L’entità dei tagli previsti per la scuola in Sicilia è stata ridotta. Per gentile concessione.
Lo hanno concordato il ministro Gelmini e l’assessore regionale Leanza. Il nuovo protocollo d’intesa salva 1.800 posti di lavoro, tra docenti e personale ATA. Importante il salvataggio di 600 insegnanti di sostegno. Garantirà il diritto allo studio di un maggior numero di ragazzi disabili.
Si tratta comunque di attività di “integrazione alla didattica”, con programmi specifici che pretendono di migliorare l’offerta formativa. E saranno utilizzati, di fatto, fondi europei, tratti “dal Pon 2007-2013″ e “Por Fse 2007-2013″, per quanto riguarda la Regione (SiciliaInformazioni, 07/08/09). Purtroppo non sempre le “offerte” presentate all’interno di questo Programma Operativo nazionale (o Regionale) si sono rivelate valide ed efficaci. Ci ripromettiamo di tornare sulle problematiche, non sempre limpide, legate all’utilizzo di questi fondi, comunque c’è da dire che si tratta di interventi che hanno specifiche finalità e non riguardano la struttura e l’organizzazione di base della scuola.
Sulla scuola come servizio pubblico, come fondamento dell’istruzione e della formazione dei cittadini, non c’è stato da parte del Governo nessun ripensamento. Sulla scuola si ritiene giusto risparmiare e non investire, perchè essa non è considerata una priorità.
Ministro e assessore si sono dichiarati soddisfatti. Potranno addirittura vantarsi di avere risposto alle esigenze della società e di aver salvato un certo numero di posti di lavoro.
Purtroppo è vero, dobbiamo essere contenti di come siano andate le cose, ma solo perchè i tagli annunciati erano ancora più consistenti, tanto da aver creato subito una mobilitazione. “Se ritardo ci sarà dell’apertura dell’anno scolastico non sarà per la temuta pandemia, ma per le dure proteste annunciate dal coordinamento nazionale dei precari che a metà luglio si è ufficialmente costituito“, così inizia infatti l’articolo pubblicato da La Sicilia il 26 luglio, a firma di Pasquale Almirante.
I dati forniti e le conseguenti riflessioni, in entrambi i casi, ruotano, però, quasi sempre esclusivamente attorno al problema occupazionale. Considerare il taglio del numero dei docenti solo sotto questa luce, è tuttavia riduttivo. Nessuno vuole mettere in discussione la gravità della disoccupazione, ma, se consideriamo la scuola solo come una possibilità di occupazione per i nostri laureati, confermiamo l’idea che il lavoro degli statali, e dei docenti in particolare, sia una sorta di “parcheggio” per chi rischia di rimanere disoccupato (magari a causa della sua scarsa inventiva o delle sue insufficienti competenze).
Impostare la questione solo sul piano economico equivale a fare propria la logica del governo, che è una logica esclusivamente economica. La Gelmini taglia per risparmiare sugli stipendi, incurante delle conseguenze formative; i docenti precari lamentano la perdita di posti di lavoro. E la qualità della scuola, la preparazione dei nostri ragazzi, il dovuto sostegno ai più deboli: dove sono andati a finire?
Dobbiamo protestare contro i tagli soprattutto perchè danneggiano la qualità dell’insegnamento. Un numero inferiore di docenti vuol dire classi più numerose, minore attenzione alle esigenze individuali, inadeguate misure di potenziamento per i più capaci e insufficienti interventi per i più fragili. Oppure vuol dire minor numero di ore di lezione, tanto i ragazzi imparano altrove, non a scuola…
Ma chi impara altrove? Chi ha attorno un ambiente colto e stimolante, un contesto in cui il sapere è valorizzato, in cui circolano libri, riviste, film di qualità. Gli altri possono utilizzare come strumento formativo solo la TV, dalla quale, salvo pochissimi programmi, c’è ben poco da imparare! Ancora una volta si escudono i più deboli, si trasforma la scuola in uno strumento non di promozione sociale ma di esclusione e di selezione (basata sulla provenienza socio-economica, non sul merito). Sembra di risentire le parole di Don Milani: potenza dei cromosomi del dottore…
Forse a chi oggi ci governa va bene così. Va bene che la cultura non si diffonda, che la gente non pensi, che non sia informata adeguatamente, che non si faccia troppe domande!
La lotta contro i tagli, allora, riguarda tutti, non solo gli insegnanti precari o gli abilitati parcheggiati nelle graduatorie provinciali. La lotta contro i tagli riguarda tutti i genitori, tutti i cittadini. E’ giusto pretendere che i nostri figli, soprattutto i ragazzi che provengono dai quartieri più emarginati (ai quali non sono state offerte le stesse opportunità degli altri) abbiano una scuola migliore.
Sulla scuola bisogna quindi investire di più. Lo fanno (e lo hanno fatto in passato) gli stati che scommettono maggiormente sullo sviluppo, che non accettano di essere condannati all’arretratezza. Non facciamoci ingannare dalla faccia soddisfatta della nostra ministra o dell’assessore Leanza. Ci hanno solo restituito una parte di ciò che ci sarebbe comunque spettato.
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Mi domando “quando il mio precariato finirà??????”
8 anni precaria all’università e poi buttata fuori? Ero la prima ad essere arrivata nel gruppo di ricerca
5 anni precaria a scuola?? Sono l’ottava in graduatoria
Se questo accordo serve per continuare il mio precariato con l’obiettivo di creare entro 3 anni posto sicuro 0K
Se mi permette di sostenere la mia famiglia con un minimo di stipendio OK
Se comunque mi darà punteggio in graduatoria OK
INSOMMA SONO D’ACCORDO CON QUESTO INTERVENTO D’ALTRONDE ANCHE SE SONO STANCA DI ESSERE UN BURATTINO GIOSTRATO DA UNA POLITICA INEFFICIENTE!!!!
ROBERTA
INSOMMA SONO D’ACCORDO CON QUESTO INTERVENTO D’ALTRONDE ANCHE SE SONO STANCA DI ESSERE UN BURATTINO GIOSTRATO DA UNA POLITICA INEFFICIENTE NON SO QUALE ALTRO LAVORO POSSO FARE!!!!
ROBERTA