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Riace, Wim Wenders e i migranti

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Se Riace, un piccolo borgo della Locride, è divenuto oggetto di un cortometraggioIl Volo – girato da Wenders, il regista de Il cielo sopra Berlino deve essere accaduta qualcosa decisamente insolita. E siccome il film, diversamente da ciò che si potrebbe legittimamente pensare, non vede i “bronzi” protagonisti la curiosità cresce.
In effetti, stiamo per raccontare una favola, una bella favola, che, almeno stavolta, coincide con la realtà. La storia ha tanti protagonisti, ma uno, Mimmo Lucano, attuale Sindaco della cittadina, merita una menzione particolare, visto che è riuscito a trasformare in opportunità quello che per (quasi) tutti rappresenta un problema.
I fatti: il primo luglio del 1998 circa trecento curdi turchi sbarcano nel mare dei “bronzi”, il futuro sindaco (che, allora, probabilmente non pensava che un giorno sarebbe diventato il primo cittadino di Riace) invece di gridare contro “gli invasori” si impegna, sostenuto da una  parte della popolazione,  affinché sia garantita un’adeguata accoglienza ai rifugiati.
Il problema degli alloggi, superata la fase dell’emergenza, viene affrontato in modo originale. Si contattano i cittadini emigrati da Riace, in particolare quelli andata via con le ondate migratorie degli anni ’70, per ottenere il permesso di ristrutturare i tanti edifici disabitati e inutilizzati del centro storico, che serviranno per creare strutture per l’accoglienza temporanea dei migranti.
A partire da questa scelta, un borgo che sembrava destinato ad un’inesorabile declino, ad una sorta di ‘svuotamento’ dall’interno, riprende a vivere, come dimostra, ad esempio, la riapertura della scuola elementare.
Non c’è, dunque, solo solidarietà (un bene comunque prezioso visto ciò che sta accadendo in questo periodo), ma si mette in moto un vero e proprio circolo economico virtuoso, per Riace, ma anche per lo stato italiano.
Infatti, l’accoglienza dei rifugiati, coperti dai programmi di protezione, non solo evita il drammatico (per le condizioni materiali di vita e per la negazione dei diritti più elementari) sovraffollamento dei Centri di Permanenza (prima) e di Identificazione (ora), ma fa risparmiare somme pubbliche significative. Una giornata di un immigrato in un Centro costa circa 70 euro al giorno, una giornata di un rifugiato 22.
Inoltre, abitanti locali e nuovi cittadini cooperano insieme per individuare nuove opportunità lavorative. I corsi d’inserimento professionale (che danno lavoro a chi vi insegna) hanno prodotto una rinascita di importanti attività economiche: laboratori di ceramica, per le confetture biologiche, per la lavorazione del vetro, un frantoio, un piccolo caseificio.
La presenza di tanti turisti ‘politicamente corretti’ che ogni anno sono attirati nel piccolo centro offre ulteriori possibilità, e non solo perché aumentano le vendite della bottega del commercio equo e solidale.
Del resto, un borgo che fa la raccolta differenziata con gli asini merita più di un fugace passaggio. Per fortuna, il laboratorio Riace si sta estendendo. Altri due comuni, Caulonia e Stignano, hanno scelto di privilegiare i valori dell’accoglienza e dell’integrazione.  L’augurio è che questa dorsale della solidarietà possa estendersi.

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