//

Il Boschetto ai privati, opportunità per i catanesi?

4 mins read

Strisciante privatizzazione di un bene pubblico o conveniente opportunità per valorizzarlo a beneficio di tutti? Ci riferiamo al boschetto della Playa, spazio comunale di cui fino ad oggi i cittadini hanno liberamente fruito, anche se troppe volte per sconciarlo e trasformarlo in letamaio, come spesso accade per l’incuria e l’inciviltà di cui noi catanesi siamo maestri.
Il Comune, che ha tasche vuote, ha indetto una gara per realizzare all’interno del Boschetto un parco avventura. Lo ha fatto nell’aprile del 2013, quando c’era ancora la vecchia Amministrazione, ma la gara é andata deserta. Un secondo bando, pubblicato nell’aprile di quest’anno, ha invece trovato un unico concorrente interessato e l’appalto è stato aggiudicato alla ditta ‘5 nodi s.n.c.‘ , anche se il contratto non ci risulta ancora firmato.
Per cercare di vederci più chiaro e non rimanere intrappolati tra le generiche e aggressive denunce di alcune testate locali e la difesa d’ufficio dell’Amministrazione comunale, abbiamo esaminato la documentazione, reperibile sul sito del Comune.
Trovarla non è stato semplice. Dopo dopo una lunga e infruttuosa ricerca, stavamo quasi per ricorrere all’accesso agli atti, strumento che dovrebbe essere ormai superato dall’obbligo di pubblicazione sui siti istituzionali (D.Lgs. 33/2013).
E’ stato infine il personale dell’URP a fornirci il link corretto dopo, anche da parte loro, una faticosa esplorazione che ha confermato la scarsa fruibilità del sito del Comune e la valutazione da noi già espressa e argomentata.
Cosa emerge dai documenti?
Punto primo, il Comune non spende un euro. La gara è stata indetta con fondi del Ministero dell’Ambiente (importo a base d’asta 60.000 euro), la durata dell’appalto è stata allungata da 9 anni a 12, un periodo di tempo evidentemente più congruo a rendere l’affare appetibile.

