La presentazione del progetto Fuksas sul Corso Martiri della libertà non elimina le perplessità e non dipensa le forze sociali dal ruolo costante di controllo sull’operato della amministrazione comunale e dei proprietari privati: sono in discussione la vivibilità e la bellezza del nostro centro storico.
Nella prima settimana di agosto è ripartito il dibattito sui problemi relativi alla ricostruzione dell’area residua generata dallo sventramento del quartiere San Berillo e poi rimasta nello stato di abbandono che ben conosciamo. (Per la ricostruzione storica e le vicende legate allo sventramento e al blocco dei lavori di “risanamento, vedi gli articoli di Pinella Leocata “Un quartiere “bifronte” nato nel ‘700” e “Contenzioso sorto 40 anni fa per il nodo della cubatura”).
Si comprende bene, soprattutto dalla lettura del secondo, come il nodo della cubatura sia stato, in questi decenni, determinante nella interruzione dei lavori e nella successiva disputa tra Comune e proprietari delle aree.
Non si tratta di un problema di poco conto. Realizzare una cubatura maggiore significa, infatti, per i proprietari, costruire più appartamenti, uffici etc, e quindi ottenere maggiori profitti. Per la collettività, tuttavia, una maggiore densità abitativa comporta un numero di abitanti più alto, implica la necessità di maggiori servizi (dalle scuole ai parcheggi ai mezzi di trasporto pubblico) a cui la pubblica amministrazione deve provvedere e determina una maggiore congestione del centro storico.
L’obiettivo del massimo profitto conduce inoltre a sfruttare al massimo le aree disponibili, ignorando i criteri di vivibilità ed estetica che dovrebbero essere salvaguardati dal potere pubblico (come ad esempio non è avvenuto nell’espansione urbana degli anni ‘60 che ci ha regalato interi quartieri di brutti edifici costruiti in totale assenza di verde pubblico, di spazi di incontro e di aree di posteggio, per non parlare della inosservanza delle norme antisismiche).
Dopo decenni di contenzioso, il 30 maggio del 2008 il Commissario Emanuele, con i poteri della Giunta (cioè del sindaco e degli assessori), firmò un accordo con i proprietari delle aree, fatto di per sé non negativo (visto che il Comune aveva anche pagato e avrebbe dovuto ancora pagare delle penali) se non fosse che l’accordo fu stipulato nel più totale silenzio, fuori dal controllo della pubblica opinione e a pochi giorni dalle elezioni per eleggere la nuova amministrazione.
L’attuale Consiglio Comunale non ha alcun potere sull’accordo firmato da Emanuele. Il potere di modificarlo compete al sindaco Stancanelli che ha, infatti, sottoscritto un nuovo accordo e, volendo anche dare prova di una maggiore sensibilità rispetto ai comportamenti poco trasparenti del passato, il 6 agosto scorso ha fatto presentare direttamente dal suo autore, l’architetto Massimiliano Fuksas, un nuovo progetto di massima per l’intera area del nuovo Corso dei Martiri davanti al Consiglio Comunale, alla presenza anche dei rappresentanti “delle categorie produttive, professionali e sindacali” della città.
La prima apprezzabile decisione del progetto di Fuksas (ben illustrato negli articoli di P. Leocata “Commercio, cultura e lavoro per ricreare il tessuto urbano”e “Il nodo della riduzione dei volumi) è stata la sua volontà di conservare l’attuale rettilineo del Corso, di cui si prevedeva invece l’eliminazione e il trasferimento in sottopassaggio, essendo stato a suo tempo costruito su aree appartenenti a proprietari privati. Si prevedono inoltre spazi di verde pubblico e di incontro, la presenza di un teatro e di un mercato coperto, una attenuazione dell’altezza degli edifici via via che si procede da piazza della Repubblica alla stazione etc.
Occorre tuttavia precisare che la modifica al progetto, che comporta una riduzione della cubatura complessiva, in realtà é una manovra obbligata dal rischio di palese illegalità dell’operazione approvata dal Commissario, il quale confondeva la “densità edilizia” (5 mc/mq indicati nel Piano approvato nel 1973, che riguardava solo le aree edificabili) con la “densità territoriale“, che si riferisce a tutta l’area dell’intervento, comprensiva delle sedi stradali e delle aree per i servizi.
