da straniera: il lungo viaggio di Maria Occhipinti”.
Puntuale l’introduzione di Mirella Clausi, docente presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, sul perchè della scelta di un documentario tra la ricostruzione storica e il profilo biografico come avvio della nuova stagione di attività della associazione femminile.
Ha preso poi la parola la sceneggiatrice del docufilm, Maria Grazia Calabrese, madre del giovane regista modicano e militante storica della sinistra ragusana, che ha tratteggiato con grande e sincero coinvolgimento emotivo la figura, davvero straordinaria, della femminista ante litteram iblea, autrice, tra l’altro, da autodidatta, di uno splendido libro per la Sellerio che ha, liberamente, ispirato il film: “Una donna di Ragusa”.
E’ toccato, poi, Pina La Villa contestualizzare la vicenda di Occhipinti all’interno di quella magmatica e controversa pagina di storia che va dall’Armistizio del Settembre ’43 alla Liberazione dell’Aprile ’45 che ha visto, anche in Sicilia, episodi di grande eroismo mischiati, inevitabilmente, a zone d’ombra e ambiguità.
Infine, è stata la volta dell’autore, il bravo Luca Scivoletto che ha, con quest’importante lavoro, reso omaggio alle sue radici siciliane, per lui da tanti anni, ormai, trapiantato a Roma dove, oltre che come regista, lavora, pure, come PhD presso l’Università La Sapienza.
Il docufilm è, davvero, molto bello: l’ora vola via tra immagini di repertorio in nostalgico e intenso bianco e nero (che tristezza pensare a una Rai che tanti anni fa con un giornalista del valore di Enzo Forcella andava a intervistare, per la mitica Tv7, una figura carismatica, ma pur sempre bollata come “sovversiva” come la Occhipinti; oggi, con tutta la rivoluzione digitale, quanto conformismo e omologazione!) e la sapiente riproposizione, a 67 anni di distanza, a colori, negli stessi luoghi, nelle stesse vie e piazze in cui si svolsero le note vicende dell’Epifania del ’45 a Ragusa.
“Non si parte” vide, infatti, come assoluta protagonista la Occhipinti e il suo “pancione” di donna incinta al quinto mese che riuscì, così, col proprio corpo, altro che gli attuali “scudi umani” o, peggio, i kamikaze di certi movimenti terroristici fondamentalisti, a organizzare un movimento di renitenti alla leva.
Maria Occhipinti pagò questo geniale, istintivo, fortissimo gesto di lotta con l’arresto, la “deportazione all’Isola” (nel suo caso Ustica, nonostante la caduta del regime fascista, gattopardescamente, retavano in piedi, purtroppo, alcuni dei suoi più odiosi istituti), con la peggiore delle condanne: l’isolamento e l’emarginazione da parte della sua stessa famiglia, a partire, ovviamente, dagli uomini, padre e marito, e dallo stesso partito politico di riferimento, manco a dirlo l’allora “sovietico” P.C.I.
Il film ci mostra, quindi, tutte le peripezie della apolide per necessità: da Milano a Parigi, dal Canada a New York, sino a Roma, dove morì nel 1996. Il lungo viaggio, appunto, della ragusana, nata nel 1921, “con la faccia da straniera”!
Molto toccanti e significative le interviste raccolte da Scivoletto: dalla figlia, di cui si segue il viaggio di ritorno “all’Itaca materna”, alla sorella Rosina, oggi simpatica e arzilla 87enne, alla “bella e intelligente giovane nipote” Lorenza: splendida l’inquadratura nella quale il regista modicano ci mostra le tre diverse generazioni di donne ai tre diversi piani della casa avita!
Appartengo a quella generazione di giovani militanti della sinistra siciliana che ha avuto l’onore e il privilegio di conoscere, seppure indirettamente, dall’ 11 Ottobre del 1981, dalla prima inaspettata e meravigliosa marcia della Pace a Comiso, alla splendida giornata del 4 Aprile del 1982, con il contagioso e solare entusiasmo dell’indimenticabile e carissimo Pio La Torre, questa mitica e quasi surreale e straniante figura di Maria Occhipinti, assieme al monaco buddista e ad altre non meno eccentriche e originali, all’interno di quel grande Movimento per la Pace e contro i missili nucleari, in Sicilia e in tutto il mondo.
Questa è, forse, la più grande lezione ed eredità che ci lascia la splendida figura di Maria Occhipinti! Il ricordo dei potenti e gelidi getti d’acqua degli idranti del governo Craxi nel Settembre ’83, davanti ai cancelli della base militare Magliocco, mi fa sentire, in qualche modo, in sedicesimo, un piccolo erede di quel grande esempio che fu dato, a Ragusa, dalla Occhipinti nel Gennaio del 1945…
Per chiudere alcune note “tecniche”: più di 60 paganti in un giorno feriale a inizio Settembre, al chiuso, non so quante sale cinematografiche, a Catania, in Sicilia, in Italia, siano riusciti a realizzare, con un docufilm, per giunta, addirittura di genere storico e col dibattito, no!!!
In ultimo, davvero, un appuntamento: sempre grazie alle tenaci e volitive militanti de “La Città Felice”, il 18 Settembre, all’aperto stavolta, all’Arena Argentina, altra interessantissima proiezione: “Vision”, di Margarethe von Trotta, con Barbara Sukova, film mai distribuito in Italia e che avremo, quindi, l’occasione di vedere, nonostante sia del 2009, in Prima Visione Assoluta…
Non mancate: felice visione, a tutte e tutti!
Fabio Gaudioso

