Solo nel penultimo quadro la presenza di un angelo indica la divinità di Gesù. Per il resto impera l’umanità, la carne con tutte le sue rotondità e, stavolta, le sue sofferenze.
Dopo aver fatto tappa a New York, Medellin, Lisbona e Panama, la mostra “Via Crucis. La Pasión de Cristo”, 27 dipinti ad olio e 17 disegni, è approdata il 21 marzo a Palermo, unica tappa italiana, e ci rimarrà fino al 21 giugno, nelle Sale di Duca di Montalto del Palazzo Reale. Promossa dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dal Museo colombiano di Antioquia.
Stavolta niente atmosfere paradisiache nè assenza di emozioni. Come anche nel ciclo di Abu Ghraib del 2005, è in scena la sofferenza e la tortura, il dramma e la crudeltà , il dolore, anche fisico, nel contrasto stridente con corpi opulenti e barocchi.
Compaiono ancora una volta i riferimenti a capolavori dell’arte universale e ad altre opere di Botero, insieme con personaggi antichi e moderni gli uni accanto agli altri e alla combinazione di scenari tratti dal passato e spazi contemporanei.
Donate dall’artista al Museo di Medellin, sua città natale, nel 2012 le opere rappresentano uno dei grandi temi dell’arte fin dal XVI secolo. “Poi cominciò gradualmente a scomparire e, al tempo della rivoluzione francese, era praticamente scomparso. Oggi è inesistente”, ha spiegato l’artista a Beatriz Manz, docente di Geografia e Studi Etnici all’Università di Berkeley.
“Non sono religioso, ma questo tema ha una bellissima tradizione artistica. – spiega- A quei tempi, i pittori mescolavano la realtà quotidiana con la Storia. Mi sono preso la stessa libertà di mescolare certe realtà latinoamericane col tema biblico”.
Cosa c’entra Botero con i temi sacri di alcuni suoi quadri e di questa Via Crucis? A chi glielo chiedeva già alcuni anni fa, rispondeva che se un artista dipinge solo ciò in cui crede non può considerarsi del tutto un artista.
Niente steccati ideologici per l’artista che domina l’opera d’arte, l’attraversa e vi sprofonda. Così, confuso nella folla de Il bacio di Giuda c’è l’autoritratto dello stesso Botero, in giacca e cravatta.
“Un’altra tradizione – dice infatti l’autore – era quella di dipingere il proprio ritratto all’interno dei temi biblici.
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