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Asili nido, convenienti per i ricchi, inarrivabili per i poveri

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A fronte di una città distratta o magari intenta a leccarsi mille altre ferite, la scuola pubblica a Catania rischia di incassare un altro duro colpo.
E’ vero che i vincoli di bilancio e i tagli ai trasferimenti da parte del governo centrale stanno mettendo a dura prova le capacità di molte amministrazioni, costringendole ad abbassare il livello dei servizi offerti al cittadino, ma è proprio nel momento in cui si debbono definire le priorità che emerge la qualità di una classe dirigente.
A noi sembra che la cura dei più piccoli e il sostegno alle giovani famiglie debbano costituire uno degli impegni principali di una pubblica Amministrazione che certamente non possono essere affrontati solo con criteri ragionieristici.
Strutturare con equità il servizio degli asili nido è quindi un banco di prova importante e, in tal senso, la proposta di delibera relativa alla nuova disciplina degli asili nido comunali che la Giunta Bianco ha varato non sembra mostrare segnali di discontinuità rispetto alle amministrazioni precedenti, anzi, per certi aspetti, sembra fare dei passi indietro.
La documentazione pubblicata da Catania Bene Comune consente a tutti di farsi un’idea di come l’Amministrazione intenda procedere.
L’aspetto più macroscopico, che a noi appare irricevibile, non è solo il deciso aumento dei contributi di compartecipazione ma soprattutto la modalità con cui vengono strutturate le fasce di contribuzione che sono previste per le famiglie.
La proposta di delibera prevede infatti due sole rette: una tariffa agevolata di 75 euro per la mezza giornata e di 195 per il tempo pieno ma per un numero limitato di posti; per tutti gli altri si passa ad un contributo di 155 euro al mese per mezza giornata e di 260 per il tempo pieno.
Queste rette non tengono in alcun conto, se non in modo parziale, il criterio di una progressività legata al reddito e mettono tutti gli utenti sullo stesso piano, da un canto innalzando drasticamente i contributi minimi che prima venivano richiesti e dall’altro agevolando famiglie che, avendo le risorse, potrebbero contribuire in modo più sostanzioso.
Succederà infatti, come scrive Catania Bene Comune, che “mentre chi pagava zero o 30 euro si troverà a pagarne 155 o, se fortunato 75 euro, chi prima con un reddito di 3000 euro al mese pagava per l’asilo 228 euro per mezza giornata avrà uno sconto del 40% e ne pagherà 155.”
L’altro aspetto discutibile, previsto dal nuovo Regolamento allegato alla delibera è la ventilata possibilità di aprire il servizio a forme miste pubblico-privato o a forme di convenzione con strutture totalmente private. Una prospettiva che suscita perplessità e domande che assumono un rilievo del tutto particolare data la delicatezza del servizio di cui stiamo parlando.
A nostro modo di vedere occorre prendere atto del fatto che la presenza dei privati in questo settore è una realtà di antica data e che le modalità del partenariato o della convenzione, se ben gestite, consentirebbero alla pubblica amministrazione di coordinare e controllare più da vicino situazioni che invece, normalmente, sfuggono a qualsiasi verifica.
Ma le perplessità si collocano proprio in questo passaggio:

  • esiste, da parte dell’Ente pubblico, la capacità e soprattutto la volontà di esercitare questo ruolo di controllo?
  • E’ così scontato che le diverse forme di esternalizzazione dei servizi costituiscano un effettivo risparmio per la pubblica amministrazione?
  • Nel privato, la selezione del personale da adibire a questo servizio obbedisce a criteri di professionalità o non dà piuttosto adito a forme di clientelismo molto più accentuate che nel pubblico?
  • Siamo sicuri che le retribuzioni del personale del settore privato siano adeguate o comunque non nascondano forme di condizionamento che nel pubblico non possono essere consentite?

La questione degli asili nido è stata oggetto di dibattito nell’incontro con l’assessore Girlando organizzato da CittàInsieme
Leggi l’articolo sugli asili pubblicato sul sito di Catania Bene Comune

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