4 Comments

  1. Mi dispiace, data una improvvisa ragione personale, non avere potuto partecipare all’evento e alla visione questo importante film, unico, rievocativo della figura straordinaria di Maria Occhipinti. Una donna eccezionale. Una “ figlia” del popolo siciliano da sempre sfruttato, che sacrificò gli elementari interessi personali ai suoi giovani convincimenti di riscatto e al sostegno in prima fila al movimento popolare di ribellione. Ripudiata dalla sua famiglia, andò esula per il mondo.
    In maniera eccelsa raccontò le drammatiche vicissitudini di quelle giornate in un bel libro, “ Una donna di Ragusa”. Edito ( Landi) in prima edizione nel 1957, successivamente ripubblicato nel marzo 1976 ( Feltrinelli).
    Alcune brevi note su quella specifica fase storica e sociale. La Sicilia era uscita profondamente distrutta dai lunghi anni degli orrendi eventi bellici della guerra mondiale deliberatamente provocata dalla dittatura fascista ( con il pieno consenso dei regnati Savoia) e dall’alleato nazista. Imploso e caduto il fascismo il 25 luglio del 1943. I tedeschi avevano abbandonato l’isola, sconfitti dalle truppe Alleate, nel mese di agosto. L’otto settembre l’armistizio, con lo sbandamento delle strutture militari lasciate senza ordini. Poi, dopo la fuga del re da Roma in Puglia, il nuovo Governo Badoglio ufficialmente si schierò a fianco degli Alleati. Le truppe tedesche supportate dai fascisti della RSI occupavano gran parte dell’Italia. Era iniziata, già dall’8 settembre la Lotta di Liberazione. Il primo obiettivo del nuovo Governo fu rivolto alla ricostituzione dell’esercito.
    Enormi i danni materiali ed umani lasciati in Sicilia dalla guerra in tutte le province. Molti militari siciliani erano rimasti uccisi, dispersi, mutilati, rinchiusi nei campi di prigionia, nei tanti fronti di aggressione aperti dalla folle avventura guerresca del fascismo. Gran parte delle famiglie era stata toccata dai lutti della guerra, molti quelli provocati dai bombardamenti aerei e dai due mesi di atroci combattimenti svoltosi nell’isola. La popolazione ridotta letteralmente alla fame, in assoluta povertà. Enorme il disfacimento civile e sociale. Grande era la voglia di pace. Nel frattempo, tra mille difficoltà, cominciavano le attività di pratica della libertà, di azioni politiche – con la ricostituzione dei partiti, “vecchi” e nuovi – e sindacali. Atti fondamentali della società che erano stati violentemente distrutti dalla dittatura, ventidue anni addietro. I primi tentativi di ricostituzione del tessuto civile e sociale, con l’Amministrazione delle forze armate Alleate ancora in corso.
    In questo contesto maturarono i pensieri, le risoluzioni morali e psicologiche, le azioni e gli sconvolgimenti che determinarono i tragici eventi che si consumarono a Ragusa ( con in testa Maria Occhipinti), in altri paesi della provincia e in tante altre località siciliane: al grido di “ non si parte”…..più per la guerra. Molte decine di migliaia di giovani erano stati “richiamati alle armi”.
    Tra il dicembre del 1944 e il gennaio del 1945, sostenuto da un grande movimento popolare, i sommovimenti di ribellione contro la guerra interessano gran parte della Sicilia: nel ragusano ( in diversi paesi), Catania, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Licata, e tante altre località ancora. A Comiso, gli insorti proclamarono una “ Repubblica indipendente” che resistette all’assalto dei militari per diversi giorni.
    Grande il sangue versato in quelle giornate. Almeno 27 gli uccisi, fu dichiarato dalle fonti ufficiali ( molte fonti dicono un numero umano più alto): diciotto militari e sedici civili; 87 feriti. Diverse centinaia di persone furono “portati alle isole”, al confine. Quelle già affollate dagli antifascisti, condannati dal Regime.
    Gli enormi danni provocati dal Regime fascista al popolo italiano “ continuavano”.
    Grazie per avere riportato alla comune civica memoria Maria Occhipinti e gli eventi correlati.

  2. Bel post.
    Vorrei leggere il libro purtroppo esiste solo in forma cartacea. Spero che con il rinnovato interesse di questa fantastica figura storica gli editori conidereranno uscire il libro anche in forma e-book.

  3. Il commento di Stimolo è condivisibile per la ricostruzione di quel periodo e porta alla luce, quello che il documentario non fa,i movimenti in Sicilia contro le cartoline rosa della chiamata alle armi e le motivazioni del governo per la ricostruzione dell’esercito.Una scelta discutibile fatta dal governo,altro che dal solo Togliatti, per come si presentava il Paese.Diviso in due,con tutti a casa,macerie ovunque,disperazione e fame.Il personaggio di Maria Occhipinti affascina per il suo coraggio,intelligenza e autonomia. Aveva una forte sete di conoscenza e di vedere il mondo.Per questa sua natura non inquadrabile,cosa che la regista in cuor suo avrebbe voluto,in qualche partito della sinistra o tra gli anarchici.Maria era Maria per la sua autonomia e senso della libertà.

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