Le testimonianze dal vivo si sono intrecciate con le storie filmate dagli stessi protagonisti, da giovanissimi registi siciliani, o da direttori più esperti, come Andrea Segre. Fil rouge, le esperienze, le angustie, il dramma dei migranti. Il racconto, o meglio, i racconti si sono snodati il 17 maggio, al cinema King, in una serata organizzata dal Cinestudio Catania, dal quotidiano online CTzen e dal Centro Astalli di Catania, su Immigrazione e informazione, “Mare chiuso, quello che accade dall’altra parte del Mediterraneo”.
In sala ci sono parecchi ragazzi tunisini e egiziani, alcuni minorenni, in cerca del “papier” che dia loro, infine, serenità; di documenti che regolarizzino il loro soggiorno in Italia o altrove, in Europa e nel mondo. Prendono la parola in tre, due minorenni e uno di 30 anni. Raccontano le loro terribili esperienze: “Eravamo in 180 su quel barcone sul quale io e i miei cugini facemmo il viaggio della speranza; in dodici morirono accanto a me”. E un altro confessa: “Adesso sono fidanzato con una catanese ma voglio lasciare questa città per andare a Milano dove vive mio cugino”. Tutte le storie raccontano di viaggi-fuga e di difficili approdi, di morti e di speranze, di permessi mai avuti, di duri lavori clandestini, talora di ritorni in patria e di nuovo di fughe. Su tutto -incombente- il mare, quel mare nero che ha inghiottito tanti di loro.
E dalle storie live a quelle sullo schermo. Le une e le altre introdotte da Fabio Gaudioso del Cinestudio, da Agata Pasqualino di Ctzen, giovane testata-blog di giornalismo sul campo e da Elvira Jovino, responsabile e volontaria storica del centro Astalli. Per cominciare, un estratto di «Le Printemps en exil – La primavera in esilio», webdocumentario sperimentale dei giovani del collettivo Frame Off, dedicato al viaggio dei migranti dalla Tunisia attraverso l’Italia, durante e dopo la Primavera araba e la rivoluzione del 2011 che ha rovesciato Ben Ali. Si tratta di una serie di testimonianze dirette, raccolte da un gruppo di giovani fotografi, scrittori e artisti siciliani (www.frameoff.it). Un progetto nato quasi per caso e in continua crescita: un passaggio in macchina da Catania a Mineo, un incontro parigino, la raccolta online di testi, foto, audio e video girati anche dagli stessi migranti con il cellulare. L’opera è divisa in due parti: la prima è stata finanziata dal Centro di cinematografia di Parigi insieme alla casa di produzione parigina House on Fire. La seconda è in cerca di finanziatori con il metodo del crowdfunding, finanziamento dal basso.
Dopo “Le Printemps en exil”, è stato proiettato, in esclusiva per Catania, “Mare chiuso”, il documentario sui respingimenti realizzato dal regista Andrea Segre con il giornalista e scrittore Stefano Liberti, con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e della sezione italiana di Amnesty international, giudicato da Morandini il miglior documentario di quest’anno. Tra il 2009 e il 2010, in seguito a un accordo criminale tra Berlusconi e Gheddafi, barconi con a bordo un numero incalcolabile di migranti, donne, bambini e uomini, furono intercettati, costretti a tornare indietro e indirizzati ai lager del dittatore libico. Molti di loro persero la vita. I giornali coniarono la parola respingimenti; non usarono quella più idonea, deportazione. Molteplici i richiami e le condanne della Corte europea per i diritti umani. Il documentario del regista Segre e del giornalista de Il manifesto, Liberti, realizzato dopo l’inizio della rivoluzione contro Gheddafi, dà voce ai migranti etiopi, eritrei e somali che trovarono riparo nel campo Unhcr di Shousha, in Tunisia.
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