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Fine Vita, una legge popolare per garantire dignità e tempi certi

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operatore sanitario accanto al letto di un paziente

Della legge di iniziativa popolare sul Fine Vita, per la quale è in corso una impegnativa raccolta di firme, ci parla Massimiano Aureli dell’Associazione Luca Coscioni

In questi giorni la stampa nazionale illustra quotidianamente le iniziative della maggioranza parlamentare per presentare un disegno di legge sul fine-vita. Le numerose pressioni della cittadinanza, fortificate dalla approvazione di una legge regionale in Toscana, hanno infatti costretto il Legislatore a procedere, “obtorto collo” e con una certa sollecitudine.

Tuttavia, la bozza attualmente in formazione e rielaborazione, a giudizio unanime della stampa e degli osservatori, è tutt’altro che libera da condizionamenti; tant’è che viene descritta come il frutto di un preventivo accordo “al ribasso” stilato con le gerarchie ecclesiastiche cattoliche.

La bozza sovverte tutte le sentenze della Corte Costituzionale, quelle che già consentono il suicidio medicalmente assistito in Italia, escludendo il Sistema Sanitario dai controlli e non determinando tempi appropriati affinché i cittadini, aventi diritto, possano accedere alla procedura.

Ricordiamo che, così come già verificatosi in undici casi a partire dalla prima sentenza costituzionale, le condizioni fissate dalla Suprema Corte per presentare richiesta di assistenza al fine-vita sono: irreversibilità della patologia, presenza di sofferenze fisiche o psicologiche non tollerabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Fino ad oggi, il problema essenziale è proprio l’assenza di tempistiche e di procedure ben stabilite, con la sola eccezione della Toscana, ove l’approvazione della Legge regionale ha localmente definitivamente dettato regole certe.

In considerazione della iniziativa parlamentare, che appare così difforme dalle effettive esigenze di normazione, l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato il 26 giugno scorso una campagna per presentare una proposta di Legge di iniziativa popolare: l’obiettivo è di raccogliere le firme, cartacee e digitali, di almeno 50.000 persone in due settimane, necessarie per poter depositare la proposta in Parlamento prima della ripresa della discussione sul fine vita prevista in Senato il 17 luglio.

In tutto il paese è quindi iniziata un febbrile sforzo di informazione e allestimento di punti di sottoscrizione sulla citata proposta di Legge popolare, che è stata depositata in Corte di Cassazione e per la quale è anche possibile aderire sul sito istituzionale del Ministero Giustizia, all’indirizzo https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/4100009

La Legge promossa dall’Associazione Luca Coscioni mira a garantire a tutte le persone maggiorenni, in grado di intendere e di volere e affette da patologie irreversibili, la possibilità di richiedere – nel rispetto della Costituzione – un aiuto medico alla morte volontaria, consolidando il diritto sancito dalla sentenza 242/2019 della Corte. Vengono fissate procedure e tempi certi, perché ci sono persone, come Federico Carboni e Laura Santi, che hanno atteso anche due o tre anni prima di ottenere una risposta dal Servizio Sanitario, pur essendo soggette ad intollerabili sofferenze fisiche e psicologiche.

La proposta tende anche a eliminare le discriminazioni causate dal fatto che alcuni, a causa delle loro patologie, non sono in grado di autosomministrarsi il farmaco necessario e contempla la possibilità di estendere il diritto anche a chi deve essere supportato dall’aiuto attivo di un medico. La Legge di iniziativa popolare include anche i casi di persone che non sono direttamente dipendenti da trattamenti di sostegno vitale, come nelle circostanze di malattie oncologiche irreversibili.

Il testo prevede tempi certi, garanzie e, al contrario dell’orientamento espresso in questi giorni dalla maggioranza parlamentare, il pieno coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale, lasciando libera scelta alla persona tra autosomministrazione o somministrazione da parte del medico. Il testo mira a superare le disuguaglianze territoriali e a garantire un diritto esigibile in tutto il Paese, nel rispetto dei principi costituzionali di autodeterminazione, dignità e umanità.

Anche a Catania è possibile ricevere informazioni e sottoscrivere la proposta di Legge popolare al Pride Village, presso il cortile della CGIL in via Crociferi 40. Lunedì scorso l’iniziativa è stata presentata alla cittadinanza e alla stampa ed ogni giorno, fino al prossimo 4 luglio, sono operativi appositi punti di sottoscrizione predisposti dalla Cellula di Catania dell’Associazione Luca Coscioni e dal Circolo Uaar di Catania.

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