Un sit in per difendere i magistrati, attaccati dalla mafia, aggrediti dal presidente del Consiglio. Un sit in per non lasciarli soli, per dir loro grazie in modo tangibile. Lo hanno organizzato il 13 febbraio, davanti al palazzo di giustizia di Palermo, i ragazzi della “Scorta civica”, un movimento nato dal basso dopo le minacce ricevute nel gennaio scorso dal giudice Tona.
Giovambattista Tona, giudice per le indagini preliminari a Caltanissetta, avrebbe dovuto essere colpito all’indomani della sentenza del processo Genesis, contro il clan Emmanuello protagonista della guerra di mafia che insanguinò Gela negli anni Novanta. Da allora, accanto a sé, Tona si è trovato, però, tanti amici, a Caltanissetta come a Palermo; gli stessi che sono scesi in piazza per difendere tutti i magistrati che lottano contro la mafia.
Come Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, rispettivamente procuratore aggiunto e sostituto procuratore della Dda di Palermo. Ingroia e Di Matteo sono oggetto di gravi intimidazioni da quando conducono indagini sulle relazioni esterne di Cosa nostra e si sono imbattuti nelle rivelazioni di Massimo Ciancimino e nelle sue denunce di collusioni Stato-mafia.
Accanto ai ragazzi della Scorta civica anche Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato in via D’Amelio e il suo gruppo delle “Agende rosse”, e poi studenti e cittadini di Caltanissetta, Palermo e Catania. Dal palazzo sono scesi ad incontrarli proprio l’aggiunto Ingroia, e i sostituti Di Matteo, Paci, Del Bene. Sì, davvero, quei magistrati non sono soli.
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