Chi vorrà usufruire dei percorsi avventura (ma -come vedremo- non del boschetto) pagherà un biglietto che andrà a vantaggio della ditta. In cambio la ditta fornirà al Comune 30.000 euro annui in servizi, vale a dire effettuerà – in tutta l’area del boschetto – la “manutenzione ordinaria e straordinaria del verde” secondo un piano di interventi mensile e seguendo le specifiche indicate nel disciplinare tecnico allegato al bando.
Il Comune è quindi soddisfatto non solo perchè non deve sostenere nessuna spesa iniziale, ma anche perchè risparmierà, per 12 anni, i costi della pulizia e manutenzione dell’area boschetto.
Per capire se anche i cittadini catanesi possano ritenersi soddisfatti di questa soluzione, vi forniamo, oltre al link alla documentazione presente sul sito, una sintesi di alcuni suoi contenuti, accompagnata da qualche riflessione e da qualche informazione aggiuntiva.
Quali sono -innanzi tutto- le dimensioni del boschetto e quale percentuale di esso sarà interessata dal ‘parco avventura’? Sui 25 ettari di superficie del boschetto il ‘parco avventura’ ne occuperà solo 5, vale a dire 1/5, mentre la cura e la pulizia dovranno essere effettuate sull’intera estensione dell’area.
Il boschetto rimarrà agibile per tutti i cittadini, infatti -come si può leggere nell’art.5 del Capitolato- è’ vietata la recinzione dell’area, ad eccezione degli “accessi ai percorsi avventura” e delle “aree di servizio strettamente necessarie”. Anche le zone interessate dal passaggio dei percorsi avventura dovranno essere lasciate libere nella misura in cui le condizioni di sicurezza lo consentano, allo scopo di permettere la libera fruizione del boschetto.
Allo scadere dell’appalto la proprietà delle strutture realizzate (art 2 del Capitolato) resterà al Comune che potrà decidere di “rimettere a bando la gestione dell’attività, senza che la ditta possa avanzare alcuna pretesa”. E’ il minimo che si possa chiedere, considerando che le attrezzature verrebbero costruite con soldi pubblici.
A noi è rimasta comunque qualche perplessità. Altre osservazioni potranno venire dai nostri lettori.
Partiamo dal fatto che l’appalto prevede, oltre ai percorsi avventura, la “gestione di un punto vendita di alimenti preconfezionati” sul quale -a differenza che sugli interventi di manutenzione del verde- bando, capitolato e disciplinare sono avari di indicazioni.
Non viene specificato se la vendita sarà gestita in un chiosco/bar di cui verrà autorizzata la costruzione nè se questa eventuale struttura sarà collocata all’interno dell’area “avventura” o in altra area libera del boschetto; nulla si dice delle sue dimensioni nè della possibilità o meno che vengano disposti dei tavoli all’intorno.
Sulla manutenzione del boschetto, e quindi del verde, le indicazioni sono abbastanza ricche e precise. Si prevedono interventi di potatura, decespugliamento manuale e meccanico, piantumazione di specie arbore e via discorrendo, tutto da realizzarsi nei tempi e nei modi previsti dal capitolato tecnico e dal disciplinare. E’ previsto anche un controllo, sia da parte di “responsabili aziendali” sia da parte del Comune (art 15), che emetterà ogni due mesi “un certificato di accettazione della corretta esecuzione dei servizi espletati, ed entro 60 giorni successivi alla scadenza dell’anno solare, un certificato di buona esecuzione dei lavori e dei servizi ed attestante il raggiungimento del corrispettivo economico previsto, che costituirà titolo vincolante per il mantenimento dell’autorizzazione all’esercizio della attività”.
Viene espressamente prevista la ripetizione degli interventi non eseguiti in maniera ottimale e la possibilità che l’Amministrazione risolva il contratto nel caso di “ripetute e comprovate inadempienze”.
Questo sulla carta. Ci auguriamo che non si verifichi, nei fatti, quello che è accaduto con il chiosco di villa Pacini dove la collocazione di quattro piantine scheletriche viene fatta passare per cura del verde di tutta la villa.
Ci saranno, nel caso del boschetto, controlli reali e scrupolosi? Qualcuno ‘controllerà i controllori‘? Si tratta di un ruolo che anche noi cittadini potremmo e dovremmo svolgere, segnalando i disservizi e gli abusi e costringendo l’amministrazione a mantenere gli impegni.
Altro punto in questione è quello dei rifiuti. Nell’art. 11 del capitolato leggiamo che restano a carico dell’Amministrazione: la fornitura dell’acqua e dell’energia elettrica, l’apertura e la chiusura del Boschetto e dei servizi igienici, “il ritiro, negli orari stabiliti dalla ordinanza sindacale, dei rifiuti, correttamente conferiti, in modo differenziato, in sacchi o all’interno dei cassonetti e dei cestini portarifiuti”.
Il ritiro tocca quindi al Comune, ma la differenziazione e la preparazione dei rifiuti tocca all’azienda, che dovrebbe esporli in contenitori differenti e non infilarli tutti, per comodità, dentro grandi sacchi neri da destinare alla discarica.
Su questo non si fa cenno a controlli o ad eventuali penalità.

6 Comments

  1. Della predisposta privatizzazione di tutta la costa a partire dalle banchine portuali fino all’oasi del Simento, questo è solo l’inizio. Basta guardare nei vari uffici comunali le centinaia di addetti nullafacenti che potrebbero provvedere alla manutenzione del pubblico bene del Boschetto Plaia che oggi viene ceduto a privati come se ne fosse legittimo l’avvenuto abbandono.

