Se il Primo Ministro avesse letto, o ascoltato, la relazione al Parlamento del Ministro dell’Interno sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia) avrebbe scelto un altro momento per lanciare l’ennesimo proclama di modifica della Costituzione. Quale capoverso dell’art. 41 si vuole modificare? Il primo, che vuole l’economia privata libera? Non ci pare! Il secondo, che vorrebbe che l’attività privata non si svolga in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza e alla dignità umana? Temiamo di sì! Ovvero il terzo, che affida alla legge i programmi e i controlli finalizzati a fini sociali? Anche per questo temiamo di sì!
Il nostro Primo ministro si rende conto di avere incrementato, con le sue dichiarazioni, le aspettative della mafia? Una mafia – si legge nella relazione della DIA – con “forte pervasività territoriale, specie per quanto attiene al fenomeno estorsivo ed alle raffinate capacità di inserimento in settori produttivi innovativi, quale quello delle energie alternative… ciclo illegale del cemento… grande distribuzione commerciale” (p. 10). Quest’ultima rappresenta “non solo un importante strumento di riciclaggio e di reimpiego di denaro, ma anche un ambito all’interno del quale, per l’indotto lavorativo connesso, cosa nostra riesce ad esprimere una significativa influenza e penetrazione sociale, che consolida il potere illegale sul territorio” (p. 21). Relativamente a Catania, “il quadro che emerge… delinea una criminalità organizzata che tende a superare gli stereotipi comportamentali della vecchia mafia legata ad un controllo statico del territorio, per proiettarsi in modo crescente verso forme più snelle e reticolari di delinquenza, certamente più difficili da perseguire… Oltre la pratica delle estorsioni, lasciata come sottofondo sotterraneo, … gestione illecita di interi appalti in un’ottica imprenditoriale e mercato degli stupefacenti… Servizi di ristoro nello stadio Massimino durante le partite… Bar e parcheggi nelle spiagge libere della Plaja… servizi di ristorazione presso i Solarium” (pag. 56).
Si ha la sensazione di una situazione schizofrenica: apparati dello Stato dediti alla lotta contro le mafie ed altri che sembrano ignorare certi rischi connessi ad uno smantellamento dell’attività di repressione e di controllo.
Leggi la relazione della DIA, l’articolo di Davide Mancuso “La mafia investe sull’affare dell’usura arricchendosi e controllando le imprese” (31/05/2010) e l’articolo di Gemma Contin “La fotografia delle mafie siciliane” (10/05/2010) su ASud’Europa;
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