/

Violenze e aborti al Cara di Mineo

2 mins read

Prostituzione, abusi, violenze ed ora anche aborti. E’ anche questo la vita all’interno delle 400 villette una volta abitate dai marines della base Usa di Sigonella, non soltanto isolamento, interminabili attese  dei colloqui con la Commissione o delle pratiche di  ricorso ai dinieghi, ozio forzato, assenza di strutture e infrastrutture esterne e tutto ciò che sappiamo essere le caratteristiche della vita all’interno del CARA di Mineo.
Non si capisce tra l’altro perchè  mai venga negato l’accesso alle associazioni di volontariato che potrebbero costituire un importante punto di riferimento per i migranti. Non sembrano infatti giustificate le dichiarazioni rese al quotidiano La Sicilia da Paolo Ragusa, presidente del Consorzio che gestisce il CARA,  sulla possibilità di accesso concessa all’associazione Penelope, che si prepara a smentire. Di certo entrano invece sostanze spacciate dagli stessi ospiti (alcuni sono stati arrestati) e si verificano truffe come quella di cui è accusato un interprete tunisino.

Gli aborti non sono ufficialmente al centro di inchieste della magistratura ma fonti della Procura di Caltagirone, competente per territorio, confermerebbero un’inchiesta per sfruttamento della prostituzione all’interno del centro per richiedenti asilo. E medici e volontari – come ha denunciato Avvenire in un recente articolo, seguito da un ulteriore intervento – metterebbero in relazione i casi di prostituzione con le interruzioni di gravidanza.
Già nei primi tre mesi del 2012, sulle 32 interruzioni volontarie di gravidanza avvenute nel comprensorio di Mineo, 7 riguardavano donne migranti. La percentuale di gravidanze interrotte è altissima se si pensa che l’ospedale “Gravina” di Caltagirone serve un bacino di oltre 200mila assistiti, mentre al Cara sono ospitate circa 1.800 persone, meno di 600 le donne.
I racconti dei medici sono orribili. C’è il caso di una donna arrivata in ospedale alla 44esima settimana, due oltre il termine, con il feto già morto. Un’altra volta sono state accompagnate in ospedale contemporaneamente quattro donne che chiedevano di abortire. Come mai? ” Non ci arrivano i profilattici” , è stata la risposta di un operatore del Cara.
Adesso vogliono vederci chiaro la Prefettura di Catania e Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati che invita la magistratura «a fare chiarezza», indagando e trovando vie di cooperazione con gli inquirenti dei Paesi di provenienza delle donne sfruttate come, ad esempio, le nigeriane, le più esposte alla tratta. Sui quasi duemila ospiti di Mineo, apparteneti a 57 etnie, meno di un terzo sono donne. “Molte ragazze sono costrette a vendersi, non gli viene data altra scelta. -dichiara Laura Boldrini – Perciò le autorità e la comunità internazionale hanno il dovere di proteggerle con tutti i mezzi”.

3 Comments

Rispondi a C'è poco da festeggiare | Corriere delle migrazioni Annulla risposta

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Immigrazione