Geotrans, uno spazio condiviso intitolato a Pippo Fava

Una sala dedicata a Pippo Fava, con un murale che lo rappresenta al tavolo di lavoro, accanto alla sua macchina da scrivere.

L’inaugurazione è avvenuta giovedì 23 luglio, negli Uffici della Geotrans, alla zona industriale, in un contesto che ha reso la cerimonia diversa da tutte quelle a cui abbiamo assistito.

Diversa per tanti motivi, a partire dal pubblico, costituito in gran parte da giovanissimi, i ragazzi del campo di impegno e formazione (E!State Liberi) organizzato dalla Cooperativa Beppe Montana di Libera.

Niente sindaco, niente assessori, niente presidente della Regione, solo un paio di rappresentanti delle forze dell’ordine, ed in genere niente sigle di organizzazioni, ma persone (come Pina Palella della Filt CGIL o Angela De Luca della Lega delle cooperative siciliane) che sono state accanto ai lavoratori di questa azienda nelle lunghe e travagliate fasi del sequestro, della confisca, delle intimidazioni, degli ostacoli burocratici posti anche dallo Stato, ed infine nella coraggiosa costituzione in cooperativa.

Diversa da tante altre occasioni ufficiali anche l’atmosfera, informale, con i lavoratori protagonisti, lavoratori che non sono più dipendenti se non di se stessi, perché su se stessi hanno scommesso.

E tra loro Luciano Modica, che della Geotrans è stato l’amministratore giudiziario e il promotore, insieme ai lavoratori, della rinascita dell’azienda, perché ci ha creduto, se ne è fatto carico come di una cosa sua, senza interventi autoritari, incoraggiando i lavoratori ad assumersi la responsabilità del proprio ruolo.

E, last but not least, la presenza discreta della famiglia di Pippo Fava, le poche parole toccanti del figlio Claudio e della nipote Francesca, presenti anche loro, più che come spettatori, in quanto attori di una rinascita a cui hanno contribuito con le loro scelte di campo e con il loro impegno.

Claudio Fava, di recente, soprattutto con la presidenza della Commissione Regionale Antimafia, che sta indagando sui meccanismi concreti che la mafia utilizza per prosperare e crescere all’interno della nostra realtà locale; Francesca Andreozzi con l’impegno educativo con i giovani degli ambienti emarginati, quelli che cadono nelle trappole dell’illegalità e sono a rischio costante di abbandono scolastico.

Uno schieramento antimafia quello di giovedì alla Geotrans, potremmo dire, ma non lo diciamo perché conosciamo le insidie che si annidano dietro queste parole.

Come ha detto Luciano Modica, bisogna uscire dall’ambiguità dei termini mafia e antimafia e cercare la coerenza dei comportamenti, “non basta dirsi antimafiosi se non si pagano le tasse, non si rispettano i lavoratori, si aggredisce il territorio con speculazioni che non creano sviluppo ma desertificazione economica, si gestiscono i beni confiscati con un’ottica esclusivamente burocratica”.

Se l’antimafia non è un’etichetta, ma qualcosa da fare, la storia della Geotrans ci dice cosa possiamo fare e ci dà speranza.

Ecco perché questa storia deve essere raccontata “come una storia di lotta e di vittoria”, deve entrare in quella “cultura orale che crea l’immaginario” ed è fondamentale nella formazione dei giovani. Sono parole di Claudio Fava, che ben sa che i ragazzi dei ceti sociali più disagiati hanno ancora il mito di Nitto Santapaola. Sono ragazzi che appartengono ad un contesto fragile, che – nel migliore dei casi – saranno sfruttati sul lavoro, nel peggiore saranno arruolati dalle organizzazioni criminali e mandati allo sbaraglio. Sono affascinati da una mafia che esprime potere, si mostra arrogante, gode di impunità. Proprio a loro bisogna raccontare un’altra storia, affichè nutrano sogni diversi.

Sull’aspetto educativo insiste anche Palella, sindacalista e insegnante, e accenna al campo di lavoro che si sta organizzando presso la Geotrans per “gettare un seme di legalità”. Ma prospetta anche azioni diverse, a livello istituzionale, come un intervento per “smussarne alcune rigidità” nel funzionamento dell’Agenzia dei Beni Confiscati.

La sala appena inaugurata è stata pensata come uno spazio condiviso, aperto alle associazioni, un bene comune messo a disposizione di chi cammina nella stessa direzione.

Una sorta di restituzione, se vogliamo, perché la vicenda Geotrans ha potuto risolversi in maniera positiva anche perché attorno ad essa si è creata una rete di supporto, con Banca Etica che ha concesso il credito necessario, la Lega delle Cooperative, la CGIL, Libera… Una rete che deve continuare ad esistere coinvolgendo la parte sana della società civile.

Solo così la mafia può essere sconfitta, solo così può darsi uno sviluppo del Sud: una strada ancora lunga e difficile da percorrere, perché prevede la cancellazione del rapporto complice tra criminalità organizzata, borghesia predatoria e politica.

Argo

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