Ci sono bibliofili convinti tra i catanesi? Certo che sì e non sono pochi, a discapito delle apparenze. Purtroppo a volte vanno via da Catania per motivi di lavoro e/o per motivi personali. Vi raccontiamo oggi l’esperienza di una catanese purosangue, Gaia Napoli, trasferita da alcuni anni a Torino, che in questa città ha iniziato a frequentare un ‘Circolo dei lettori’ lasciandosi coinvolgere in una attività molto particolare. E’ divenuta una ‘lettrice ad alta voce‘, una ‘volontaria per la lettura’ negli ospedali. Legge ai pazienti oncologici e lo fa con passione e abilità sempre crescenti, avendo imparato non solo a modulare meglio la voce ma soprattutto ad avvertire la ‘risposta’ del suo uditorio. Una cosa non da poco in un contesto delicato e difficile come quello in cui opera.
Leggo per passione, per diletto, per spirito d’evasione, per vincere la solitudine o per stare sola con me stessa. Da un anno leggo anche per gli altri, ad alta voce, e lo faccio in ospedale.
La mia esperienza come Volontaria per la lettura ha avuto inizio lo scorso dicembre quando mi sono decisa ad avvicinarmi al progetto ideato dal Circolo dei lettori di Torino in collaborazione con le Biblioteche Civiche, nell’ambito di Torino Capitale Europea dei Giovani 2010.
Il nostro gruppo è costituito da più di sessanta persone che, distribuite in alcuni tra gli ospedali più importanti della città, ogni settimana leggono ad alta voce per i pazienti e le loro famiglie negli spazi comuni di alcuni reparti.
Ogni volontario a inizio percorso sceglie di misurarsi con uno o più aspetti della sofferenza e della malattia ed lo fa attraverso il potere della parola condivisa, la forza dell’ascolto collettivo, lo spazio della comune immaginazione.
Il mio turno inizia il lunedì mattina nei corridoi del Centro Oncologico Ematologico Subalpino (COES), struttura dedicata ai pazienti oncologici, che si trova all’interno dell’ospedale Molinette.
Ad attendermi un enorme e pesante carrello pieno di libri da proporre gratuitamente in affidamento temporaneo – così amo definirlo! – a malati e famiglie. Tanti i titoli che si possono trovare sui suoi ripiani: da Platone, A. Cristie, G. Carofiglio o A. Camilleri passando per F. Moccia a F. Volo.
Solitamente l’invito alla scelta viene colto con curiosità, chi si avvicina ha spesso le idee chiare sul genere letterario o sull’autore; i più indecisi si lasciano invece consigliare da noi volontari o semplicemente attrarre dal colore, dalle dimensioni, dal titolo o anche solo da un’immagine che riesce a catturarne l’attenzione.
Sorrisi, sguardi schivi, parole mute ma anche eccezionale ironia che qualche ospite ci regala accompagnano così lo slalom – carrello alla mano – tra gli stretti corridoi, i tavolini, le barelle disseminate lungo il nostro cammino.
Ogni volta si tratta di un’esperienza diversa dalla precedente; ad ogni ingresso pare di percepire ora la speranza, ora la paura ora la stanchezza dei numerosi pazienti che si sottopongono a regolari trattamenti e visite di controllo facendo di quel piccolo, caldo e colorato reparto il perno del proprio impegno di guarigione.
Arrivata in saletta lettura insieme alle compagne di turno parcheggiamo il carrello e dopo una breve presentazione chiediamo a chi è seduto se ha voglia di ascoltare nell’attesa qualche lettura. Generalmente la risposta è positiva così, dopo aver incrociato sguardi a volte conosciuti a volte nuovi, diamo inizio all’alternanza di voci e storie, di parole e avventure che si propongono di catturare l’attenzione degli uditori facendoli dimorare, seppur per un tempo breve, tra le pagine che più amiamo e che abbiamo scelto di condividere.
Si tratta di racconti brevi, di storie dal contenuto spesso ironico e leggero, di poesie o canzoni che hanno accompagnato parte della nostra vita di lettori appassionati.
Col tempo si impara a donare queste parole con lentezza e coinvolgimento, ad affinare l’udito per capire se chi ti ascolta è entrato nella tua storia o se è fuggito via risucchiato dai suoi stessi pensieri. Capita anche di assistere alla magia di un applauso, di mani che battendo tra loro ti dicono grazie o di sentire un infermiere chiamare un nome e vedere poi che chi è di turno per la terapia fatica ad abbandonare la storia che stai leggendo.
A volte capita di sentirsi dire che non si ha testa per l’ascolto, in quei casi è importante farsi forza per non dare eccessivo spazio alla frustrazione: anche in quel rifiuto un volontario può e deve ritrovarsi.
Su tutto credo che ognuno di noi entrando in saletta ed aprendo il proprio libro con un sorriso si rivolga tutte le volte a qualcuno che non si vede ma c’è, qualcuno che occupa una sedia in mezzo agli altri pazienti: un amico, un familiare oppure se stesso.
Ecco il link alla pagina Facebook dell’iniziativa
I libri che i volontari portano con sè nel carrello sono forniti dalle biblioteche civiche e i pazienti, molti dei quali non vengono da Torino ma dalla provincia, possono restituire il testo scelto sia nel reparto in cui lo hanno preso sia in qualunque biblioteca civica del territorio.
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Prima di leggere quest’articolo non sapevo che esistessero dei volontari che leggono all’ospedale. Mi ha fatto molto piacere di averlo saputo e penso che sia la migliore medicina per curare i cuori dei pazienti.
La lettura infatti aiuta a sognare e ad evadere dai propri pensieri.
Ho solo 16 anni,ma mi piacerebbe fare questo tipo di volontariato nella mia città(Catania).
Un grazie infinito a Gaia e ai volontari che leggono negli ospedali torinesi; chi legge non sempre realizza il beneficio che riceve chi , magari impossibilitato, magari in sofferenza, può ascoltare una storia. quando avevo 7 anni, era il 1970, ho subito un intervento agli occhi che mi ha costretta a letto e bendata per un mese. Mia mamma comprava tanti libri e me li leggeva e rileggeva perché io, con l’egocentrismo dell’infanzia, non ero mai sazia. Avevo già la passione per la lettura, avevo imparato a leggere da sola a 4 annie ancora oggi, dopo aver perso la vista 13 anni fa, continuo a leggere come e quando posso e amo tanto la bellissima rubrica di Radio 3 “Ad alta voce” che negli anni ha proposto la lettura di moltissimi romanzi letti da attori e attrici.Ma il ricordo di mia mamma che legge con dolcezza e pazienza è scolpito nel mio cuore. Anche più avanti negli anni ha dovuto leggere per me in circostanze differenti. Poi sono anche ricorsa all’aiuto di volontari e a volte di persone a pagamento.Adesso leggo molto grazie ad una sintesi vocale. Sono abituata ad ascoltare di tuttoe “macino” voci vere e sintetiche ormai con elasticità e accontentandomi ma ,senza dubbio, riconosco l’amore che passa quando chi legge pensa a chi ascolta enon più a se stesso. Chi non è mai dovuto ricorrere -fortunatamente- alla lettura altrui forse non immagina quanto sia balsamico per lo spirito sentire leggere da qualcuno che mentre presta i suoi occhi e la sua voce trasporta tutto se stesso nella magia e nel grande volo che si libra da una storia aiutando contemporaneamente chi ascolta a volare ugualmente.SC