  2. Ogni volta che passo un’eucaliptus mi ricordo di questo boschetto. I ricordi del profumo di eucalipti e i suoni delle cicale mi avvolgono. E’ come una macchina del tempo e posso ritornare a quando ero bambina e andavamo a farci i bagni alla playa.
    C’e’ da dire che alcuni cittadini non hanno nessun rispetto per questa piccola oasi magica e si cormportano come gli unni che discendono la valli, abbruttendola con immondizia.
    Il rispetto va entrambi le direzioni. Gli enti governativi devono rispettare i cittadini e i beni che hanno il compito di proteggere. Ma i cittadini si devono anche comportare rispettosamente verso i beni culturali e ambientali. Quindi se il comune sta andando in bancarotta cercando di mantenere pulito questo bellissimo spazio come si puo’ dargli torno se sta cercando di risparmiare soldi ( soldi = tasse dei cittadini). Non hanno torto infatti mi stupisco e si deveno fare i complimenti per queste individui che stanno usando soluzioni alternative.
    Ci possono eseere dei problemi per attuare questo progetto. Il primo e’ quello di questa strutture che devono piantare nel boschetto. Deve essere chiaro che il boschetto e’ un bene ambientale che appartiene a tutti i cittadini (anche quelli che non sono nati). Quindi il boschetto non si deve alterare in qualsiasi forma. Il chiosco o qualsiasi altra struttura devono essere provvisorie e non deve deturpare l’ambiente.
    Che succede se la compagnia non si puo’ permettere di mantenere il boschgetto pulito? quali sono le pene se non soddisfano il contratto? Se la ditta va in bancarotta o ne c’e’ la fa a permettersi di salvaguardare questo spazio. Cosa fara’ il comune? se ne lavera’ le mani?Diventera un immondezzaio derelitto? Ecco questi sono i problemi.
    Non ci dobbiamo dimenticare che il boschetto e’ uno dei pochi posti (a Catania) dove ci possiamo godere la natura con i suoi profumi e rumori e pace lontani dai questi mostruosi shopping centers che stanno spuntando come i funghi.
    I’obiettivo primario e’ quello di salvaguardarlo per i cittadini ( e non solo per queste generazioni di barbari ma anche per quelle future che si spera avranno piu’ amore per i beni pubblici).

  3. Ps. ho sentito che per ferragosto alcuni individui hanni tagliato alberi vicino al Simeto per fare il falo’. Come si fa a proteggere la natura a Catania da questi sciacalli, ci vorrebbero guardie armate con i mitra a ogni angolo!!
    Ci vuole una campagna educativa a Catania per inculcare ai cittadini il rispetto dell’ambiente. Deve essere parte del curriculum scolastico e ci devono essere delle multe salate per punire queste persone. I fondi delle multe potrebbero andare verso il mantenimento dell’ambiente. Infatti sono sicura che il comune vincerebbe la lotteria se si comincia a multare chi butta i rifiuti a terra. Ci vuole qualcuno con le palle per attaure questi cambiamenti pero’.

  4. Comitato popolare Anticocorso
    Ottima la focalizzazione del comitato “Porto del sole”.
    La madre delle questioni è appunto la necessità di osservare a “giro di orizzonte” le varie microazioni e metterle in relazione ad un piano complessivo di totale espropriazione del bene pubblico a favore di soggetti che, comunque, a 6 o 10 anni riverseranno sulle spalle della amministrazione i nuovi precari lavoratori, mentre nei meandri della struttura comunale vecchi e delegittimati lavoratori “stanno a guardare”.

  5. credo che bisognerebbe inviare alla Procura della Repubblica tutte le notizie che riguardano la devastazione del territorio. Se i procuratori non si muovono, bisogna fare gli esposti al CSM e farli cacciare via dalla magistratura.

  6. Ma bastaaaaa, con queste privatizzazioni che hanno il solo scopo di privilegiare qualche amico di un politico, che avendo l’informazione privilegiata si aggiudica un lavoro.
    Inoltre privatizzare il bene pubblico anche se temporaneamente , significa spogliare la cittadinanza di una ulteriore libertà, si della libertà di fruizione, perché in nome del dio denaro il privato se investe vuol dire che ne vede un opportunità di ricavi economici. Ma quindi la domanda nasce spontanea…. se un privato vede un opportunità di guadagno rischiando in prima persona, anche uniformandosi a dei regolamenti piuttosto restrittivi, perché tutto questo non lo fanno direttamente i comuni con sovvenzioni dello stato, sarebbero macchine perfette in quanto non avrebbero nessun avversario concorrente , le leggi se le farebbero a loro uso e garanzia dello scopo, ed inoltre porterebbero oltre che nuovi utili alle casse del comune, anche nuovi posti di lavoro; poi se nella malaugurata ipotesi che non ci fossero utili da dividere, credo che la divisione di nuovi posti di lavoro e la sopravvivenza di un bene tutelato in base alla L.1150/90 ed il coinvolgimento civile della libera fruizione di un bene comune, sarebbe già un buon risultato. Non credete??

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Ambiente