Ma perché questa presentazione davanti al Consiglio se esso non ha il potere di respingerlo? Probabilmente per ottenere dal Consiglio stesso l’approvazione della variante al piano regolatore necessaria per riedificare sulla piazza Giovanni XXIII (stazione) la scuola Vespucci, di cui, incomprensibilmente, è previsto l’abbattimento (vedi il post Che fine farà la Vespucci?).
Stancanelli si è detto disposto ad ascoltare le indicazioni che verranno dai consiglieri nel corso di una prossima seduta appositamente convocata (vedi Ruolo centrale del Consiglio di P. Leocata): ma è questo l’unico atto per il quale il sindaco ha bisogno del voto del Consiglio?
Secondo alcuni tecnici, infatti, il Piano di ricostruzione del 1973 è uno strumento equiparabile ad un Piano Regolatore Generale limitato a quell’area. Se è vero allora che anche il nuovo progetto, per quanto unitario, prevede la modifica della destinazione dei singoli lotti, é da ritenere in variante allo strumento urbanistico generale, e richiedebbe quindi la procedura di approvazione del Consiglio e della Regione.
Se invece il Piano è equiparabile ad un Piano Particolareggiato, allora la sua validità è decaduta dopo 10 anni dal 1973, e tutta l’area è priva di strumento urbanistico e soggetta alle restrizioni di cui all’art.4 della Legge Bucalossi, riproposte nel recente T.U. dell’urbanistica (divieto di nuove edificazioni).
Sul merito del progetto, comunque, poche sono state le voci critiche. Licandro, di cui è stato pubblicato un intervento sul quotidiano locale (“Una città incapace di crescere nella legalità”), esprime valutazioni negative sull’operato dell’attuale amministrazione, evidenzia il carattere illeggittimo dell’accordo stipulato da Emanuele e ricorda l’inchiesta in corso da parte della magistratura, anche se non boccia il piano in quanto tale. Anche Sinistra e libertà ha preso posizione ed ha espresso preoccupazione e perplessità: sulle date, sulla disponibilità dei fondi e soprattutto sulla scarsa chiarezza a proposito della cubatura.
Insomma, non c’è da stare tranquilli. Il progetto, e per giunta un progetto di massima, per quanto firmato da un famoso architetto, non è tutto e potrebbe anzi costituire un opportunistico paravento, come tante volte in passato è già successo. Vi si può intervenire infatti con infinite varianti che, in modo strisciante, possono stravolgerlo completamente. Oltre che analizzarlo e discuterlo, quindi, è necessario che aumenti il livello di attenzione da parte delle forze sociali (associazioni, sindacati, uomini di cultura) che devono controllarne le tappe con tutti gli strumenti disponibili.
Già adesso molti aspetti di questa vicenda e molte sue implicazioni sfuggono alla comprensione del semplice cittadino. Domani potremmo ritrovarci con un Corso dei Martiri ben diverso da quello disegnato.
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“Molti aspetti di questa vicenda e molte sue implicazioni sfuggono alla comprensione del semplice cittadino….”!!! Verissimo, ma non nel senso che intende lo scrivente dell’articolo: la gente non riesce a capire come sia possibile, anche solo per un attimo preoccuparsi del come e del perchè di un progetto, mentre si tollera da un cinquantennio che un’area centrale e importante della nostra città continui nel degrado e nello scempio!!!!!! QUALSIASI COSA E’ MEGLIO DI ORA!! Il sottopassaggio che non interrompeva una vasta area da destinare a piazza, fontana, giardino….non sarebbe stata male, ma, il semplice intervento di Fuksas, un grande architetto, già di per se è una sicurezza di agire finalmente…e bene!!! Catania ha bisogno di fatti, di opere, di posteggi…..chi insinua sempre ostacoli, paure, limiti…..è contro lo sviluppo!…questo percepisce la gente comune come me….