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Vite di donne nella storia. Anche la cancellazione è violenza

Nell’atrio del palazzo Sangiuliano, in piazza Università, dal 6 al 10 marzo, sarà ospitata la mostra “Vite di donne nella storia. Anche la cancellazione è violenza”, visitabile dalle ore 9 alle ore 13.

I pannelli che la costituiscono sono il frutto di un lungo di lavoro di ricerca e ricostruzione della vita di molte donne dimenticate che, dai tempi più lontani, hanno contribuito a fare la storia con i loro scritti, le loro invenzioni, scoperte, progetti. La cancellazione dei loro nomi dalla memoria, dai testi scolastici, dal senso comune indica il prevalere di una cultura che giustifica e trasmette “un’asimmetria di potere tra i sessi”, e lo fa in modo invisibile, “nella famiglia, nelle istituzioni, soprattutto in quelle educative”.

Lo scrivono le donne del Collettivo femminista Rivoltapagina che hanno iniziato, nel lontano 2014, un lavoro certosino ed entusiasmante di ricerca su tante donne che, in vari campi, dall’architettura alla fotografia, dalla biologia alla critica d’arte, dalla psichiatria alla difesa dei diritti, si sono impegnate per rendere migliore la vita sociale, o hanno “lavorato con testarda passione” ad invenzioni che avevano lo scopo di rendere meno faticosa la vita quotidiana.

Rievocando l’origine di questo percorso di ricerca, le donne del Collettivo raccontano di aver avvertito, in occasione della giornata internazionale della violenza sulle donne, “l’inutilità e la stanchezza della conta delle vittime” e di aver piuttosto deciso di impegnarsi nel “cercare, scoprire, conoscere donne che, superando mille ostacoli, hanno lavorato con testarda passione” a progetti utili “alla felicità pubblica, dal tergicristallo al DNA”.

Un recupero della memoria che potesse restituire alle giovani donne “la memoria e l’orgoglio di avere simili antenate”.

Dal 2014 ad oggi la mostra si è arricchita di nuove schede e ha viaggiato per la Sicilia e oltre lo Stretto, in Toscana, nelle Marche, in Emilia Romagna, presentata nelle scuole, nelle piazze, nelle facoltà universitarie, come Argo ha già raccontato. Acquisita nel 2016 dalla Regione Emilia-Romagna, in quella regione è ancora oggi a disposizione di scuole ed enti che ne facciano richiesta.

Circa un anno e mezzo fa, in occasione del 25 novembre 2021, la mostra è stata donata al Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Ateneo di Catania, che ha formalmente accettato la donazione affidandone la cura al Centro Interdisciplinare di Studi di Genere GENUS e l’ha collocata all’interno di Villa Citelli, in via Tomaselli, là dove era stata appena esposta.

Sembrava che fosse cominciata una nuova stagione per la visbilità permanente della mostra nella nostra città e per il suo utilizzo in momenti di formazione delle giovani generazioni. Una speranza contraddetta dalla chiusura della struttura in cui i pannelli sono ospitati. Villa Citelli, infatti, è chiusa da tempo, e la mostra è inaccessibile, proprio nella città d’origine, con grande rammarico delle sue creatrici.

Adesso, in occasione della ricorrenza dell’otto marzo, anche per interessamento delle responsabili del Sistema Museale d’Ateneo, del Comitato Unico di Garanzia e del Coordinamento per le Pari Opportunità, l’Università ha offerto di ospitare per alcuni giorni, a Palazzo Sangiuliano, non i pannelli ricevuti in dono, che rimangono per adesso ‘esiliati’ in via Tomaselli, ma quelli equivalenti rimasti nella disponibilità delle Rivoltapagina. Un piccolo risarcimento.

Ricordiamo che la mostra resterà aperta fino al 10 marzo, dalle 9 alle 13. Alla inaugurazione, che avrà luogo giorno 6 alle ore 10, parteciperanno anche alunni di alcune scuole.

Argo

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  • Mi rallegro per la mostra temporanea, non per l’obsolescenza di un lavoro così prezioso, frutto di ricerca appassionata, diligente fruttuosa che dovrebbe circolare , restare sempre disponibile anziché esiliata, chiusa via.

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