Consulta migranti, ancora uno sforzo perchè sia realtà

Tutti i membri della Giunta sono disponibili, tutti si dichiarano d’accordo, ma fino ad ora nessun atto concreto è stato compiuto dall’amministrazione comunale per dare vita alle strutture rappresentative dei cittadini stranieri residenti nel nostro territorio, la consulta dei migranti e il consigliere aggiunto.
Le interpellanze sono rimaste ad oggi senza risposta, unico atto concreto, voluto dal consigliere Niccolò Notarbartolo, è stato l’inserimento dei fondi per coprire le spese dell’elezione del consigliere aggiunto all’interno del bilancio comunale, proprio per evitare che la mancanza di fondi facesse ulteriormente slittare l’applicazione della relativa delibera, approvata quattro anni fa.
Di recente sono tornate all’attacco le associazioni, con in testa Città Insieme, che avevano già scritto al sindaco nel mese di novembre per chiedere l’istituzione della Consulta dei cittadini migranti, che dovrebbe rappresentare gli interessi dei cittadini stranieri non appartenenti all’Unione Europea, come previsto dalla legge regionale n.6 del 2011,
Alcuni giorni fa hanno presentato e fatto protocollare una proposta di regolamento istitutivo della Consulta, impegnandosi ad accompagnare “ in tutti i suoi passi l’iter di disamina, discussione ed approvazione del testo in seno agli organi comunali competenti, affinché presto anche Catania disponga di un prezioso strumento di dialogo permanente”

La società civile, quindi, si muove, ma forse in modo non abbastanza compatto e unitario. Il gruppo di associazioni che avevano firmato la lettera di novembre e firmano adesso la proposta di regolamento sono numericamente aumentate, da 27 a 29.
Spicca tuttavia l’assenza di associazioni che pur lavorano nel campo, ad esempio LILA e CoPE, tanto per fare qualche nome. E -a ben guardare- si nota che alcune delle sigle presenti nell’elenco esprimono più o meno lo stesso gruppo di persone (anche qui tanto per fare un esempio, Gapa e Cordai) e anche alcune delle sigle che si sono aggiunte sono raccoglitori di cui fanno parte anche persone già rappresentate nell’elenco sotto altra etichetta.
Nulla da eccepire dunque sul fatto che il cerchio si allarghi, sarebbe anzi opportuno che si ampliasse ancor di più e che la partecipazione e il coinvolgimento crescessero. Forse solo una spinta più decisa e più unanime potrebbe ottenere gli effetti sperati, indurre cioè l’amministrazione ad uscire dall’attendismo.
All’interno del consiglio, pare che anche parte dell’opposizione sia disponibile, tocca quindi alla società civile trovare la necessaria unità, superare il rischio dell’auto-referenzialità e cercare di ottenere il raggiungimento dell’obiettivo senza che nessuno accampi diritti di primogenitura.

Argo

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